Ingresso del Vescovo Bernardino

GROSSETO ACCOGLIE IL VESCOVO BERNARDINO-IL VIDEO DELLA CONFERENZA STAMPA

GROSSETO ACCOGLIE IL VESCOVO BERNARDINO-DOMENICA 30 MARZO 2025

Il cronoprogramma, le tappe, la celebrazione

 

E’ iniziato il conto alla rovescia: domenica 30 marzo la Chiesa e il territorio di Grosseto abbracceranno il loro nuovo pastore, il vescovo Bernardino Giordano. La macchina organizzativa, in moto da varie settimane e che ha visto la collaborazione della Curia vescovile, del Comune, della Prefettura, della Questura e di tutte le forze dell’ordine, sta stringendo sugli ultimi aspetti, ma l’impianto complessivo dell’accoglienza del 65esimo vescovo di Grosseto (l’82esimo contando anche i vescovi dell’antica sede vescovile di Roselle, traslata a Grosseto nel 1138) è definito. Ogni volta l’arrivo di un nuovo pastore segna una tappa importante nel cammino ultramillenario della comunità cristiana della Maremma, perché è una ripartenza nella continuità.

Sarà così anche questa volta. Dopo tre anni e mezzo di episcopato di padre Giovanni Roncari, la continuità è data sia dalla successione apostolica sia dal fatto che Grosseto e Pitigliano continuano il loro cammino di unità nella persona del medesimo pastore.

La discontinuità sarà data dal fatto che ogni Vescovo, arrivando sul territorio che viene affidato alle sue cure, porta la sua storia, la sua personalità, i suoi talenti, le esperienze maturate.

Come già per i vescovi che lo hanno preceduto, anche per mons. Giordano l’arrivo a Grosseto sarà a tappe.

 

  • PRIMA TAPPA: ROSELLE

La prima di queste tappe di avvicinamento sarà a Roselle. È una sosta doverosa per rimarcare il legame storico con quella che è stata la culla della presenza cristiana sul nostro territorio. La prima notizia documentaria di un Vescovo di Roselle risale al V secolo. Il primo presule fu Vitaliano e da lui, in successione continua, fino a Giovanni ogni epoca storica, anche quelle più difficili e buie per questo territorio, hanno avuto il loro pastore. La sosta del vescovo Bernardino, seppur breve per la necessità di contingentare i tempi, ha dunque un valore evocativo molto bello: segna il fatto che tutti attingiamo a quelle radici per essere nell’oggi della storia presenza feconda. Attorno alle 14, accolto da alcuni canonici, dal parroco della Parrocchia priora di Roselle, don Pier Mosetti, e da una rappresentanza della comunità cristiana del luogo, il Vescovo sosterà alcuni minuti in preghiera.

La parrocchia Immacolata Concezione di Roselle già da alcune settimane si sta preparando ad accogliere il vescovo Bernardino. Proprio per far sì che questo incontro sia davvero comunitario, è stato approntato un programma che coprirà l’intera giornata di domenica 30 marzo. Alle 10.30 sarà celebrata l’Eucaristia, cui seguirà un pranzo a buffet (a offerta libera).

Alle 14.00 l’accoglienza del vescovo Bernardino.

Una volta che il presule avrà lasciato la parrocchia, per i bambini è stato pensato un pomeriggio di giochi, mentre per gli adulti che lo vorranno, un’altra bella proposta: nella parrocchia di Roselle si è costituito ormai da tempo un gruppo di trekking; in occasione dell’ingresso del vescovo Bernardino chi lo vorrà potrà compiere un pellegrinaggio a piedi dalla chiesa di Roselle - luogo giubilare - alla cattedrale per poi partecipare alla Messa di inizio del ministero episcopale del nuovo vescovo.

  • SECONDA TAPPA: L’OSPEDALE DELLA MISERICORDIA

Anche gli ultimi predecessori di mons. Giordano hanno fatto visita al nosocomio della Città prima di avvicinarsi alla cattedrale. Anche in questo caso il valore simbolico di questa tappa è comprensibile: il nuovo pastore va da quella parte del suo gregge che, per motivi di salute, non potrebbe essere in cattedrale. Ma va anche per riaffermare la collaborazione tra la Chiesa locale e i vertici dell’azienda sanitaria nella cura delle persone, che ha nel servizio dei due cappellani attualmente in servizio, il segno di questa presenza premurosa della comunità credente verso ogni tipo di fragilità.

L’arrivo del vescovo Bernardino al Misericordia è previsto intorno alle 14.20. Mons. Giordano sarà atteso nell’atrio della parte «vecchia» dell’ospedale, che affaccia sulla via Senese. Qui avrà un breve scambio di saluti coi vertici aziendali e sanitari, poi sarà accompagnato in visita nel reparto della pediatria, per portare la sua benedizione ai bambini degenti e alle loro famiglie. In un momento successivo il Vescovo ritornerà all’ospedale per una visita pù articolata.

  • TERZA TAPPA: AL CARCERE DI VIA SAFFI

Nell’anno giubilare, non meno importante la terza tappa che coinvolgerà il vescovo Bernardino: quella alla casa circondariale di via Saffi. Vi arriverà - secondo il cronoprogramma - poco prima delle 15.00 e avrà un incontro diretto con i detenuti, prima di risalire in auto e raggiungere Porta Corsica.

  • QUARTA TAPPA: L’ABBRACCIO CON LE FAMIGLIE

A Porta Corsica alle 15.15, nell’area circostante il parco giochi intitolato al sindaco Pollini avrà luogo l’abbraccio del vescovo Bernardino con le famiglie. Il vescovo Bernardino saluterà gli sposi e i loro figli, poi, assieme ai canonici e «scortato» dalla Filarmonica città di Grosseto, raggiungerà piazza Duomo.

  • IL SALUTO CON LE ISTITUZIONI

Sul sagrato della cattedrale, intorno alle 15.30, riceverà il saluto delle istituzioni. Prenderanno la parola, il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna; il presidente della Provincia Francesco Limatola e il prefetto Paola Berardino.

  • LA SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Conclusi i saluti istituzionali, il Vescovo, sulla soglia del portale d’ingresso della cattedrale, bacerà il crocifisso e aspergerà con l’acqua benedetta coloro che avranno già preso posto all’interno. Quindi processionalmente raggiungerà l’altare del Crocifisso, mentre la schola e l’assemblea intoneranno l’inno del Giubileo, e si raccoglierà per qualche istante in preghiera dinanzi al Tabernacolo. Nel mentre si svolgerà questo momento, i sacerdoti concelebranti si prepareranno negli ambienti che saranno predisposti per loro nelle stanze del palazzo dei canonici, mentre gli arcivescovi e vescovi indosseranno i paramenti liturgici in palazzo vescovile, dove si recherà anche mons. Giordano – non appena lasciata la cattedrale – per prepararsi per l’inizio della Messa solenne.

  • LA PROCESSIONE D’INGRESSO

La celebrazione eucaristica avrà inizio alle ore 16.00. Sarà l'unica in tutta la Diocesi.

Durante la processione d'ingresso, aperta dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, in qualità di arcivescovo metropolita di Siena-Colle Va d’Elsa-Montalcino, verranno cantate le litanie dei santi.

Quando la processione avrà raggiunto la cattedrale sarà intonato il canto d'ingresso “Ecce sacerdos magnus” composta nel 2013 dal maestro Francesco Iannitti Piromallo per l’ingresso del vescovo Rodolfo Cetoloni ed eseguita anche in occasione dell'ingresso del vescovo Giovanni Roncari.

a) ostensione della Bolla Papale

Tra i primi segni che caratterizzeranno la celebrazione ci sarà l’ostensione della Bolla di nomina, firmata da papa Francesco, di cui sarà data pubblica lettura dal decano del Collegio dei consultori, terminata la quale l’arcivescovo metropolita annuncerà, secondo la formula di rito, che mons. Giordano è il nuovo vescovo di Grosseto.

b) presa di possesso della cattedra vescovile

Il presule, indossando la mitria e il pastorale, raggiungerà la cattedra e vi si siederà. Si tratta di un segno estremamente ricco di significato: la celebrazione dell’Eucaristia, infatti, è immagine perfetta della Chiesa, della sua natura e della sua vita. Tutta la comunità è riunita per l’ascolto della Parola, nell’esperienza gioiosa del mistero di Dio, nella carità. Come la Chiesa forma un solo corpo, diverso nelle varie membra, qui ciascuno trova il suo posto intorno all’altare. La cattedra è il segno del ministero del Vescovo: da lì, come un pastore, egli sorveglia il gregge, annuncia il vangelo, presiede la liturgia, manifesta la presenza di Cristo del quale egli stesso è discepolo.

c) l’obbedienza di una rappresentanza della Chiesa diocesana

Ecco perchè a questo punto della celebrazione una rappresentanza della Diocesi salirà alla cattedra per rendere omaggio al nuovo Vescovo. Saranno rappresentanti della reale composizione della Chiesa articolata nelle sue vocazioni e ministeri: uno per ogni ordine (presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, laici).

Da questo momento il vescovo Bernardino presiede per la prima volta l’Eucaristia con la sua comunità diocesana.

La cattedrale aprirà alle 14.30 per consentire un afflusso ordinato dei fedeli.

  • MAXISCHERMO E SEDIE

In piazza Dante saranno allestite 200 sedute, messe a disposizione da Nomadelfia, per accogliere le famiglie e coloro che vi troveranno posto fino ad esaurimento delle disponibilità. Da lì sarà possibile seguire la Messa che verrà trasmessa su un maxischermo allestito lungo la facciata meridionale della cattedrale.

