Guida: “Come Cristo ha dato la sua vita per noi, così anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1 Gv 3, 16).
Lorenzo, fratelli, ha compreso tutto questo. L’ha compreso e messo in pratica. Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte.
Anche noi, fratelli, se davvero amiamo, imitiamo.
“Cristo si è umiliato: eccoti, o cristiano, l’esempio da imitare. Cristo si è fatto ubbidiente: perché tu ti insuperbisci? Dopo aver percorso tutti i gradi di questo abbassamento, dopo aver vinto la morte, Cristo ascese al cielo: seguiamolo. Ascoltiamo l’Apostolo che dice: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio»”. (Dai «Discorsi» di sant’Agostino).
Lettore: Seguire San Lorenzo come nostro Patrono significa imitare la sua vita, chiedere la grazia del suo stesso amore, il coraggio del suo servizio.
Seguire San Lorenzo per incontrare il Signore Gesù dove anche lui lo incontrò: nel servizio alla Chiesa, alla sua Città, ai poveri. Poveri di ogni tipo, che San Lorenzo presentò ai suoi carnefici, che bramavano le ricchezze della Chiesa, dicendo: “Ecco questi sono i nostri tesori! Sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono”.
Seguire San Lorenzo per capire con il suo sguardo quali tesori possiede oggi la nostra Chiesa; quali sono i tesori che la Chiesa ha da presentare ad un mondo che chiede le sue ricchezze?
Ne indicheremo alcuni:
-Le famiglie, specialmente quelle che vivono in difficoltà, segnate dalla sofferenza e dall’ingiustizia. Famiglie che sono accolte e sostenute dalla nostra Chiesa di Grosseto: esse sono per noi un tesoro.
-I Cristiani perseguitati. Mentre eleviamo al Signore la preghiera perché cessi ogni violenza lo ringraziamo per la fortezza che dona loro nella prova. Per i tanti martiri. Per tanti testimoni di Cristo che non vengono meno nella sofferenza e nell’odio: tesoro di speranza per una umanità nuova.
-Uno sguardo nuovo sull’uomo è il tesoro che la Chiesa italiana vuole donare a tutti. Una riflessione che vivremo nel Convegno Ecclesiale di Firenze a Novembre. Uno sguardo nuovo su ogni uomo che nasca dall’esperienza personale di Gesù e che sia vero e credibile per ogni uomo e per ogni donna che desidera la pace e la verità.
Guida: L’inno a San Lorenzo ci ha invitato ad affidarci ancora al nostro Patrono, noi stasera, siamo il segno di questo affidarci, ognuno con la propria vita fatta di gioie e sofferenze, ma orientati sempre alla speranza.
Il nostro Vescovo ci ha invitato a riflettere sul senso di questo momento, ascoltiamo le sue parole.
Lettore: In san Lorenzo martire tutti vediamo un uomo ammirabile e un testimone grande di Gesù Cristo. Il Vangelo gli fu di aiuto e di esempio per dedicarsi agli altri e per dare la vita per la fede in Colui nel quale credeva: Egli per primo aveva dato la vita per lui e per tutti .La fede sicura rese più chiara, splendente la sua umanità, il suo coraggio e la sua coerenza. Lorenzo aveva in sé una speranza certa e vi aveva investito la propria vita. Vedeva ciò che il Vangelo vissuto stava portando di nuovo, di giusto e di bello in una società moralmente stanca, decadente e ripiegata su se stessa. Dentro di essa volle essere vivo, protagonista per una nuova fiducia. Dirlo “Patrono” è guardare alla sua persona e alla sua testimonianza come a un esempio che rassicura, incoraggia, protegge. E’ un tesoro sulla nostra strada, per tutti! Fa tradizione, muove tanti alla festa, ravviva propositi e sguardi nuovi.
Guida: Ancora il nostro Vescovo afferma:
Lettore: Dal racconto della sua vita emerge che i suoi tesori erano i poveri. Si era dedicato a loro a tempo pieno, quando la comunità cristiana di Roma glieli aveva affidati come diacono. A loro distribuì tutti i beni e con loro si presentò al processo dicendo “Ecco i tesori della Chiesa! ”Tesori, sì, perché il povero ti aiuta ad essere più generoso, più creativo nell’attenzione e nell’amicizia, perché – se non lo rifiuti, ed è molto facile e possibile farlo! – ti fa più umano, più fratello, più vivo!
