“Accendiamo il desiderio di Dio!” L’omelia del Vescovo nella I domenica di Avvento

A tutti rinnovo l’augurio di buon inizio del tempo di Avvento verso la celebrazione del Natale e ringrazio la corale Santa Cecilia di Castiglione della Pescaia, p. Giorgio e i chierichetti del Sacro Cuore perché ci aiutano a vivere di più nella bellezza questo tempo forte, tempo di grazia particolare.

Abbiamo sentito il brano del Vangelo con quelle immagini forti che parlano di segni nel cielo, del cadere delle strutture della terra, di un incontro di giudizio finale. Immagini che vogliono rendere più vivo il nostro attendere e il nostro cercare – all’interno di questi segni pesanti – la salvezza, come le persone a cui accenna alla fine il testo evangelico di oggi.

C’è una grande ricchezza, per questo ci sono dei segni potenti, ed è il venire di Dio: ecco la parola Avvento.

Ma c’è una verità forte, che ha bisogno anche da parte nostra di una grande attesa.

Ecco le due parole che fanno l’Avvento: il venire e l’attendere. Lui che desidera venire incontro a noi, continuare a venire; Lui che accende nel nostro cuore il desiderio di andargli incontro.

E se, al di là delle immagini del Vangelo, pensiamo ai tempi che viviamo, proprio questo ravviva in noi il bisogno, l’attesa, il chiederGli davvero che venga! Sappiamo che è venuto e che tornerà alla fine dei tempi, ma che venga nel nostro tempo, nei nostri giorni, nel nostro cuore e che susciti in noi l’attesa, fino a volergli andare incontro.

L’augurio sincero ad ognuno di noi è che si rompa un po’ l’abitudine dei giorni e si accenda un desiderio intenso di andargli incontro, di conoscerlo meglio, il Signore, di riconoscerlo: ora, in questa fase della nostra vita, in questa fase della nostra Chiesa e della nostra storia.

Ci aiuta la parola di Dio, sempre, ma in questo tempo di Avvento diamogli spazio di più, anche personalmente!

Abbiamo visto, prima della lettura della Parola di Dio, anche l’accensione della candela della corona d’Avvento, come per dirci che abbiamo bisogno di luce ed essa viene: è la Parola di Dio.

Mi fermo, allora, un po’ schematicamente per individuare due-tre aiuti che ci vengono dalla Scrittura.

Il primo aiuto è un invito, o meglio, un sobbalzo del cuore che è suscitato in noi dal Salmo responsoriale: l’invito a ravvivare nel nostro cuore il desiderio di Dio, di Lui, della sua persona in Gesù. Non solo il desiderio delle cose di cui abbiamo bisogno, (la salute, la pace), ma proprio di Lui. E’ Lui che viene!

Allora all’inizio dell’Avvento ognuno di noi è anche invitato a chiedersi: conosco il Signore? Voglio conoscerlo di più? Come lo incontro? L’ho incontrato?

E’ la grazia dell’Avvento e per questo, come abbiamo acceso quella candela e ogni domenica ne accenderemo un’altra, riaccendiamo di più questo desiderio!

Nel salmo responsoriale si diceva:

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri!

Ravvivare questo desiderio di conoscere le sue vie…

Per quali vie arriverà? Per quali vie mi viene incontro nella vita di ogni giorno?

Insegnami i tuoi sentieri: per quali strade io posso avvicinarmi a Te? Per quali situazioni della mia vita? Quali senimenti del mio cuore posso rendere più diritti per venire incontro a Te?

Ecco, il Salmo è come un ravvivare la nostra preghiera, il nostro desiderio e quando diventa così forte – “Fammi conoscere….Insegnami i tuoi sentieri” – propone come un incontro. Alla fine del Salmo il versetto dice:

Il Signore si confida con chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza

Sappiamo che la parola “temere” non significa aver paura di Lui, ma il rendersi conto della sua grandezza e della nostra distanza da Lui, ma se abbiamo questo sentire e questo desiderio il Signore si confida a noi, si rivela nell’intimo del cuore, nella sapienza, anche attraverso quello che ognuno di noi è chiamato a vivere e a scrutare alla luce della Sua Parola e ci fa conoscere la sua alleanza.

Sono parole che usiamo tante volte, ma è il suo essersi legato a noi, il suo aver fatto delle promesse alle nostra vita, il suo volerle mantenere, il suo voler entrare in ogni tempo, in ogni vita: per questo ogni anno, anzi ogni giorno ricominciamo.

Questo è il primo aiuto: accendere il desiderio di Lui, nella preghiera, nell’invocazione.

Il secondo aiuto è conseguente, perché se chiediamo con questa fiducia, vogliamo anche impegnarci ad ascoltare con fiducia quello che Egli ci propone.