  • IL SERVIZIO DEI VOLONTARI

Saranno una trentina i laici – espressione di alcune realtà ecclesiali (Cisom-Ordine di Malta; Confraternita di Misericordia, Cattolici templari d'Italia, Unitalsi, Congregazione Madonna delle Grazie, volontari di parrocchie e uffici pastorali) che saranno a disposizione per coordinare l’afflusso in cattedrale e in piazza Dante. Saranno, inoltre, presenti ambulanze con tre operatori fissi e due operatori all’interno della cattedrale, con defibrillatore.

  • L’ANIMAZIONE LITURGICA

L’intera celebrazione, curata dall’ufficio liturgico diocesano, sarà animata da un ensemble formata da corale Gaudete, coristi della corale Puccini e coro della cattedrale, diretti dal m° Luca Bernazzani, responsabile diocesano per la musica sacra. All’organo il m° Alessandro Mersi, organista della cattedrale. Con lui anche archi e fiati.

  • L’INSERTO SPECIALE E I MANIFESTI 6X3

Dal 26 marzo in tre zone della Città saranno affissi altrettanti 6x3 di benvenuto al vescovo Bernardino. Lo stesso tipo di accoglienza fu riservata ai vescovi Cetoloni e Roncari in occasione dei loro ingressi. Nell’immagine compare il volto del Vescovo e, alle sue spalle, la lunetta della controfacciata della cattedrale, posta proprio sopra il portale d’ingresso nella quale è scolpito il volto di Cristo all’interno di una mandorla.

Questo particolare è stato utilizzato, infatti, come immagine simbolica dell'inizio del ministero episcopale del vescovo Bernardino a Grosseto. Inoltre, già da domenica 23 marzo, è in distribuzione – e lo sarà domenica – un fascicolo full color dedicato interamente al vescovo Bernardino. Frutto della collaborazione dei due uffici comunicazioni delle diocesi di Grosseto e Pitigliano e del coordinamento editoriale di Toscana Oggi, l’inserto - in 32 pagine - racconta il vescovo eletto, descrive i territori delle due diocesi con un interessante approfondimento curato da Mauro Schiano, già dirigente della Camera di commercio, demografo e statistico, che scatta una fotografia - sulla base di dati aggiornatissimi e certificati - su questo lembo di Toscana, anche per aiutare il nuovo pastore a conoscerne i contorni sociali. E poi alcune testimonianze, i saluti delle istituzioni, e due lettere che don Luca Caprini, delegato ad omnia della diocesi di Pitigliano, scrive alla Chiesa di Grosseto e che don Paolo Gentili, suo omologo nella nostra Chiesa, scrive ai fratelli e alle sorelle di Pitigliano-Sovana-Orbetello. In totale una diffusione di 1800 copie di un fascicolo da conservare.

  • LA DIRETTA TV

La giornata del 30 marzo sarà trasmessa in diretta su Tv9 Telemaremma, a partire dalle ore 15.00. Col commento di Enrico Pizzi, editorialista dell’emittente regionale, e di Giacomo D’Onofrio, direttore dell’ufficio comunicazioni della diocesi di Grosseto, la diretta consentirà di seguire le varie fasi dell’ingresso del vescovo Bernardino, dal suo arrivo a Porta Corsica fino alla celebrazione eucaristica che avrà inizio intorno alle 16.00. Una no-stop di almeno tre ore per raccontare in presa diretta l’accoglienza al nuovo pastore.

Anche i canali social della Diocesi (la pagina fb, il canale instagram) saranno un altro «occhio» sulla giornata, con foto e spiegazioni sui vari momenti che caratterizzeranno l’ingresso, da Roselle sino al termine della Messa in cattedrale.

“Un sentito ringraziamento va al Comune di Grosseto, in particolare nella persona dell’assessore Luca Agresti, che è stato delegato dal Sindaco a seguire tutta la preparazione dell’ingresso, alla struttura comunale, alla Prefettura, alla Questura alle Forze dell’ordine per il lavoro portato avanti in queste settimane non solo con competenza e puntualità, ma anche con l’entusiasmo di chi desidera condividere un momento importante per il territorio. Grazie fin da adesso ai volontari coordinati da don Andrea Pieri, e a quanto stanno lavorando per curare i tanti aspetti della giornata del 30 marzo”, dice don Paolo Gentili, delegato ad omnia della diocesi di Grosseto.

"L'ingresso di un nuovo vescovo rappresenta un momento speciale per tutta la comunità. Un percorso solenne che merita di essere accompagnato nel migliore dei modi anche dal punto di vista laico e amministrativo. Con la Diocesi portiamo avanti molti progetti, soprattutto dedicati a chi ha bisogno, ai più fragili, agli ultimi. Così come cerchiamo sempre di esaltare gli aspetti artistici, quelli che fanno di Grosseto un luogo ricco di anima, di cultura. Dopo sua eccellenza padre Giovanni Roncari, che non smetteremo mai di ringraziare per la missione che ha assolto nella nostra comunità, ci apprestiamo ad accogliere a braccia aperte il nuovo vescovo Bernardino Giordano", dichiarano il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l’assessore Luca Agresti.

Puntata speciale di "Dentro i nostri giorni" da Saluzzo

Saluzzo 1 marzo 2025

Puntata di "Dentro i nostri giorni" andata in onda su Tv9 Telemaremma martedì 4 marzo 2025

Il videoracconto dell'ordinazione episcopale di don Bernardino Giordano,

Saluzzo 1 marzo 2025

Le prime parole di don Bernardino da Vescovo

Saluzzo 1 marzo 2025

Non c'è nulla, oggi, di più importante di questo: che ciascuno di noi possa aver riconosciuto la presenza di Gesù e il Suo amore per la Sua Chiesa e per tutti noi. E allora spesso diventa ovvia questa domanda: che cosa il Signore mi sta dicendo in questa celebrazione? Il Signore parla, eh! Che cosa mi vuol dire oggi nel mio “oggi”? Oggi! Ognuno con i chilometri, tanti, che ha fatto. Portiamola a casa, questa domanda, e diamo risposta nella vita, in questi giorni!”

Sono state queste le prime consegne che il vescovo Bernardino ha affidato alle tantissime persone che sabato 1 marzo hanno affollato all'inverosimile la grande e bella cattedrale di Saluzzo dedicata a Maria Assunta. Parole “asciutte” come ha abituato in questi ultimi anni i tantissimi che giornalmente seguono don Bernardino nel pensiero del giorno che, dalla Santa Casa di Loreto, invia, tramite il web. Una rubrica seguitissima, della quale già molti sentono nostalgia. Una rubrica che l'ha “allenato” a dire in pochi minuti cose belle e importanti senza spreco di parole. E così ha fatto anche sabato, preso sicuramente anche dall'emozione e dalla commozione per la celebrazione vissuta e per le tante manifestazioni di affetto che gli sono state tributate. Parla con le parole, don Bernardino, ma anche e molto con i suoi gesti, lo sguardo, la capacità di entrare in relazione con gli altri anche attraverso una semplice stretta di mano. Ed infatti una mezz'ora prima dell'inizio della lunga e ricca celebrazione di ordinazione episcopale, mons. Giordano si è affacciato nella cattedrale della sua città, la stessa dove il 15 dicembre 2001 ricevette l'ordinazione presbiterale.

Ed appena si è presentato in Duomo, accompagnato dal vescovo di Saluzzo, Cristiano Bodo, c'è stata un'esplosione di gioia. “Don Berna, don Berna!” hanno scandito con entusiasmo le persone presenti. E don Berna non si è sottratto: col suo passo svelto e i suoi occhi attenti, ha stretto mani, a scambiato sorrisi, abbracci con i tanti venuti per lui. La delegazione di Alberese ha sventolato dei fazzoletti azzurri, mentre il vescovo eletto si è anche premurato di sapere se alcuni amici venuti chissà da dove avessero trovato posto. Hanno parlato anche la sua evidente emozione, che lo ha accompagnato per l'intera celebrazione; i suoi movimenti sereni, ma che “tradivano” la consapevolezza del momento straordinariamente grande che un uomo si trova a vivere mentre, per le mani della Chiesa, sta per ricevere un dono che va oltre le proprie personali possibilità e proprio per questo manifesta tutta la grazia di Dio. Don Bernardino ha “parlato” anche con la sua cortesia. Non si è sottratto, soprattutto al termine della celebrazione, a chi gli chiedeva un foto, chi voleva abbracciarlo, chi voleva consegnargli un pensiero. Stanco, ma sempre col sorriso. “E' stata una giornata unica – ci ha detto – come anche unica sarà anche l'esperienza che vivremo insieme. Quindi...quasi pronti per arrivare!” E la Maremma lo attende già con trepidazione: domenica 23 marzo l'ingresso a Pitigliano; la domenica 30 a Grosseto. Poi inizierà il cammino, ma già – da sabato scorso – sentiamo davvero di esser parte della vita l'uno degli altri.

