E’ stato un vero momento di popolo, la festa annuale in onore della Madonna delle Grazie, celebrata domenica 4 maggio 2025 in cattedrale. Un popolo devoto, che si è riunito intorno alla Madre per affidare a lei speranze, preoccupazioni, desideri di bene, persone. La festa è stata la conclusione di un itinerario iniziato il 30 aprile, quando si è aperto il triduo di preparazione, che ogni giorno ha visto tre parrocchie della Città recarsi pellegrine in cattedrale, pregare il Rosario, deporre un omaggio floreale a Maria e affidare a Dio, nell’Eucaristia, le gioie, le ansie, le aspettative, le angosce dell’umanità.
Una festa caduta in un periodo particolare della vita della Chiesa: la morte di papa Francesco, la preparazione del Conclave, l’attesa per
il nuovo Pontefice. E poi le guerre ancora in corso, le tensioni internazionali, la violenza che imperversa anche sul nostro territorio, il bisogno
della Chiesa di ritrovare uno slancio missionario… Tanti motivi, dunque, per affidarsi alla Madre di tutte le grazie e della Grazia per eccellenza: Gesù.
È con questo atteggiamento che anche l’omelia del vescovo Bernardino ha rispecchiato il contesto in cui ci troviamo. Il Vangelo di domenica 4 maggio raccontava il farsi presente del Risorto ai discepoli sul lago di Tiberiade, l’invito a gettare le reti, la pesca abbondante…e poi quel
dialogo con Pietro: «Mi ami? Mi vuoi bene?» «Pasci le mie pecore». Per il Vescovo lo sprone a calare sempre la Parola di Dio nella
quotidianità delle nostre esistenze. Per cui anche la festa mariana celebrata dalla Diocesi «segna il passaggio della Parola di Dio per
ognuno di noi». Pietro, allora, diventa il paradigma di chi si mette alla sequela di Gesù risorto senza che i suoi limiti ed errori vengano
meno, ma aperto all’incontro, alla relazione.
«Il Signore risorto – ha detto mons. Bernardino – continua a cercarci» e lo fa «con quanto accaduto», non a prescindere.
«Sostanzialmente va a cercare quelle persone che l’hanno tradito, ferito, lasciato solo… Non è questa una grandissima forma di
perdono?». Il rischio che si corre, semmai, è vivere come se Lui non fosse risorto: «Possiamo continuare a fare le nostre cose, ma non ci
accorgiamo della Sua presenza». Mentre «quando riconosci nella tua vita la presenza del Risorto, inizi anche a mettere a posto la tua esistenza. Vuoi che qualcosa cambi davvero, perché il legame con Lui ci fa cambiare e noi vogliamo cambiare nel modo in cui siamo e
stiamo con gli altri!»
Maria, in questo, ci è modello «perché ha fatto questa esperienza di relazione col Signore, suo figlio e l’ha vissuta in prima persona!».
«Possiamo farlo anche noi – è stato lo sprone del Vescovo – Come? Mettendo in gioco proprio le nostre fragilità».
Sul finire della celebrazione, prima della benedizione finale, mons. Giordano ha raggiunto l’altare della Madonna delle Grazie ed ha
elevato a lei la preghiera da lui composta in occasione dell’ingresso in Diocesi.






