Il vescovo Giovanni a Benevento all’incontro dei presuli delle “aree interne”

Una riflessione operativa su quale pastorale e quale presenza

Il 16 e 17 luglio il vescovo Giovanni ha partecipato, a Benevento, all’incontro dei Vescovi delle aree interne  ovvero quelle zone del Paese più marginali e periferiche, che stanno subendo spopolamento, invecchiamento dei residenti, impoverimento progressivo di servizi. Un problema che tocca inevitabilmente anche la dimensione ecclesiale. Per questo, dal 2019, ogni anno a Benevento si tiene l’incontro dei Vescovi che guidano diocesi presenti nelle aree interne dell’Italia. L’incontro si tiene nella città campana perché a promuovere l’iniziativa, raccogliendo le istanze di altri presuli, è stato mons. Felice Accrocca, che di Benevento è il pastore.

I lavori si sono aperti il 16 luglio con il saluto del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nel pomeriggio Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara e Presidente della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, ha tenuto la relazione principale  a cui è seguito il lavoro nei gruppi di studio. La mattinata del 17 luglio, dedicata al dialogo assembleare, si è conclusa con l’intervento di Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei. 

Al termine della due giorni di lavoro, i Vescovi hanno stilato un messaggio per le Chiese diocesane che ognuno governa. Scrivono, fra l’altro, i Vescovi: “e Aree interne costituiscono la parte consistente e fragile di tutto il Paese (nord, centro, sud), pur custodendo esse potenzialità straordinarie. In un tempo in cui la distanza relazionale crea vere e proprie disconnessioni umane e lo spazio, quello verde soprattutto, va rarefacendosi, queste vaste porzioni di territorio, dotate di paesaggio e di un ricco patrimonio storico-artistico ed enogastronomico, dove le relazioni umane sono vissute in modo autentico, si rivelano infatti di una ricchezza sorprendente anche allo sguardo più distratto. Sono questi i luoghi – come ha detto per tutti il nostro Presidente, il Cardinale Matteo Zuppi – “che hanno la forza di essere comunità, luoghi dove i legami si rinsaldano e ci si ritrova”. Perciò, ha aggiunto, “è necessario partire dalle ‘periferie’, espressione felice di Papa Francesco, per capire anche tutto il resto. Il centro, infatti, si capisce dalle periferie”. Terreno fecondo per il futuro potrà essere anche una nuova pastorale rurale, capace di valorizzare il mondo dei lavoratori della terra”. E ancora: “Abbiamo in questi giorni riflettuto sul modo migliore per avviare una pastorale il più possibile idonea alle Aree interne, interrogandoci soprattutto sulla ministerialità che nasce dal battesimo; una ministerialità che coinvolge tutte le membra del Popolo di Dio e la molteplicità delle vocazioni, nella consapevolezza che non possiamo continuare a ripetere stereotipi ormai da tempo superati, ma aprirsi alla voce dello Spirito, che non fa tanto cose nuove, ma fa nuove tutte le cose. È necessario, perciò, superare l’ottica ristretta del campanile, per aprirci a forme nuove, capaci di valorizzare al meglio le risorse a nostra disposizione. Esprimiamo viva e sincera gratitudine ai sacerdoti e agli operatori pastorali che con generosità lavorano nei territori interni affrontando non poche difficoltà: anche la formazione nei seminari dovrà tener conto di queste problematiche.
Ripetiamo quanto dicemmo due anni fa, chiudendo il nostro incontro: “ci impegniamo a restare! La Chiesa non vuole abbandonare questi territori, senza per questo irrigidirsi in forme, stili e abitudini che finirebbero per sclerotizzarla. In tal senso ci impegniamo ad aiutare i nostri giovani che vogliono restare, cercando di offrire loro solidarietà concreta, e ci impegniamo ad accompagnare quelli che vogliono andare, con la speranza di vederli un giorno tornare arricchiti di competenze ed esperienze nuove”.
In questi giorni abbiamo seminato, certi della Parola di Dio: “Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge” (Gc 5,7). Confidiamo che le nostre comunità siano quel terreno buono che, accogliendo il seme della Parola, la facciano crescere e fruttificare”.

Qui si può scaricare la relazione di mons. Brambilla in formato pdf

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