La raccomandazione del vescovo di Saluzzo, Cristiano Bodo, a don Bernardino: "Resta chi sei: discepolo di un Maestro che ha fascino e coinvolge"

Saluzzo 1 marzo 2025

Il vescovo di Saluzzo, mons. Cristiano Bodo, consacrante principale, ha consegnato all'ordinando parole di grande considerazione ed affetto all'inizio della Messa. “Oggi (sabato per chi legge, ndr), carissimo don Bernardino – ha esordito il vescovo di Saluzzo – è un giorno particolare per la tua vita: sarai ordinato vescovo. Per questo siamo raccolti in molti nella nostra cattedrale, perchè tu ci possa sentire vicini: vicini nella preghiera, nella gioia e sentirci fratelli”. E, avendo accanto a sé il vescovo Giovanni Roncari e l'arcivescovo prelato di Loreto, Fabio Dal Cin, ha espresso parole piene di affetto per i genitori del vescovo eletto, la signora Franca e babbo Beppe Giordano; ai volontari e collaboratori che hanno operato perchè la giornata – a suo modo storica – del 1 marzo fosse, non solo per i saluzzesi ma per tutti gli intervenuti, un grande momento di festa. Ai genitori di <don Berna”, il vescovo Bodo ha inviato un particolare abbraccio “mentre ti sono vicini in questo momento così particolare per la tua vita”. “Questa solenne celebrazione – ha proseguito rivolgendosi all'ordinando – ci indirizza a Cristo, la cui bellezza, il cui fascino, la cui gloria risplendono nella tua esistenza di uomo e di prete. E' Lui che ti vuole qui, nel pieno vigore della tua umanità e delle tue attività rivolti in particolar modo alle famiglie”. E sempre rivolto a don Bernardino, il vescovo Cristiano ha sottolineato come egli sia “ancora profondamente ricco di forza, di volontà, di fede. Tu, carissimo, sei scrigno di preziosi talenti: il Signore te li ha elargiti in abbondanza. Sei terreno buono – ha aggiunto ancora – entro cui il seme gettato è stato accolto e curato, mantenuto vivo. Sei discepolo dell'unico Maestro, del cui insegnamento continui a essere bramoso”. E ancora: “Sei sposo appassionato di una Chiesa, che ti è stata e tutt'ora ti è madre. Sei stato e sei fedele pastore! Ringraziamo insieme a te lo spirito del Signore; riconosciamoLo artefice principale della tua vita e della tua vocazione”.

Poi il vescovo Bodo si è nuovamente rivolto ai genitori del vescovo eletto Bernardino, che ha voluto ringraziare “con cuore commosso”, che “ti hanno dato l'esistenza, educato alla fede, cresciuto in età, sapienza e grazia e, sebbene con sorpresa, hanno convintamente accettato la tua libera scelta di diventare prete”. Ma un grazie tutto particolare mons. Bodo l'ha rivolto proprio a don Bernardino “per i molteplici servizi resi alla Chiesa di Saluzzo, a quella Piemontese e italiana e, da ultimo, come vicario generale della delegazione pontificia della Santa Casa di Loreto. Servizi resi sempre – ha osservato il presule - con discrezione, competenza, riservatezza, entusiasmo e riserbo”. Il vescovo di Saluzzo si, quindi, concentrato sul senso profondo dell'ordinazione episcopale, che “ti farà sposo, padre e pastore di un'altra Chiesa locale (quella di Grosseto e di Pitigliano, unite in persona episcopi, ndr) sorella della nostra. Ti auguriamo – sono state le ultime considerazioni – di restare quello che sei stato finora: discepolo di un Maestro che ha fascino e coinvolge nel dare la vita per amore; ministro di un Re per il quale non si esita a mettere in gioco la propria esistenza; umile servo di un Signore che paga con la misura incondizionata della misericordia. Ti siano di esempio e ti aiutino nel tuo andare – ha dunque concluso – tanti nostri confratelli; la tua, la nostra esistenza è nelle mani di Dio: Egli compirà i miracoli che vorrà e dove vorrà. Ti accompagni Maria, la sposa dello Spirito e madre della misericordia. Ti accompagniamo anche noi tutti, con la nostra fraterna e cordiale preghiera e con tanta, tanta amicizia!”.

L'omelia di mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, nella Messa di ordinazione episcopale di don Bernardino

Saluzzo 1 marzo 2025

LA REGOLA D’ORO DEL PASTORE

Ordinazione episcopale di S.E. Mons. Bernardino Giordano

«Sostiamo un momento. Come il viandante, arrivato con fatica sopra un’altura, si ferma, respira e contempla. Qui potremmo rimanere a lungo; e tale è l’ampiezza e la ricchezza di ciò che si offre al nostro sguardo, che potremmo far nostre le aspirazioni degli Apostoli sul Tabor: «Bonum est nos hic esse» (Mt 17,4); potremmo rimanere nella riflessione dell’avvenimento testé compiuto, senza provare sazietà e stanchezza, ma piuttosto gaudio e quasi ansia di più comprendere e di più godere. […]

L’Episcopato non è un onore che sta a sé; è il carattere d’un particolare ministero, cioè è una dignità che accompagna e sostiene un servizio a vantaggio altrui; sappiamo bene che non è una elevazione fine a se stessa, ma per il bene della Chiesa; l’Episcopato, dirà S. Agostino «nomen est operis, non honoris»; e Vescovo non è chi «praeesse dilexerit, sed prodesse», cioè non lo è chi ama l’onore più dell’onere, chi desidera presiedere più che giovare (De civ Dei, 19, 19; PL 41, 647); e S. Gregorio Magno, con S. Benedetto (Reg. 64, 8), ripeterà: «Oportet magis prodesse, quam praeesse» (Reg. Past. 11, 6) (Paolo VI, Consacrazione di cinque nuovi vescovi, 28 giugno 1964).

Caro don Bernardino,

eletto vescovo senza diventare prima monsignore, a te si addicono con pura trasparenza le citazioni che, a un solo anno dall’elezione a Pontefice, Paolo VI pronunciava nella Basilica di san Pietro durante l’ordinazione di cinque vescovi. Parole che sono state il faro luminoso che ha attraversato i due millenni del cristianesimo, e a cui si ricorre quasi per istinto in tante ordinazioni episcopali. Eppure, Paolo VI vi aggiunge una sua coloratura particolare, tipica del suo genio retorico e cristiano. Per comprendere pienamente il senso di questo evento bisogna salire con fatica su un’altura e sostare per contemplare con lo sguardo l’ampiezza e la ricchezza del panorama, finché sorge dentro di noi la nostalgia che ci fa quasi sussurrare la regola d’oro del pastore: oportet magis prodesse, quam praeesse! Che tradotto in modo crudo recita: è meglio giovare che comandare!

  • La regola d’oro del Pastore

Epperò – te lo dice chi è ormai sul viale del tramonto del proprio ministero – le volte in cui ho sentito il tocco dello Spirito Santo, è stato quando ho giovato (prodesse), proprio decidendo (praeesse), anzi tagliando, talvolta mi è capitato anche col bisturi, situazioni intricate o sciogliendo nodi duri e incrostati. Allora la regola d’oro pastorale non è tanto un magis quam, ma è soprattutto un giovare proprio mentre si presiede o, detto senza infingimenti, proprio mentre si comanda. Però devo dirti che lì ti sentirai solo e perso, invocherai l’aiuto di Dio, il dono dello Spirito: oggi lo chiamano discernimento! Chi va dal vescovo pensa che il discernimento serva a convincerlo che è meglio se gli si dà ascolto e si fa come vuole lui; il pastore, d’altra parte, è come il Padre della parabola che, all’inizio del racconto, è debole col figlio minore che se ne va pensando di realizzare la propria libertà fuggendo da casa o, alla fine della parabola, è disarmato col figlio maggiore a cui si rivolge perché rientri in modo nuovo nella casa facendo spazio al fratello perduto e ritrovato (cfr. Lc 15,11-32).

Il vescovo, dunque, come il Padre misericordioso, all’inizio e alla fine del racconto ha una paternità fragile, fatta di lacrime per il figlio che fugge e di suppliche per l’altro – il maggiore – che non vuole più rientrare nella casa del vitello grasso sacrificato per il fratello ritrovato. Ma al centro della parabola, al vertice del racconto, il Padre appare nel suo splendore: lo vede da lontano, ne ha compassione, gli corre incontro, gli si getta al collo, lo bacia: cinque verbi fulminanti! E poi dice ai servi: immolate il vitello grasso e mettetegli l’anello e i sandali segno della dignità filiale riconquistata. In quel momento il padre e il vescovo si sentono immagine purissima del Padre celeste, ma gli altri non comprendono… il figlio minore quando decide di tornare sta ancora leccandosi le ferite e il maggiore non vuole più entrare nella casa dove risuonano le musiche e le danze della gioia. Questi è incaponito nel dovere del mercenario che ha sempre fatto il suo compito per benino, ma ha vissuto la casa come una caserma lavorando e obbedendo alla legge. Ora vedendo il fratello scioperato che ritorna sente montare dentro di sé la vampa della rabbia e del risentimento. È il padre che deve fare? Il racconto ha un’espressione che è la sintesi più alta di tutto il Nuovo Testamento: «Il Padre allora uscì a supplicarlo» (Lc 15,18). Dio esce da sé stesso e viene incontro all’uomo. Si mette in ginocchio e lo supplica perché si lasci toccare dall’amore insensato e immotivato del cuore di Dio. Solo così l’uomo può essere toccato dall’excessus di Dio, solo così la paternità del Vescovo può essere riconosciuta anche quando non corrisponde al desiderio ingordo del figlio minore o al doverismo inflessibile del figlio maggiore.