E lo prendo sempre dalla Parola di Dio: se lo cerchiamo con desiderio, Lui si confida! Allora accogliamo quello che il Signore ci dà di sé. Lo abbiamo sentito in Geremia: egli ci dà un’indicazione attraverso un segno grande per quel tempo, la nascita di un erede al trono. E avete sentito come lo chiama Geremia: un germoglio. Una piccola vita che nasce su un’antica radice, su un ceppo antico. Dio mantiene la promessa che ha fatto a Davide e lo fa perché capace di far spuntare la vita anche da un tronco vecchio. Dio è sempre capace di ridare la vita, di farla ripartire. Erano tempi difficili quelli in cui Geremia annunciava queste cose, non era facile dare questa speranza. Ed erano tempi dificili quando questo germoglio – il Bambino di Maria – nacque a Betlemme. E sono tempi difficili ogni volta che ci mettiamo davanti a Dio e a questa sua Parola, perché quei i tempi difficili che sono il tronco vecchio e il nostro cuore preoccupato, talvolta arrabbiato, sembra non abbiano la capacità di far spuntare un germoglio nuovo. Ma il Signore ha promesso, il Signore si è legato con la sua vita a noi e ci dà questo segno: la sua fedeltà è umile, riparte da poco, non viene a noi con grandi segni, ma con quel segno che – abbiamo sentito – diventa forte: eserciterà la giustizia e Gerusalemme vivrà tranquilla.

Prendere su serio questa promessa di Dio.

San Paolo nella Seconda Lettura ai cristiani di Tessalonica ci dice dove trovare lo spazio per far nascere e custodire questo germoglio nuovo nella nostra vita. Vi rileggo le parole, per comprende quel che l’Apostolo ci dice:

“Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti” (1Tes 3,12)

Crescere e sovrabbondare, far nascere un amore tra di noi e verso tutti. E poi aggiunge altre parole come “rendere saldi i vostri cuori” (1Tes 3,13), poiché anche nei nostri tempi l’impegno per il bene, la carità, il perdono, il volere il bene si scontrano con tante difficoltà e allora occorre rendere saldo il nostro cuore, sempre affidandoci alla sua promessa.

E poi dice Paolo anche progredire ancora di più, non accontentarsi, perché il tempo ci è dato per crescere.

Abbiamo la grazia di iniziare l’Avvento: con il Signore si può sempre cominciare e ricominciare.

“Impegnatevi” dice san Paolo alla piccola comunità di Tessalonica! Il Signore Gesù ce ne ha fatto vedere il modo, ci ha dato la regola di vita che è la sua umiltà: vivere obbedendo al Padre e dedicando la sua vita agli altri.

E’ questo l’andargli incontro, il crcare di riconoscere in Gesù il Signore che viene e che ci indica questa via per andare.

L’Avvento è il suo venire, ma è anche il nostro desiderare di andargli incontro.

All’inizio di questo tempo facciamo, allora, nostra l’esortazione che viene dalla Parola di Dio a cercare di averlo più presente nella nosta vtia, a fidarci di più di Lui e della sua Parola, a mantenerla questa tensione nel cuore, non solo quando siamo in chiesa o preghiamo o facciamo una meditazione, ma anche quando decidiamo le cose, quando scegliamo, quando siamo chiamati a giudicare ciò che accade e che talvolta, proprio perché difficile e pesante, rischia di farci abbattere, di intristire la nostra vita.

C’è troppa tristezza, troppa preoccupazione, troppa angoscia nel mondo.

C’è tanto male, certo, ma nel cuore del cristiano non può albergare il male al punto da togliere la gioia e la sicurezza del Signore!

Questo fa perdere la speranza e ci fa cadere nel rischio di cui parla la Parola di Dio: quando si cade nella tristezza, ci si perde nella dissipatezza o si sostituisce la bellezza di Dio con altre cose, che ubriacano, che stordiscono, ma che non sono la felicità.

Termino prendendo un’altra espresione dal Vangelo di Luca di questa domenica, che sintetizza questi suggerimenti che ci vengono oggi:

“Vegliate prengando ogni momento” (Lc 21,36)

Vegliare, essere vigilianti, essere svegli, non farsi addormentare dalle situazioni, pregando in ogni momento.

Pregare non vuol dire stare continuamente a dire parole di preghiera, ma mantenere un rapporto di fiducia col Signore, di domanda della sapienza e di ispirarci a Lui, al suo modo, alla sua Parola, a quello che ci ha insegnato con la sua vita per le scelte che facciamo.

Vigilanti, vivi, ascoltando, ricevendo quel che lui ci indica e l’ultima parola – che ci ricordava san Paolo – facendo crescere questo amore tra di noi, nella carità vicendenvole, nel farsi carico dell’altro, nell’esssere attento all’altro.

Iniziamo, fratelli, dando questa direzione ai giorni del tempo di Avvento, perché il Signore che viene e che è fedele ci trovi più attenti, più pronti.

Le parole sono: vigilare, ascoltare di più, fare un po’più di silenzio, dare un po’ di tempo alSignore perché le cose non ci distraggano e perché Lui trovi albergo nel nostro cuore, si faccia posto fra tante cose che ci preoccupano.

E poi operare il bene, nello stile del germoglio, delle piccole cose che possono nascere, con l’aiuto di Dio, sempre di nuove: nel nostro cuore, ma anche nel cuore delle persone che abbiamo vicine, nelle nostre vite, ma anche in quelle degli altri. Fiducia nel bene che deve essere ravvivata dall’Avvento, perché ciò che il Signore ha seminato nel cuore di ogni uomo Egli è capace di risvegliarlo e fargli davvero riprendere vita.

Che il Signore ci dia la grazia di accendere questa attesa e questo impegno per i giorni che ci preparano al Natale.

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