- Guida I tesori della Chiesa: le famiglie accolte
Lettore: Dalla Lettera agli Ebrei 13,1ss
L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo.[…] La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così possiamo dire con fiducia: Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l’uomo?
Guida: Ascoltiamo ora alcune testimonianze di famiglie della nostra città che per mancanza di lavoro o per situazioni di disagio si sono sentite accolte come i Tesori della Chiesa, così le avrebbe definite san Lorenzo:
Lettore: Recentemente la mia famiglia si è ritrovata ad affrontare uno dei periodi più bui, uno di quelli nei quali è più facile perdersi che uscirne fuori. Solitamente quando ci si è dentro la cosa più facile da fare è isolarsi e soffrire in solitudine ma l’uomo non si salva da solo e l’unione fa la forza: a tenderci la mano è stata un’altra famiglia: la parrocchia dell’Addolorata.
Come ho detto è più facile preferire la solitudine ma è proprio quando più persone investono fiducia in altre che i frutti sono più grandi. Il primo regalo che la Parrocchia ci ha offerto è stato la sua amicizia e la sua fiducia, che in certo momenti sono quelle cose che ti danno la forza di credere e soprattutto ci è stata vicina offrendoci un posto dove stare: la Casa della Carità, per trascorrervi il tempo necessario per trovare un’altra sistemazione. I doni che ci ha fatto sono molti ed insisto su un altro tasto perché è quello che mi preme, oltre all’aiuto economico che ci è stato offerto per poter riuscire ad andare avanti e ricominciare. La Parrocchia è diventata un punto di riferimento, di sostegno; ho trovato amici, grandi speranze nel vedere l’impegno, la collaborazione e i veri valori che accomunano le persone. Tutto questo da la giusta energia per credere in se stessi e nel prossimo come un vero tesoro. ( una ragazza di 16 anni accolta nella Casa della Carità con la sua famiglia)
Lettore: Siamo una famiglia di origine moldava e siamo arrivati a Grosseto nel 2012 per motivi di lavoro di mio marito, ma dopo alcuni mesi, con la crisi dell’edilizia ha perso il lavoro. E’ stata durissima con tre figli, ma grazie al parroco di Istia abbiamo avuto subito i primi aiuti e ci ha indirizzato alla Caritas che ci ha accolto e ci ha guidato nel progetto Famiglie solidali. Improvvisamente la nostra vita è cambiata: abbiamo incontrato persone che ci hanno ascoltato nel centro d’ascolto, la possibilità di fare la spesa all’Emporio fino ad avere un appartamentino in via Adriatico. E’ stata la vera svolta, infatti l’originalità del progetto è essere affidati ad altre famiglie che condividono con noi del tempo, che cercano di aiutarci a ritrovare una indipendenza e che ci aiutano a recuperare una dignità come persona che viene meno con l’assenza del lavoro.
Ora ho un lavoro, una casa in affitto, ma continuo ad essere accompagnata nelle difficoltà della vita quotidiana: si è creato tra di noi un rapporto di amicizia, un legame che mi fa sentire meno sola. Avere più famiglie che ti telefonano, che ti aiutano a cercare i mobili, che ti consigliano sulla scuola di tuo figlio che si interessano di te e ti accompagnano è fondamentale per ricreare un equilibrio nella tua vita. Non è possibile per me parlare della mia esperienza, senza ricordare Don Enzo che fin dall’inizio ci ha ascoltato, ci ha guidato e quando è stato necessario ci ha sgridato, ma sempre per il nostro bene lasciandoci liberi di scegliere. (Testimonianza di una famiglia aiutata dal Progetto Caritas “Famiglie solidali”)
Lettore: Siamo una famiglia di origine moldava e siamo arrivati a Grosseto nel 2012 per motivi di lavoro di mio marito, ma dopo alcuni mesi, con la crisi dell’edilizia ha perso il lavoro. E’ stata durissima con tre figli, ma grazie al parroco di Istia abbiamo avuto subito i primi aiuti e ci ha indirizzato alla Caritas, che ci ha accolto e ci ha guidato nel progetto Famiglie solidali. Improvvisamente la nostra vita è cambiata: abbiamo incontrato persone che ci hanno ascoltato nel centro d’ascolto, la possibilità di fare la spesa all’Emporio fino ad avere un appartamentino in via Adriatico. E’ stata la vera svolta, infatti l’originalità del progetto è essere affidati ad altre famiglie che condividono con noi del tempo, che cercano di aiutarci a ritrovare una indipendenza e che ci aiutano a recuperare una dignità come persona che viene meno con l’assenza del lavoro.