Caro don Bernardino, per sé io avrei finito l’omelia: questa è la “passione del pastore”, del prete e soprattutto del vescovo! Dapprima è una realtà che lo fa patire e soffrire immensamente, e poi è una cosa per cui si appassiona, perché la cura fragile e costosa di coloro che gli sono affidati vale più di tutta la carità del mondo, perché non è una carità che sfama e dà sollievo solo ai corpi, ma è un amore che guarisce l’anima, ricostruisce le storie, fascia le ferite, raddrizza le storture, fa tornare a sognare. A te novello Vescovo, basterebbe questo perché sei persona che, toccata nel punto più profondo, vai poi avanti da solo con indomabile entusiasmo, perché sai distinguere le pure sorgenti dalle cisterne screpolate, perché sai scegliere gli amici stimolanti a preferenza dei compagni di merenda che poi ti abbandonano alla prima difficoltà. Io, però, che sono figlio del vescovo della Parola, il cardinale Carlo Maria Martini, non posso non raccogliere dal vangelo di questa domenica, preso così com’è, lo spunto per declinare la regola d’oro pastorale, facendola risuonare in tre note che la fanno passare dal cielo luminoso della passione alla terra aspra e sassosa della vita.

Tre note sull’armonia della regola d’oro

Il Vangelo della VIII domenica del Tempo Ordinario, che abbiamo ascoltato in questa celebrazione (Lc 6,39-45), è introdotto da un’espressione generica, che presenta alcuni lóghia di Gesù come una “parabola”. La parabola è un racconto, narra una storia che si riferisce ad eventi veri o fittizi e li raccoglie con uno storytelling esemplare, scritto per dilettare un lettore implicito o per costruire un lettore modello. Nel nostro caso si tratta di detti sapienziali che hanno già un piccolo sviluppo narrativo e Luca, il più abile narratore del NT, li gratifica col titolo di parabola, di storia esemplare o di detti sapienziali. Vi ho intravisto come tre note con cui potrai costruire il tema di fondo della regola d’oro pastorale: la prima nota riguarda rapporto discepolo-maestro e illumina lo stile della relazione pastorale; la seconda nota riprende il paradosso della pagliuzza e della trave e ricorda il rischio della decisione; la terza nota riflette sui rovi che non possono produrre uva e richiede la valutazione dei frutti. Provo ad addentrarmi in questo breve racconto, nel quale la regola d’oro pastorale è messa alla prova del tempo che passa e della libertà del cuore.

* Il discepolo e il maestro: lo stile della relazione. «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro» (Lc 6,39-40). L’evangelista cuce insieme due detti, probabilmente autonomi, ma che hanno un tema comune: lo stile della relazione nel rapporto generativo tra maestro e discepolo. Il primo detto mette in guarda dallo scegliere maestri ciechi, di quelli che non vedendo ti fanno cadere nel fosso. Lo sentirai qualche volta da chi verrà da te dicendoti: “Ho sentito il mio padre spirituale e mi ha detto così…”. C’è un tipo di maestro che fa solo da specchio al discepolo, in cui questo si riflette narcisisticamente non per crescere, ma per rimanere nella bambagia… Quando qualcuno verrà a dirti così, non temere, caro don Bernardino. Tu cerca solo di ricordargli: un maestro che è solo il tuo io allo specchio, il tuo doppio, è un mentitore. Ma non c’è problema, aggiungi, perché la vita e la realtà ti insegneranno le cose, magari all’inizio con un pugno nello stomaco.

Tuttavia perché tu, vescovo ancor giovane, possa dire con verità queste parole, devi vivere una condizione essenziale: vivi il tuo episcopato rimanendo sempre discepolo del Signore: «un discepolo non è più del maestro…» (Lc 6,40). Se vuoi essere un maestro, un padre, una guida ascoltata devi rimanere dal mattino alla sera discepolo del Signore, non in balìa degli altri, ma ai piedi del Signore che parla. Puoi salire sulla cattedra solo se rimarrai sempre nell’ultimo banco ad ascoltare la Parola che inquieta, purifica, rinnova, torchia l’anima e consola lo spirito. Lo dico a te, caro don Berna, perché so che lì nel tuo profondo c’è un terreno pronto ad accogliere, volonteroso a capire e disposto a cambiare. Tu diventi vescovo a quasi cinquantacinque anni: non temere a quell’età san Carlo aveva già compiuto il suo ministero e san Tommaso aveva scritto la sua monumentale opera. Verranno da te anziani sacerdoti vestiti di canizie e ti guarderanno con tenerezza; si accosteranno a te laici saggi da valorizzare e pretoriani che ti baceranno l’anello per i propri interessi; verranno a te bambini e giovani lasciati soli a cui dare tempo e cuore; verranno a te famiglie dal cuore ferito e dalla vita contorta: non temere, se tu rimarrai discepolo del Maestro, diventerai padre e guida di tanti discepoli. Così prego e ti auguro di cuore.

* La pagliuzza e la trave: il rischio della decisione. «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Lc 6,40-41). È difficile distinguere la pagliuzza dalla trave, perché la pagliuzza è nell’occhio degli altri, mentre la trave è nel mio. È difficile riconoscerla perché c’è di mezzo l’ego del mio io e il mistero dell’altro, ed entrambi hanno un lato che rimane sempre in ombra. Allora prima di togliere la pagliuzza altrui, dimenticando la trave propria, è necessario prendere il collirio della misericordia e il balsamo del disinteresse. Per vedere e giudicare bene, bisogna non precipitare. Dalle mie parti si dice che per conoscere bene una persona bisogna mangiare insieme con lei almeno un chilo di sale (fino). E quando occorre decidere o reagire ho visto che mi ha fatto sempre bene la regola delle tre notti: non decidere e non rispondere su cose importanti prima di lasciar passare tre giorni e tre notti. Perché il tema o il problema ti apparirà nella sua giusta distanza e proporzione.

Poi in ogni caso verranno i giorni difficili della solitudine, delle scelte e delle decisioni. Te lo dico di cuore, non circondarti di yesmen o chierichetti, ma scegli persone mature e sagge. Il cerchio magico che sta intorno ai guru e ai capi ha bisogno di un idolo da adorare, il pastore ha bisogno di compagni di viaggio capaci di edificare e allenàti a portare gli zaini. Un tempo si diceva con vago tono terroristico che la parrocchia o la diocesi ha il pastore che si merita, ma questo slogan ha anche un possibile significato positivo: pastore e popolo si edificano a vicenda senza confusioni di ruoli, ma senza esclusione di fatiche e di confronti. Una volta sentii la storia di un vescovo mandato a commissariare una diocesi: un monsignore locale di lungo corso disse argutamente: «Lo accoglieremo con fede e lo educheremo con amore!». Tu vai in una regione e in due diocesi che hanno la loro storia e la loro fama: solo se il Vangelo è percepito come salutare per sé stessi diventa contagioso anche per gli altri, e non c’è pagliuzza o trave che possa impedire la vista o che sia impossibile da rimuovere. La vicenda del cristianesimo con la sua cavalcata nella storia lo insegna.

* Il rovo e l’uva: la prova della valutazione. «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo» (Lc 6,43-44). L’albero buono si riconosce dai suoi frutti, dice la saggezza universale, e il Vangelo la riprende con due belle variazioni affermando che i fichi non nascono dagli spini, né l’uva fa il grappolo sul rovo. Tu vedrai che l’argomento dei frutti verrà usato come un passe-partout (parrocchie, movimenti, santuari, nuove formazioni laicali, gruppi, ecc.) perché molti ostenteranno i frutti per ottenere il riconoscimento della bontà dell’albero. Ma valutare non è sempre così evidente, ci sono frutti che sembrano ubertosi e gustosi, ma poi il baco o il verme li corrode con il passar del tempo. La durata è il vero vaglio per la bontà dei frutti e la salute dell’albero.

A te però non devo spiegarlo, perché in questi ultimi vent’anni hai accumulato un antidoto infallibile per riconoscere la bontà dei frutti. Hai amato le famiglie così come le conoscevi, con le loro storie e le loro gioie, le loro fatiche e i loro drammi, e per questo sai che il frutto cresce a caro prezzo, deve durare nel tempo, è sempre minacciato, perché il frutto del Vangelo non è una mela o un avocado, bello a vedersi e buono a gustarsi come il frutto dell’albero della Genesi, ma dev’essere anche «desiderabile per acquistare saggezza» (Gn 3,6). Il frutto buono è la saggezza della vita e soprattutto la famiglia è il luogo per trasmettere e imparare la saggezza delle relazioni, della cura, della prossimità, in una parola la sapienza della vita. Ci sono qui tante famiglie a far festa: esse sono il vero frutto del Vangelo, perché sono il grembo della vita difesa, promossa, cresciuta e lasciata andare.

Caro don Bernardino, vorrei concludere con testo a me molto caro, che ho citato nel giorno dell’estremo addio di un mio compagno che ha amato tantissimo le famiglie. Il testo è di un amico di Paolo VI, il primo laico che fu invitato al Concilio Vaticano II, Jean Guitton (1901 – 1999). Scrisse un testo intitolato “un prete per amico”: di cui vi propongo alcuni passaggi, ma notate che il soggetto è la famiglia.

Una famiglia, dunque, che non possa appoggiarsi sull’amicizia soprannaturale di un prete gli manca qualcosa di essenziale. Il matrimonio, infatti, è ben altro che una compagnia, un tandem, ben altro che una colleganza e persino che un legame. L’unità (tra i due) vi è impegnata di continuo come la purezza, la pace, come ciò che vi è di più di squisito nel mondo. Vi è impegnata di continuo nelle tentazioni che sorprendono gli sposi a rivendicare una propria vita autonoma, di riservarsi una felicità a parte.

