Cattedrale di Grosseto, domenica 10 agosto 2025

“La lezione di Lorenzo: saper morire per amore, per vivere!”

Pontificale nella solennità di san Lorenzo, diacono e martire, patrono della Città e Diocesi di Grosseto

Che bella occasione ci dà il Santo Patrono di trovarci e condividere la fede, ognuno con i suoi alti e bassi, però siamo qua per questo, con una grandissima presenza e anche con una grandissima consapevolezza: Dio ti vuole bene, Dio ti vuole bene! Se non abbiamo questa consapevolezza, cosa ci interessa ascoltare la parola di Dio? Cosa ci interessa fare mensa con Lui? Malgrado ciò che siamo, malgrado ciò che stiamo facendo, Dio ti vuole bene e la presenza di Gesù testimoniata qui oggi tra noi ha questo significato. Interessanti, allora, le parole che ci sono state dette da Gesù, che è la forma umana più compiuta da parte di Dio nel modo in cui Dio si è voluto comunicare: questa è la presenza di Gesù! “In verità, in verità io vi dico, se il chicco di grano caduto a terra non muore, rimane solo, se invece muore produce molto frutto” (Gv 12,24)

Tutta la nostra vita per certi versi sembra un continuo sforzo per cercare di rimanere vivi; meno male! Per l’amor proprio a volte, o spesso, non lo so, siamo disposti a sacrificare tutto. Per l’amor del proprio nome io sono disposto a sacrificare tante cose, per l’amore della mia reputazione sono disposto a sacrificare tante cose, nel mio status sono disposto a sacrificare tante cose…

E guarda come questo atteggiamento, piano piano, ci fa vivere ripieganti su noi stessi e ci condanna a una morte certa, quella del chicco, la solitudine. Che bella revisione di vita ci sta facendo fare a questa Parola! Se il chicco caduto non muore rimane solo, se muore produce frutto.

Tanta parte della nostra vita la passiamo cercando di difenderci. Pensate un po’: a volte è la paura di metterci in gioco… è una difesa eh, la paura ad esempio di metterci in discussione, la paura di perdere delle certezze che abbiamo nella nostra testa. Quante fantasie e quanti castelli in aria a volte ci facciamo… ognuno nelle sue realtà e ognuno nei suoi ambiti. Questo Vangelo, questa parola di Gesù ci tocca proprio lì: solo se iniziamo a perdere qualche cosa, che vuol dire mettersi in discussione sostanzialmente, potremmo vedere qualche cosa di nuovo. Per accogliere una novità nella nostra vita occorre far spazio, non quello che ho più la novità, la novità vuole spazio e lo spazio passa attraverso questa messa in discussione, questo morire del chicco. E guarda come Gesù ci dice continuamente di morire a noi stessi, ma non perché la morte è una cosa bella, ma perché è l’unico modo per diventare noi stessi. Se io non muoio a me stesso come vescovo, come parlo a quella comunità? Se non muoio a me stesso lo divento, come padre, lo divento davvero padre? Lo stesso come madre… ognuno nei suoi ambiti, nelle sue professioni: questo morire a noi stessi è il chicco di frumento.

Il seme in potenza è una spiga, è vero, ma solo se muore lo diventa, così come per ognuno di noi, in potenza, vogliamo avere una felicità dentro, la aspiriamo, però solo se moriamo a noi stessi siamo chiamati e troviamo anche il senso di questo.

Allora, il secondo aspetto: “chi ama la sua vita la perde e chi la odia la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,25), cioè chi fissa lo sguardo solo su se stesso sostanzialmente non vede mai la strada, anzi va a sbattere, ma se so guardare la strada arrivo sempre da qualche parte e proprio per questo amo veramente. Che bella revisione di vita: il santo, che si è affidato alla presenza di Gesù che oggi vuole parlare, interrogarmi, dice “ma dove vai? che strada stai prendendo? in che modo stai crescendo?”

“Se vuoi servire seguimi” perché “il Padre lo onorerà”, cioè l’esperienza di Gesù sostanzialmente è quella, così come ha fatto san Lorenzo, di cercare qualcuno che ti indichi una strada, cercare qualcuno di cui abbiamo bisogno di seguire le orme! Le strade che percorriamo non le abbiamo inventate noi; le strade che percorriamo per Grosseto le hai inventate tu? no, te le sei ritrovate! La strada per andare a Marina di Grosseto o a Roccatederighi (sto conoscendo anche un po’ i vari posti e le strade) te le sei trovate! La strada è quella presenza di Gesù, non la inventi tu, ma è una presenza che c’è già passata ed è nel modo con cui vivi quella strada che dà significato a quella presenza, perché tu puoi stare fermo, puoi correre, andare avanti e andare indietro, ma la strada è quella. Se non si fa in questa maniera, per il Signore, si sta girovagando, si è lasciati al caso senza avere una meta. Oggi spesso non sappiamo dove andare perché non abbiamo una meta…, ma nel modo in cui siamo chiamati a morire a noi stessi per diventare ciò che siamo, quella è una meta! Ecco perché Gesù ci chiede di seguirlo, non per toglierci la libertà, ma per renderla possibile nelle cose che fai, che compi e questa vera libertà non è non essere in rapporto a nessuno, ma essere in rapporto con ciò che ci indica dove andare.

E qui un’ultima riflessione, quella che accogliamo da San Lorenzo. San Lorenzo è un martire, non è un fanatico religioso eh, perché a volte si rischia di passare il martire come fanatici religiosi per dimostrare qualcosa o punire qualcuno… no, l’esperienza cristiana del martirio non è questa. Il martirio non genera morte, ma genera vita. Guardate, il martirio genera vita e un sì più profondo che passa – raccolgo le parole del sindaco – attraverso il dono di sé. E’ un morire a noi stessi? sì, ma è un morire non per morire, ma è morire per amore! San Lorenzo è morto in quella maniera lì, a noi forse non ci viene chiesto dal contesto, ma a tutti noi capita, dove siamo e come siamo – nelle nostre case, canoniche, dove siamo, dove siamo chiamati a essere persone che donano la vita per amore di qualcosa -di essere chiamati a dare la vita per amore: guardate che questa riflessione ci tocca a tutti e anche tanto! Come vivere se non hai un motivo per morire, così come l’ha avuto San Lorenzo? Quanto e come è un morire a noi stessi nelle nostre case per quel figlio, che forse in questo momento…, per quel marito, per la moglie, per quel compagno, per quella comunità, per quella canonica, per quella parrocchia, per quella diocesi… questo lo capisce solo chi ama veramente, altrimenti è follia, è pazzia.

Che questa parola e queste parole ci possano scuotere personalmente là dove siamo e come siamo, nella risposta che il Patrono e grazie al Patrono ci vuole dare e dire nel modo con cui rispondere a te Signore. (da registrazione)

+Bernardino

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