Ora ho un lavoro, una casa in affitto, ma continuo ad essere accompagnata nelle difficoltà della vita quotidiana: si è creato tra di noi un rapporto di amicizia, un legame che mi fa sentire meno sola. Avere più famiglie che ti telefonano, che ti aiutano a cercare i mobili, che ti consigliano sulla scuola di tuo figlio che si interessano di te e ti accompagnano è fondamentale per ricreare un equilibrio nella tua vita. Non è possibile per me parlare della mia esperienza, senza ricordare Don Enzo che fin dall’inizio ci ha ascoltato, ci ha guidato e quando è stato necessario ci ha sgridato, ma sempre per il nostro bene lasciandoci liberi di scegliere. (Testimonianza di una famiglia aiutata dal Progetto Caritas “Famiglie solidali”)
- Guida: Testimonianza di Padre Ibrahim Alsabagh, parroco di Aleppo
Lettore: Per edificare la Chiesa il cristiano, come nuovo Adamo, mentre è ancora su questa terra, deve lavorare senza risparmiare “il proprio sudore”. Spendersi per la Chiesa comporta quindi sempre fatica e sacrificio. La Chiesa è in continua e perenne edificazione, su quella pietra angolare che è Cristo stesso e sulle fondamenta degli apostoli. Essa cresce per mezzo della vita e del lavoro di tutte le sue membra, chiamate ad un vero e proprio “sacrificio spirituale”. Infatti ogni “respiro d’amore”, ogni seppur piccola offerta dei fedeli al Signore, si configura come sacrificio di lode a Lui per l’edificazione della Sua Chiesa.
Questo “sacrificio spirituale” è offerta gradita al Signore, in forma di lode perenne al Padre, è culto spirituale, è donazione della propria intera vita al Signore.
Ecco allora perché i cristiani, che soffrono di ogni tipo di persecuzione per amore del Signore e come testimoni credibili della fede, sono un tesoro prezioso per tutta Chiesa.
Essi sono la più grande e la più bella manifestazione del significato vero e profondo della vita cristiana: una donazione totale e incondizionata al Signore; il sacrificio perfetto a Lui gradito.
Questa testimonianza, anche nella forma del martirio bianco, ma che potrà arrivare fino allo spargimento del sangue, è un dono prezioso alla Chiesa, la quale viene consolidata sia spiritualmente che nel suo corpo visibile, realmente. E’ così che la Chiesa, alimentata da tali e tanti meriti, acquista quella forza necessaria alla sua vita, alla sua crescita…
- Guida: Testimonianza di una famiglia di Aleppo che ha deciso di rimanere nonostante la situazione
Lettore: Aleppo, la “Milano della Siria”, è ormai un coacervo di ruderi; una città dove regna il terrore, dove manca l’acqua e l’elettricità e dove il pane quotidiano è difficile da reperire e molto molto caro. Nonostante ciò, tante famiglie cristiane hanno deciso di rimanere ad Aleppo affrontando tutte queste sfide e difficoltà. Mi si chiede: “Quali sono le motivazioni per le quali una persona, un padre di famiglia e una madre, decidono ancora di restare?”
A questa precisa domanda, una madre ha risposto che emigrare oggi è molto costoso e che lei tutti questi denari non ce li ha. Un’altra donna ha detto di non voler emigrare per non essere di peso al paese che dovesse ospitarla; cioè ella non amerebbe vivere sulle spalle d’altri.
Un giovane padre di famiglia ha invece risposto con una domanda: “A chi lascerei i miei genitori, ormai anziani e bisognosi di cure e di assistenza? Loro poi non sopporterebbero l’impegnativo “salto mortale” del cambiamento di cultura e di vita in una società altra rispetto alla loro”.