Possono aversi anche delle diserzioni verso l’alto, quando uno dei due si costruisce una sorta di “giardino mistico” nel quale l’altro non può più entrare. Vi è compromessa dai guai, dalle preoccupazioni della vita, dalle malattie, dai timori, dalla scarsezza di generosità, di perdono e di oblio.

Ed è qui che può agire correttamente il prete amico, ricordando agli sposi l’ideale dei primi giorni, tanto più belli, quanto più sono ora maturati dalla prova. Solo che il prete amico ha da rendersi conto – mi permetto di ricordarlo a tutti confratelli presenti! – che se è vero che ogni anima differisce da ogni altra anima e ancor più vero che ogni coppia differisce da ogni altra coppia, nata ciascuno nell’universo come una costellazione nuova che non assomiglia a nessun’altra. E toccherà a lui, al prete amico, di conoscere così bene questa costellazione, da poterla aiutare a conoscersi in sé stessa”. (J. Guitton, I laici nella Chiesa. Da Newman al Concilio Vaticano II, Ancora, Milano 1964, pp. 165s.)

A te don Bernardino lascio questo testo come viatico augurale. Chi di voi qui presenti lo ha avuto come prete amico della famiglia sa che queste parole sono vere soprattutto per lui e per tutti noi. Da oggi le famiglie, e non solo quelle della Diocesi di Grosseto - Pitigliano - Sovana - Orbetello, hanno un nuovo vescovo per amico!

Don Bernardino è Vescovo! Dalla Maremma in 200 a Saluzzo per l'ordinazione episcopale

Grosseto 1 marzo 2025

Ognuno di voi, coi pochi o tanti chilometri fatti per raggiungere Saluzzo, pensi che cosa il Signore gli sta dicendo attraverso questa giornata speciale”. Sono state queste le prime parole del vescovo Bernardino Giordano, che questo pomeriggio ha ricevuto, nella bellissima cattedrale di Saluzzo, la consacrazione episcopale.

Nominato vescovo delle diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello il 19 dicembre scorso, oggi ha ricevuto l’episcopato, in vista del suo ingresso a a Pitigliano, domenica 23 marzo e a Grosseto domenica 40 marzo.

Dalle due diocesi maremmane hanno raggiunto il Piemonte circa 200 persone tra sacerdoti e laici.

Un clima di famiglia li ha accolti a Saluzzo. La cattedrale era gremita all’inverosimile. Ha presieduto la solenne eucaristia il vescovo di Saluzzo mons Cristiano Bodo, quale consacrante principale. Coconsacranti i vescovi Giovanni Roncari, Franco Giulio Brambilla (Novara), Fabio Dal Cin (Loreto) e Mariano Crociata (Latina). Oltre 30 i vescovi ed arcivescovi concelebranti, un centinaio i sacerdoti.

Hanno prestato servizio all’altare, fra gli altri, i seminaristi di Grosseto, mentre a proclamare il Vangelo è stato il diacono don Ciro Buonocunto.

L’animazione liturgica è stata magistralmente curata dal coro della comunità Cenacolo.

La bella cattedrale dedicata all’Assunta è diventata in crocevia di storie, esperienze, luoghi che si intrecciano con la vita e il ministero pastorale di don Bernardino. Da Saluzzo, sua città, a Loreto, dove il vescovo eletto ha svolto il suo servizio dal 2018 ad oggi, alla Maremma, a tanti luoghi d’Italia nei quali ha lasciato il segno soprattutto attraverso il suo forte impegno nella pastorale familiare.

Durante il rito di ordinazione il vescovo eletto è stato accompagnato di fronte alla sede del vescovo ordinante da don Luca Caprini, per la diocesi di Pitigliano, e da don Alfio Bambagioni per la diocesi di Grosseto. Come da rito, don Caprini si è rivolto a mons. Bodo chiedendo a nome delle Chiese di Grosseto e a Pitigliano che don Bernardino ricevesse l’ordinazione.

E’ stata dnque data lettura della Bolla con cui Papa Francesco ha scelto mons. Giordano per l’episcopato.

Poi don Bernardino ha assunto gli impegni che per antica traduzione sono richiesti ai candidati al l’episcopato. si è quindi prostrato s terra durante il canto delle litanie dei santi. Poiin ginocchio ha ricevuto l’imposizione delle mani da parte dei vescovi prima della preghiera di ordinazione, al termine della quale ha ricevuto l’unione del capo con il sacro crisma, quindi è stato rivestito dellanelllo, della mitria e del pastorale.

Alla fine della celebrazione mons. Giordano ha attraversato tutta la cattedrale per portare la sua prima benedizione episcopale suo fedeli.

Presenti alla celebrazione la mamma Franca e il babbo Giuseppe con le sorelle di don Bernardino e gli otto nipoti

Ordinazione episcopale del vescovo eletto Bernardino: tanti maremmani a Saluzzo

Grosseto 26 febbraio 2025

Saluzzo si prepara alla pacifica “invasione” della Maremma, che sabato 1 marzo raggiungerà la cittadina piemontese per stringersi attorno al vescovo eletto Bernardino Giordano, che riceverà l’ordinazione episcopale.

Don Bernardino, infatti, è stato nominato Vescovo da papa Francesco scegliendolo fra i preti. Il 1 marzo, dunque, don Bernardino diventerà vescovo a tutti gli effetti ricevendo da un altro vescovo (mons. Cristiano Bodo, a capo della Diocesi di Saluzzo) l’ordinazione episcopale. Sarà un momento particolarmente importante, a cui le diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello, affidate a don Bernardino, non possono mancare. Per questo, guidati da mons. Giovanni Roncari, vescovo uscente e attuale amministratore apostolico delle due diocesi, raggiungeranno il duomo di Saluzzo due nutrite delegazioni.

“L’ordinazione di un Vescovo – spiegano don Paolo Gentili e don Luca Caprini, delegati ad omnia, rispettivamente, per la diocesi di Grosseto e per quella di Pitigliano-Sovana-Orbetello – è un passaggio molto significativo prima che il Vescovo Bernardino entri ufficialmente nelle sue due Chiese diocesane. Accanto a mons. Bodo, saranno vescovi coconsacranti mons. Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto; naturalmente mons. Roncari e mons. Brambilla, vescovo di Novara legato da rapporti di affetto e di collaborazione pastorale con don Bernardino. Sarà a Saluzzo anche il vescovo emerito di Grosseto p. Rodolfo Cetoloni e saranno presenti altri presuli di diocesi italiane”.

  • la delegazione di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Per quanto riguarda la diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello saliranno in Piemonte il delegato ad omnia e parroco di Orbetello don Luca Caprini; il parroco di Pitigliano don Giacomo Boriolo con il diacono Stefano Renzi; il parroco di Porto Santo Stefano don Sandro Lusini; il parroco di Castell’Azzara don Tito Testi e il co-parroco di Piancastagnaio don Francisco Guarrero; il sindaco di Pitigliano Giovanni Gentili con un gruppo di una decina di pitiglianesi, alcuni laici di Porto Santo Stefano in auto con il parroco, mentre dall’Amiata partirà un bus con circa 25 persone, che arriveranno a Saluzzo già nella giornata di venerdì 28 febbraio per partecipare alla veglia in programma la sera alle ore 21 nella cattedrale della cittadina del Cuneese, organizzata dalla pastorale familiare locale.

  • la delegazione di Grosseto

Per quanto riguarda la Diocesi di Grosseto saranno a Saluzzo: il vescovo emerito p. Rodolfo Cetoloni; il delegato ad ominia e parroco di Castiglione della Pescaia don Paolo Gentili; il rettore del Seminario diocesano don Gian Paolo Marchetti con il diacono transeunte don Ciro Buonocunto e i seminaristi Andrea Bussi, Zeno Bonato e Angel Alasia; il parroco di Roselle don Pier Mosetti; l’economo diocesano don Alfio Bambagioni; il parroco di Punta Ala-Tirli don Vincenzo Repici; il vicario della zona urbana e parroco di Madre Teresa di Calcutta don Marjan Gjini; il vicario della zona collinare-costiera e parroco di Bagno di Gavorrano-Caldana, don Marius Balint; il priore della comunità monastica di Siloe, p. Mario Parente, con un confratello non sacerdote,  fra’ Antonio Alberto Consiglio; il parroco di Santa Lucia p. Valerio Mauro, con tre laici della comunità; il guardiano e il parroco della comunità di San Francesco p Adriano Appollonio e p. Lorenzo Gemmi; il parroco della parrocchia Maria SS. Addolorata don Marco Gentile col diacono permanente Marcello Corsini; il parroco della Santa Famiglia don Desiderio Gianfelici, con alcuni laici della comunità; il parroco di Scarlino-Scarlino scalo don Jose Gabazut; l’amministratore parrocchiale di Alberese, don Alessio Messina, che coordinerà il pullman organizzato dalla stessa parrocchia, che porterà a Saluzzo una trentina di laici, mentre altri laici, tra cui una rappresentanza dell’Azione cattolica diocesana, il direttore dell’ufficio comunicazioni Giacomo
D’Onofrio, il responsabile del servizio diocesano di pastorale giovanile Michele Zamattia; una rappresentanza della Congregazione Madonna delle Grazie, due religiose delle Suore francescane di Santa Elisabetta e le due religiose della congregazione di San Tommaso, che prestano servizio in Seminario, una rappresentanza della Fondazione Chelli, dell’Ordine di Malta, dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme e dei Templari e laici di altre realtà diocesane raggiungeranno Saluzzo con un altro autobus, che partirà dal Seminario. Altri laici raggiungeranno Saluzzo con mezzi propri, a partire dai responsabili diocesani della pastorale familiare, Giulio e Angela Borgia.

