Testimoni di Dio

Essere dono. Dare vita per amore   

Settimana della Bellezza 2020 – Museo Diocesano d’Arte Sacra di Grosseto

***

Gv 15, 13

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

***

Carlo Acutis: giovanissimo amico di Dio che ha lasciato pochi scritti, poche frasi ma molta amicizia concreta e fedele al suo Signore. Le sue orme si possono seguire e vi si possono posare i piedi per un cammino che doni la gioia dell’amicizia totale e trasparente:

Non io ma Dio

La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio.

Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano invece della bellezza della propria anima?

L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!

Più Eucaristie riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso, si va diritti in Paradiso, se ci si accosta tutti i giorni all’Eucaristia.

La conversione non è altro che lo spostare lo sguardo dal basso verso l’alto, basta un semplice movimento degli occhi.

Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie.

***

L’opera. Luigi Garzi, la cui figura artistica è stata recentissimamente sottoposta ad una importante revisione, è un artista di origini toscane ma romano di nascita, contrariamente a quanto si riteneva.

La sua formazione dunque si compie a Roma, aperto a numerose e fondamentali esperienze che ne arricchiscono il bagaglio culturale e la produzione artistica. Grazie ai nuovi punti fermi che hanno permesso di ricostruire con maggiore precisione il suo percorso figurativo – sono stati infatti chiariti i suoi spostamenti, le sue residenze, i suoi maestri- possiamo dire che, nella Roma di fine Seicento, fu attratto innanzitutto dai due pittori oltremontani: Vincent Adriansenn, meglio noto come il Manciola, e Salomon Backelaer, per poi approdare a quello che divenne il modello chiave per la sua successiva produzione, ossia Andrea Sacchi.

Quest’ultimo indirizzò Garzi verso una sensibilità classicista molto evidente, che sarebbe stata alla base del linguaggio del pittore, conducendolo a risolvere in chiave accademica le opere sacre e quelle di storia che produsse in numero copioso.

La raffinata tela grossetana fu probabilmente eseguita in occasione della canonizzazione del papa san Pio V, avvenuta a Roma il 22 maggio 1712, e le sue piccole dimensioni depongono a favore di un’opera privata, magari richiesta da un fedele devoto del papa. La datazione sarebbe inoltre sostenuta anche dai confronti stilistici con opere coeve del Garzi, come la tela della Trinità e i santi Venanzio e Ansuino del 1710, eseguita per l’altare maggiore della distrutta chiesa di San Venanzio e Ansuino dei Camerinesi a Roma. L’episodio raffigurato nella tela grossetana narra uno dei miracoli più importanti attribuiti al santo padre, ossia quello del Cristo crocifisso che ritrasse le gambe quando il pontefice si avvicinò per baciargli i piedi avvelenati.  Il santo papa, il domenicano fra’ Michele (al secolo Antonio Ghisleri, 1504- 1572), fu uno dei più strenui attuatori dei decreti del Concilio di Trento, agendo con rigore e intransigenza nella lotta all’eresia. Presente tra le opere del Diocesano di Grosseto già dagli anni Trenta del Novecento non ci è noto come la piccola opera sia giunta nel capoluogo maremmano. 

***

condividi su