Un secondo padre di famiglia ha detto che, nonostante tutto quello che di terribile stiamo vivendo, il Signore è presente nella nostra vita qua ed ora e questo… lo vediamo. Egli si prende cura di noi e non ci fa mancare il pane quotidiano. Perché andarsene allora?
Un altro giovane padre di famiglia, ha risposto che è il Signore che ha piantato l’albero fruttuoso del cristianesimo in questa terra “santa”, terra calpestata dai piedi dei santi apostoli Paolo e Barnaba, veri testimoni e generatori di (primi) cristiani. Per lui la presenza della Chiesa in Siria è segno della volontà divina, in vista di una grande testimonianza, di una più grande missione. Non ci possiamo quindi permettere di lasciare questa nostra terra, lui ha ribadito, poiché sarebbe un tradimento della volontà divina, sarebbe un imperdonabile fuga dalla testimonianza della croce.
- Guida Un tesoro della Chiesa: in Gesù Cristo il nuovo umanesimo
Giunsero a Cafarnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Guida: Come il convegno di Firenze può essere un tesoro per la chiesa? Lo abbiamo chiesto ad uno dei delegati della Diocesi di Grosseto.
Lettore: Essere umani è ciò che desideriamo tutti: da noi stessi e dagli altri. Esseri umani è quello che ci fa diventare Gesù.
“Chi segue Cristo, uomo perfetto, si fa pure lui più uomo”, ci ricorda un importante documento del Concilio Vaticano II. Non sono solo delle belle parole; è la verità su cui impostare il nostro personale cammino su questa terra.
Sentiamo tutti di avere bisogno in noi e intorno a noi di fare esperienza di una umanità bella, che sappia spendersi per ciò che vale davvero, che non rinunci a vivere, che non accetti solo di sopravvivere. Ed è proprio perché sentiamo la nostalgia di questa umanità e sentiamo oggi più forte che mai la domanda quasi angosciata di Dio ad Adamo: “Uomo dove sei?”, che ci apprestiamo a vivere, come Chiesa italiana, il quinto Convegno nazionale, nel desiderio sincero di riscoprire il nuovo umanesimo in Cristo Gesù! Questo, infatti, sarà l’argomento dell’appuntamento di novembre.
Che cosa può significare per noi che stasera siamo convenuti qui per celebrare, con il gesto della processione, il nostro patrono Lorenzo? Possiamo rispondere utilizzando le parole del nostro Vescovo, nella lettera da lui scritta per prepararci alle celebrazioni laurenziane: “La fede rese più chiara, splendente l’umanità di Lorenzo, il suo coraggio e la sua coerenza. Egli vedeva ciò che il Vangelo vissuto stava portando di nuovo, di giusto, di bello…”
E noi cosa vediamo? Con quali occhi ci mettiamo di fronte all’umanità, fatta di volti concreti?
Siamo convinti che “l’uomo proviene dall’intimo di Dio” ed è “impastato di Lui”? (dalla traccia verso il Convegno di Firenze)
Siamo convinti che l’umanità è la sintesi dell’insieme di volti concreti di bambini e anziani, di persone serene o sofferenti, di cittadini italiani e di immigrati venuti da lontano e che da questa varietà emerge la bellezza del volto di Gesù?
Oppure abbiamo paura del volto dell’altro, ne temiamo lo sguardo su di noi, non lo riconosciamo al nostro pari, con la nostra stessa dignità e libertà di figlio di Dio e siamo pieni di riserve?
E’ per dare risposte di Vangelo a queste domande che saremo a Firenze. Il Convegno ecclesiale sarà una sosta nel ritmo frenetico delle nostre giornate, una sosta per imparare di nuovo a “leggere” nella storia quotidiana, a volte perfino ripetitiva, la presenza di Gesù che passa e trasforma. Una presenza che umanizza e dice nuovamente all’uomo chi è davvero.
Recuperare la gioia, il godimento della presenza di Dio nella nostra storia e nell’uomo/donna: questa è la strada per riscoprirci umani. Questa è la via maestra che Lorenzo e tutti coloro che hanno preso sul serio Gesù hanno tracciato anche per noi. E Lorenzo “è un tesoro sulla nostra strada”, perché ci dice che amare Dio e amare i volti dei fratelli in carne ed ossa non solo è possibile, ma rende perfino felici. Più umani!