Il Comune di Grosseto sarà rappresentato dalla consigliera di maggioranza Amelia Gaviano.

Il motto e lo stemma del Vescovo eletto Bernardino: Christus vivit!

Grosseto 26 febbraio 2025

Grosseto, 26 febbraio 2025

Descrizione dello stemma episcopale di
S.E.R. Mons. Bernardino Giordano
Vescovo eletto di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Secondo la tradizione araldica ecclesiastica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
-uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
-una croce astile in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
-un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
-un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
Nel nostro caso si è scelto uno scudo di foggia gotica frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce “trifogliata” in oro, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Giordano
“D’azzurro, alla banda d’oro, caricata di tre fiamme di rosso, accompagnata da un sole radiante del secondo, caricato del trigramma IHS del terzo in alto e da due fedi nuziali intrecciate del secondo in basso”

Il motto:
CHRISTUS VIVIT
(Lc 24,5)

Per il proprio motto episcopale, Mons. Bernardino si è ispirato al Vangelo di Luca laddove si narra dei due angeli che ai lati del sepolcro apostrofano le donne dicendo:” Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”

  • Interpretazione
    Lo stemma del Vescovo Giordano è “agalmonico” (o “parlante”) in quanto reca al proprio interno un simbolo che richiama il nome: infatti, il sole eucaristico che campeggia nella parte alta dello stemma è anche conosciuto come il “compendio bernardiniano” in quanto San Bernardino da Siena, santo patrono del Vescovo Giordano, ideò questo simbolo, emblema della centralità dell’eucarestia, spesso rappresentato su sostegni di legno, e lo recava con sé durante le predicazioni.
    Al centro dello stemma appare una banda d’oro che identifica la Grazia che scende dal cielo su di noi recando il dono dello Spirito Santo, qui rappresentato dalle tre fiamme. È solo nello Spirito che si coglie l’identità della Chiesa e del senso dei diversi Ministeri: Vescovo, Sacerdoti, Diaconi, Sposi, Consacrati e di tutti i battezzati.
    Nello Spirito è possibile cogliere l’identità del Vescovo, quale segno di Cristo vivo. “Cristo è vivo e ci vuole vivi”, della Sua stessa vita divina a noi partecipata nel Battesimo attraverso la Fede, la Speranza e la Carità. In Cristo, Pastore e Vescovo delle anime vostre (1 Pt 2,25), comprendiamo il nostro essere Chiesa generata dall’Eucaristia.
    Nello Spirito del Risorto si coglie la missione del Vescovo, a servizio dell’annuncio e della comunione nella Chiesa locale.
    Sono i due Sacramenti citati nei loro simboli a dirne l’ampiezza di questa missione: l’Ordine (qui evocato con il simbolo dell’Eucaristia) e il Matrimonio (simboleggiato dalle fedi nuziali), Sacramenti tra loro intimamente connessi. Essi, come recita il ccc 1534 “sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri.
    Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio.
    È un servizio unitario per far crescere in tutti la coscienza e la gioia di appartenere e vivere come popolo sacerdotale profetico e regale.

Venerdi 21 febbraio: in preghiera per il vescovo eletto Bernardino

Grosseto 6 febbraio 2025

 

Venerdì 21 febbraio le due Diocesi affidate alla cura pastorale del vescovo eletto Bernardino vivranno una serata di preghiera in contemporanea nel duomo di Pitigliano (per clero e fedeli della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello) e nella cripta della Basilica del Sacro Cuore, per clero e fedeli della nostra diocesi. Le due veglie si terranno alle ore 21 e saranno animate, a Pitigliano da don Paolo Gentili; a Grosseto da don Luca Caprini, rispettivamente delegati ad omnia di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Pregheremo per l’imminente ordinazione episcopale di don Bernardino, così da unirci spiritualmente a lui e sentirci parte di un’unica Chiesa chiamata a camminare dietro l’unico Pastore attraverso i suoi pastori. Tutti siamo sollecitati alla presenza.

Si ricorda, poi, che per coloro che desiderassero essere presenti alla Celebrazione eucaristica di sabato 1 marzo nel Duomo di Saluzzo, per la consacrazione episcopale di don Bernardino, la parrocchia di Alberese organizza un bus. Per prenotarsi: 347 344 8720

Domenica 30 marzo l’ingresso del vescovo eletto Bernardino a Grosseto

Grosseto 24 gennaio 2025

 

Due date da cerchiare di rosso nei calendari delle Chiese sorelle di Pitigliano e Grosseto: 23 e 30 marzo. Due domeniche nelle quali le due diocesi unite in persona episcopi accoglieranno il loro nuovo pastore Bernardino Giordano.

Le date degli ingressi sono state concordate nei giorni scorsi dallo stesso vescovo eletto, che al convento dei Passionisti, a Monte Argentario, ha incontrato per la prima volta i collegi dei consultori delle due diocesi. Nella fase di transizione tra il congedo di un vescovo e l’arrivo del nuovo, l’unico organismo che – per diritto canonico – resta operativo in una diocesi è il collegio dei consultori. Ed è per questo che il vescovo eletto ha desiderato avere questo incontro, servito soprattutto a conoscersi reciprocamente, ad iniziare un dialogo e a preparare i passi verso l’accoglienza.

Dunque, nel pomeriggio di domenica 23 marzo il vescovo eletto prenderà possesso della cattedra della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, secondo modalità e orari che saranno resi noti nelle prossime settimane. La domenica successiva 30 marzo – cosiddetta “laetare” perchè segna l’avvicinamento alla Pasqua – il vescovo eletto Bernardino prenderà possesso della cattedra di Grosseto. Da quel momento sarà a tutti gli effetti pastore e guida di entrambe le diocesi maremmane.

Come da rito, sia a Pitigliano che a Grosseto, a presiedere la prima parte della liturgia sarà il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, in qualità di metropolita. Sarà lui, una volta letta pubblicamente la bolla di nomina a consegnare la cattedra al nuovo presule, mentre sarà il vescovo Giovanni, in entrambi i casi, a passargli il pastorale. Nel momento in cui il vescovo eletto sederà sulla cattedra tenendo in mano il pastorale, quello sarà il segno dell’inizio del suo episcopato fra noi.

Nel frattempo ci si prepara all’ordinazione episcopale di don Bernardino Giordano, che, come già annunciato, avrà luogo sabato 1 marzo, alle ore 15, nella cattedrale di Saluzzo, sua diocesi. A conferirgli l’episcopato sarà mons. Cristiano Bodo, vescovo di Saluzzo. Conconsacranti saranno mons. Fabio Dal Cin, arcivescovo di Loreto; il vescovo Giovanni come predecessore nelle due diocesi maremmane; mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e presidente dei vescovi europei, con il quale don Bernardino a lavorato a stretto contatto negli anni in cui Crociata fu segretario della Cei.

Le due diocesi non organizzeranno pullman, saranno eventualmente i singoli parroci, se lo riterranno opportuno, ad organizzare il viaggio dei propri parrocchiani. Come sta accadendo per la parrocchia di Alberese, la quale sta organizzando il viaggio verso la cittadina piemontese con visita alla cattedrale, pranzo al sacco presso una parrocchia della zona, partecipazione alla Messa di ordinazione e rientro a casa. Per info: abbazia.alberese@gmail.com; prenotazioni al 347 3448720 (SCARICA LA LOCANDINA SOTTO). Saranno anche studiate modalità per assicurare una forma di “partecipazione”, mentre nelle prossime settimane si terrà una veglia di preghiera, in contemporanea a Grosseto ed Orbetello, per accompagnare l’ordinazione episcopale di don Giordano.

“Quel che più conta – dicono don Paolo Gentili e don Luca Caprini, rispettivamente delegati ‘ad omnia’ di Grosseto e di Pitigliano – è che le comunità tutte si preparino a queste date nella preghiera e nella riflessione, perchè il dono di un nuovo pastore non sia un gesto scontato, men che meno di routine pastorale, ma la consapevolezza di essere un’unica Chiesa affidata ai successori degli apostoli per camminare insieme nella verità del Vangelo”.

La prima intervista al vescovo eletto: "Insieme per incontrare la presenza di Gesù viva"

Grosseto 5 gennaio 2025

Riproponiamo la prima intervista che il vescovo eletto a rilasciato al settimanale diocesano Toscana Oggi

Eccellenza, come ha appreso la nomina a Vescovo di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello?
«Lunedì 16 dicembre sono stato chiamato in Nunziatura, a Roma, e dal Nunzio ho ricevuto la proposta della nomina a vescovo e quindi della destinazione. Devo dire che per entrambe le notizie è stata una sorpresa: sono sempre stato impegnato in varie attività pastorali, coinvolto molto qui a Loreto e non immaginavo tutto questo».
Conosceva questi territori?
«Parzialmente. Grosseto un po’ di più, così come Orbetello, soprattutto perchè, quando ero a Roma in Cei, nel tornare a Saluzzo percorrevo l’Aurelia. Sono
bellissime zone dal punto di vista naturalistico; ora dovrò conoscerle in tutte le loro sfaccettature»
L’episcopato è la pienezza del sacerdozio: come pensa che cambierà il suo ministero e la sua persona?
«Sinceramente non lo so. Un passo dopo l’altro! Si affronta la realtà per come ci viene incontro trovando la risposta più adatta. Sapendo che nessuno ha la
scienza infusa, per cui non è che dall’oggi al domani conoscerò e saprò tutto, ma sarà un camminare insieme, come ho cercato di fare sempre nel mio
ministero di prete. Certo, da vescovo c’è una responsabilità maggiore, ma mi immagino il prossimo futuro come un progredire insieme nelle varie circostanze che ci sarà dato di vivere».
Lei ha ricevuto la nomina episcopale in Avvento ed entrerà come Vescovo a Grosseto e Pitigliano nel corso dell’anno giubilare: come legge queste circostanze rispetto alla chiamata ricevuta?
«Le ho lette come una grande opportunità che mi viene offerta per approfondire ancora di più la mia fede. Sia l’Avvento, sia la Quaresima, sia l’anno giubilare sono (o possono essere) per ogni cristiano un tempo propizio per approfondire la fede e il cammino che si sta facendo: in questo senso vivo la circostanza, felice, che questa mia nomina e il mio insediamento si innestino nel tempo presente. Ed è bello che a tema del Giubileo vi sia la speranza, perchè mi pare essere la virtù che stiamo perdendo nell’esperienza della fede. Talvolta, infatti, ho l’impressione che vi sia più un’appartenenza che una fede, dunque rinnovare la nostra adesione a Cristo può rinnovare anche la nostra appartenenza e ciò che deriva dall’appartenere a Lui e alla Chiesa. Allora leggo ciò che sta avvenendo nella mia vita proprio come un giubileo, cioè una conversione, che riguarda me, certo, ma ci coinvolge tutti come Chiesa, come famiglie, come
sacerdoti, religiosi...come popolo!»
Parlando di speranza, il rischio oggi è che si equivochi molto il suo significato...
«Diciamo che oggi ci sono molte speranze con poco fondamento. Capire qual è la speranza che dà davvero fondamento all’esistenza permette di decidersi seriamente per essa. Se non abbiamo una meta e una speranza, diventerebbe davvero difficile portare avanti un impegno. Vale per un vescovo, quanto per una famiglia. E allora non c’è che da partire, non c’è che da mettersi in cammino».
Eccellenza ci racconti un po’ di sé? Studi di economia e di teologia morale, impegni pastorali su vari fronti, una passione anche per lo sport... insomma dal suo curriculum emerge una personalità molto versatile.
«Sono entrato in Seminario in età adulta e lì ho portato ciò che ero: la mia passione per il calcio, i miei studi in economia...ed in effetti ho sempre avuto una certa versatilità. Così i luoghi in cui sono stato e i servizi che mi sono stati chiesti li ho sempre vissuti “respirando” appieno ciò che vivevo, per cui c’era
l’incarico da portare avanti ma c’è sempre stato anche tanto altro e tanto di più, che nasce dalle relazioni e dalle circostanze che incontrano la vita. Penso, in
particolare, all’esperienza vissuta in Cei e quella nella pastorale familiare, che mi accompagna ancora e che mi ha permesso, ad esempio, di conoscere,
approfondire, studiare il metodo Retrouvaille per impiantarlo in Italia. Lo stesso mio approdo a Loreto è un po’ esemplificativo di ciò che intendo per respirare appieno ciò che vivo: sono arrivato qui senza conoscere nessuno e con l’idea di impiantare un luogo di pastorale familiare per l’Italia e mi sono, poi,
ritrovato a fare il vicario generale della delegazione pontificia, che significa, ad esempio, gestire con il Vescovo un’azienda agricola di 1400 ettari, interfacciarsi con molti ordini e congregazioni religiose. Tutto mi ha arricchito. Di certo c’è che oggi bisogna essere elastici e, al contempo, fermi nel sapere dove andare, con i tempi e le modalità che ci sono richiesti. Chi vive l’esperienza familiare capisce bene di cosa parlo: fare unità è già un bel traguardo e ogni giorno c’è la sua trincea, ma, al contempo, ci sono delle ragioni profonde che ci spingono ad andare avanti».
Loreto, la Santa Casa cosa hanno rappresentato per lei?
«Loreto ha significato innanzitutto aprirmi alla realtà dei santuari, luoghi in cui si lascia sempre qualcosa di noi perché luoghi di passaggio, ma anche di
sostegno. Ogni santuario, poi, ha la sua specifica grazia, propria del luogo. A Loreto questo lo si avverte in modo particolare nei confronti delle famiglie, dei
giovani: qui la fa da padrona la cura della propria interiorità, il discernimento, il fermarsi per decidersi. A Loreto ho imparato che più c’è Dio che ci aiuta a
curare la nostra interiorità, più siamo capaci di dare significato alle cose e a chi siamo. Loreto è stata per me questo sguardo e mi ha insegnato anche a rendermi pienamente consapevole che il modo di vivere la fede cambia da zona a zona, in Italia».
Il filo rosso della sua vita di prete è stata la famiglia, sia come studi che come esperienza pastorale.
«Sì e ho imparato e continuo a imparare molto dagli sposi, dietro i quali – è bene sempre ricordarselo - c’è un sacramento come per noi preti. Riconoscere
nel sacramento ricevuto il proprio dono, permette di dare significato nuovo al modo stesso in cui si sta nella Chiesa e al modo con cui si è chiamati a rispondere, pur con tutte le fatiche e i problemi che ognuno ha, ma che possono essere affrontati insieme. Bisogna crederci davvero che insieme è più bello! Oggi si pensa che convenga di più star da soli che non in due o in tre o in cento; per certi versi è vero, ma da soli non si va lontano. E’ faticoso camminare insieme? Sì, ma vuoi mettere la bellezza!»
Come si prepara alla sua ordinazione episcopale?
«Loreto in parte aiuta come luogo di spiritualità. Ma aiuta anche il portare a termine gli impegni avuti in questi anni. Ad ogni modo sono convinto che ci si
prepara a un dono di Dio vivendo ciò che ci viene dato sotto la prospettiva della fede. Mi pare che in questo momento mi sia chiesto proprio questo: rinnovare il mio cammino di fede. Sono persuaso che la miglior preparazione stia nel modo di stare davanti al Signore così come nel modo di stare con gli altri. È la sfida di questi tempi: riconoscere la presenza di Gesù vivo nella nostra esistenza ordinaria. Ci credo molto in questo perché la consapevolezza che c’è Gesù vivente in tutto ciò che sperimento, cambia la prospettiva, dà un altro sguardo. E con uno sguardo credente è possibile prendere decisioni per sé
e per la comunità. L’indecisione, infatti, cos’è se non il frutto dell’incredulità? Non vale solo con Dio, ma in ogni cosa che facciamo: se non ti decidi è perché non ci credi abbastanza».
Per noi che non la conoscevamo è stata una rivelazione anche la sua capacità di comunicare: ogni giorno un video di un minuto con il quale offre uno sguardo di fede sulla realtà.
«Il più sorpreso sono io! È partito tutto quasi per scherzo: non sono un tipo immediatamente portato per questi mezzi, né sono minimamente social. Quel che ho capito, facendo ogni giorno questi video, è che occorre essere immediati, sintetici e arrivare al dunque. E poi se una persona è vera, ciò che dice con la voce riesce anche a trasmetterlo. E’ un’esperienza che ho imparato a Loreto. Come dicevo, è iniziato tutto un po’ per gioco, nel senso che con alcune coppie ho pensato di condividere video di un minuto per comunicare qualcosa della fede. Ne ho registrati cinque o sei. Poi uno di questi è stato fatto ai giornalisti del Polo comunicazione della Santa Casa ed è stato messo in rete. Evidentemente ha trovato gradimento, perchè poi il vescovo Fabio mi ha chiesto di farne uno ogni giorno e ormai sono più di tre anni»
Come nascono i temi che affronta nei video?
«Non c’è nulla di costruito o di predefinito: mi lascio ispirare da ciò che vivo. Ad esempio, oggi sono andato a prendere il caffè assieme ad alcuni collaboratori e uno di loro ha messo lo zucchero, ma non si ricordava se aveva girato col cucchiaino. Al che mi è venuto un pensiero: se metti lo zucchero,
ma non giri, il caffè resta amaro. Così nella vita: se ciò che di buono hai non lo metti in circolo, giri a vuoto. Ecco, i miei video nascono così».
Allora a presto eccellenza, la aspettiamo in Maremma!
«A presto!»

Il 1 marzo a Saluzzo l’ordinazione episcopale del vescovo eletto Bernardino

Grosseto 22 dicembre 2024

Dopo l’annuncio dell’elezione, da parte del Santo Padre Francesco, di don Bernardino Giordano a Vescovo della diocesi di Grosseto e della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, che continueranno a restare unite in persona episcopi, iniziano a delinearsi i passaggi successivi, in vista della presa di possesso canonica delle due Diocesi da parte del nuovo pastore.

Nelle scorse ore, infatti, è stata definita la data in cui mons. Giordano riceverà l’ordinazione episcopale. Essendo, infatti, egli, vescovo di prima nomina, è necessario che prima riceva da un altro vescovo la consacrazione episcopale.

Questa avverrà sabato 1 marzo nella cattedrale di Saluzzo, diocesi nella quale il vescovo eletto Bernardino è incardinato sin dalla sua ordinazione presbiterale, avvenuta nel 2001 e alla quale è profondamente legato, seppure i servizi a cui è stato chiamato dalla Chiesa lo hanno portato anche lontano.

A consacrare vescovo don Bernardino, nella cattedrale di Maria Assunta, sarà mons. Cristiano Bodo, presule della diocesi di Saluzzo. Co-consacranti saranno mons. Giovanni Roncari, a cui mons. Giordano succederà nella guida pastorale delle due diocesi maremmane, e mons. Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto, dove don Giordano sta svolgendo il suo ministero “fidei donum” da alcuni anni. La Messa con il rito di ordinazione avrà inizio alle ore 15.00.

“Fin da adesso – dice mons. Roncari, amministratore apostolico di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello – chiedo a tutti di pregare con fede per il vescovo eletto Bernardino e per la sua prossima consacrazione episcopale. La tradizione della Chiesa e il codice di diritto canonico ci ricordano che i vescovi, per divina istituzione, sono i successori degli apostoli e, in forza dello spirito santo, maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto e ministri di governo. Questo significherà per don Bernardino un sostanziale cambiamento nella sua vita e nel suo ministero sacerdotale, che con l’episcopato raggiungerà la pienezza. Per questo è nostro gesto di fraternità e di carità accompagnarlo e sostenerlo con lla preghiera, con la stima e con l’incoraggiamento, che fin da adesso vogliamo manifestargli. Invito i parroci anche a utilizzare il tempo che ci separa dal 1 marzo per aiutare le comunità a riscoprire sempre di più il dono di essere Chiesa unita attorno al proprio pastore: infatti la Chiesa non sussiste che attorno ai suoi Vescovi. Sia davvero, questo, un tempo fecondo, innestato nell’anno giubilare che stiamo per aprire”.

Nelle prossime settimane saranno definiti anche data e dettagli dell’ingresso del vescovo eletto nelle due Diocesi a lui affidate.

Gli auguri del cardinal Lojudice e dei Vescovi toscani a don Bernardino Giordano

Il card. Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, a nome suo e dei confratelli vescovi della Toscana “esprime il suo fraterno augurio al Rev.do Don Bernardino Giordano per la nomina a Vescovo delle Diocesi di Grosseto e di Pitigliano- Sovana-Orbetello, unite nuovamente in persona Episcopi, assicurando la preghiera affettuosa di tutte le Chiese della regione”.

“Un grazie riconoscente aggiunge il card. Lojudice –  a Mons. Giovanni Roncari, che lascia il suo incarico dopo 9 anni a Pitigliano e 3 a Grosseto, durante i quali ha saputo creare un rapporto straordinario con le Chiese a lui affidate testimoniato anche dall’affetto filiale e dalla stima di tanti fedeli”

Il primo messaggio del Vescovo eletto alle Chiese diocesane di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Grosseto, 19 dicembre 2024

Don Bernardino Giordano, vescovo eletto di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello, ha inviato alle Chiese a lui affidate un messaggio scritto e un breve video di saluto

Lettera di saluto alla diocesi di Grosseto e alla diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Fratelli e sorelle della Chiesa di Dio che è in Grosseto e in Pitigliano-Sovana-Orbetello,

È con fiducia e con cuore aperto che mi presento a voi per la prima volta come pastore e guida delle due diocesi.

Saluto con particolare affetto il nostro amato Pastore Giovanni Roncari e lo ringraziamo per l’attento e generoso ministero pastorale e gli chiedo fin d’ora di accompagnarmi con la sua sapiente esperienza. Insieme con lui, saluto tutti i Vescovi e Arcivescovi della Conferenza Episcopale Toscana.

“Eccomi” è la parola che riecheggia nell’essere a servizio del Signore e che ora acquista un significato per noi tutti nell’essere in missione per vivere e annunciare Cristo Salvatore.

Vengo con animo disponibile e vi chiedo di accogliermi e di camminare insieme come presbiteri, famiglie, religiosi e religiose nel riconoscere la viva presenza di Gesù nella nostra vita.

Chiedo a tutti la vostra preghiera di intercessione perché il Signore possa accompagnarci, mentre ci affidiamo a Maria in questo cammino che avremo occasione di intraprendere al più presto.

Don Bernardino Giordano

vescovo eletto di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Don Bernardino Giordano è il nuovo Vescovo della diocesi di Grosseto e della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello

Grosseto 19 dicembre 2024

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale delle Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello e di Grosseto, presentata dal vescovo Giovanni Roncari il 19 agosto scorso, giorno del suo 75esimo compleanno, a norma del canone 401 §11 e ha nominato

don Bernardino Giordano
nuovo Vescovo della Diocesi di Grosseto
e della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello
che restano unite in persona episcopi

La nomina è stata resa nota oggi, a mezzogiorno, nella cappella del Seminario Vescovile di Grosseto, dal vescovo Giovanni, riunito lì con il clero della diocesi grossetana per un tempo di ritiro pre natalizio, presente anche una nutrita rappresentanza del clero della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, personale delle due Curie e laici delle due diocesi, in contemporanea con la Sala Stampa Vaticana, con la Diocesi di Saluzzo, nella quale il Vescovo eletto è incardinato, e con la Prelatura della Santa Casa di Loreto.
Contestualmente, il Santo Padre a nominato mons. Roncari Amministratore Apostolico delle due Diocesi sino all’ingresso del nuovo Vescovo, che avverrà secondo modalità che saranno rese note nelle prossime settimane.

CHI E’ IL VESCOVO ELETTO
Piemontese, teologo morale, don Bernardino Giordano è nato a Torino il 23 marzo 1970.
Laureato in Economia e commercio a Torino, ha prestato servizio militare nell’Arma dei Carabinieri.
Ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma.
Il 15 dicembre 2001 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale a Saluzzo da S.E. Mons. Diego Bona.
E’ incardinato nella diocesi di Saluzzo.
E’ stato insegnante all’Istituto Superiore di scienze religiose di Fossano, presso lo Studentato teologico di Fossano e la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale-sezione parallela di Torino.
E’ stato cancelliere vescovile, direttore dell’Oratorio don Bosco di Saluzzo, presidente dell’Asilo “San Giuseppe” in Saluzzo e parroco della parrocchia Sant’Agostino in Saluzzo.
E’ stato segretario particolare del Segretario generale della CEI, S.E. Mons. Mariano Crociata.
Attualmente è sacerdote “fidei donum”2 presso il Santuario di Loreto, dove dal 1 settembre 2018 è responsabile della Pastorale familiare e dal 1 ottobre 2019 anche Vicario Generale della Delegazione Pontificia3 del Santuario stesso.

In occasione del Giubileo straordinario della misericordia, papa Francesco ha annoverato don Bernardino fra i Missionari della Misericordia, ovvero gli oltre mille sacerdoti che hanno ricevuto dal Papa l’incarico di essere testimoni privilegiati nelle loro singole Chiese della straordinarietà dell’evento giubilare, cui venne concessa dallo stesso Pontefice la facoltà di perdonare i peccati riservati alla Sede Apostolica.

Il vescovo eletto ha maturato una lunga esperienza nell’ambito della pastorale familiare, sia per i suoi servizi in Cei, sia perché è stato il sacerdote che, agli inizi del duemila, collaborò fattivamente con il vescovo Giuseppe Anfossi, allora presidente della Commissione episcopale per la famiglia della Cei, nella diffusione, in Italia, del metodo Retrouvaille, il percorso nato in Canada negli anni ’70, pensato per aiutare coppie di sposi attraversate da un momento di crisi, a recuperare le ragioni della loro vocazione coniugale, a sperimentare la forza del perdono e la possibilità di ripartire insieme. Don Bernardino venne inviato negli Stati Uniti per conoscere più da vicino il metodo e verificarne l’applicabilità nel contesto italiano. Di ritorno dalla sua missione oltreoceano, don Giordano, tra i principali esperti italiani di pastorale familiare, collaborò gomito a gomito con mons. Anfossi per impiantare questo percorso anche nel nostro Paese ed oggi Retrouvaille è una realtà importante nella “cura” di tante crisi coniugali.
Il vescovo eletto è anche un efficace comunicatore: ogni giorno, sul canale youtube (che conta oltre 70mila iscritti) e sulla pagina facebook della Santa Casa di Loreto, cura la rubrica “Il pensiero del giorno”.

Don Bernardino sarà il 65° Vescovo di Grosseto (82° se si considerano anche i vescovi di Roselle) e l’87° vescovo di Sovana-Pitigliano, il settimo per la diocesi nella sua attuale conformazione.

  • Alcune curiosità
    Entrambe le due Chiese sorelle hanno avuto, nella loro storia, vescovi con questo nome. In particolare, un Bernardo fu vescovo di Sovana dal 1088 al 1097 mentre Roselle ebbe un Berardo menzionato nel 1188 e Grosseto il suo 54° vescovo: Bernardino Caldajoli che governò la Diocesi dal 1 marzo 1884 succedendo a mons. Bagalà Blasini, al 27 febbraio 1907.
    Per Grosseto bisogna, invece, risalire al 1991 per rivenire un Vescovo non toscano: mons. Angelo Scola, oggi cardinale arcivescovo emerito di Milano, mentre in diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello l’ultimo pastore non toscano fu Giacomo Babini, originario del Forlivese.
    Grosseto ha avuto l’ultimo vescovo di “prima nomina” nel 2001 quando venne scelto come pastore mons. Franco Agostinelli, all’epoca vicario generale della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mentre nella diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello gli ultimi tre presuli sono stati tutti di prima nomina: Meini, Borghetti e, ultimo, Roncari.
    Verosimilmente per entrambe le due diocesi maremmane si tratta del primo Vescovo di origini piemontesi.
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