L'omelia del vescovo Rodolfo nella solennità del Corpus Domini

“L’Eucaristia ci dà gli stessi sentimenti di Gesù, che vorremmo trasferire nei nostri rapporti”

Carissimi fratelli e sorelle,

un saluto e un grazie a voi tutti, ai sacerdoti in primo luogo, per il loro servizio: sono loro che per un dono di Dio ci danno l’Eucaristia; e ai bambini, che l’hanno ricevuta da pochi giorni e che rinnovano nelle famiglie, nelle parrocchie e in noi questa sera la gioia fresca del dono bello dell’Eucaristia.

A tutti buona festa del Corpo e Sangue del Signore! Buona festa dell’Eucaristia!

Gesù con l’Eucaristia ci riunisce stasera da tutte le parrocchie, ci fa una sola famiglia, ci sostiene facendo a tutti lo stesso dono di sé, rimane con noi e noi, ogni volta che celebriamo l’Eucaristia – e specialmente in questo giorno – ne facciamo festa, ne gioiamo.

Questa solennità fu ispirata dall’amore all’Eucaristia da parte di una donna, priora di un monastero in Belgio nel XIII secolo. Fino ad allora mancava una festa che onorasse il Corpo di Cristo, offerto, donato per l’umanità. Il suo vescovo approvò questa idea nel 1246; una ventina d’anni dopo, non lontano da noi, ci fu il miracolo di Bolsena e nel 1264 papa Urbano estese la festa a tutta la chiesa cattolica e da allora una crescita bella nella devozione all’Eucaristia, nella adorazione, nella nascita di tante Compagnie del SS. Sacramento, nell’uso delle “Quarant’Ore”, nelle processioni, come faremo anche stasera.

Ecco, questa sera noi, qui in Cattedrale – che è un po’ come il cenacolo, che abbiamo sentito nel brano del Vangelo – e poi nelle strade, vorremmo dire grazie a Colui che ha dato la vita per noi, a Colui che ci dà la possibilità di partecipare alla Sua vita, di fare di Lui il nostro cibo; Lui che si offre a noi nell’Eucaristia, così umile, che ogni volta si umilia, vivo per rimanere con noi!

La Parola di Dio è molto ricca in questa Liturgia, ma desidero semplicemente riprendere e commentare la preghiera che abbiamo pronunciato all’inizio, perché in essa c’è un po’ la sintesi del tesoro che è l’Eucaristia.

E vorrei invitarvi a pensare e ripensare a queste parole anche con l’attenzione del cuore, perché la nostra festa sia radicata, sia fondata bene. I sacerdoti la sanno a mente, ma la ridico per tutti noi:

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della Tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue,

per sentire sempre in noi i benefici della redenzione.

 

Offro qualche sottolineatura a queste parole, ma vorrei che prima di tutto le sottolineassimo con la mente e col cuore.

La preghiera dice: “mirabile sacramento dell’Eucaristia”. Mirabile è qualcosa di bello, che arriva a meravigliarci ogni volta che lo celebriamo. S. Francesco diceva ai sacerdoti: “Guardate…ogni volta Dio si fa umile nelle vostre mani…” e questo ci rende ammirati, come in un incontro bello, nuovo ogni volta con una Persona che è dentro la nostra vita, ci commuove e ci arricchisce.

“Mirabile sacramento”: guardiamo all’Eucaristia così, per chiederci anche noi, specialmente noi sacerdoti ed adulti, se la riceviamo con questo atteggiamento di meraviglia? Se la celebriamo con la meraviglia nuova di ogni giorno? Se la portiamo poi nella nostra vita con questa intensità?

“Mirabile sacramento dell’Eucaristia”: sacramento, un segno che è nel pane e nel vino, ma anche nel nostro parteciparvi, fino ad essere e diventare un corpo solo.

Un segno fatto di pane, un segno fatto di vino, un segno fatto da noi che siamo grati e diciamo grazie a Dio; un segno che è vera presenza del Signore Gesù, vero cibo, vera bevanda.

Quanti contenuti in quel segno, in quel sacramento mirabile! Lui e tutto quello a cui ci fanno pensare le due semplici parole del pane e del vino: il bisogno che abbiamo, la fame e la sete che abbiamo, il lavoro per questi frutti, il diritto di ognuno al cibo, alla bevanda, alla vita; il bisogno del pane fisico, ma anche il bisogno del cibo dell’amore, che è Dio e lo è per tutti.

Il tema del cibo in questi giorni è patrimonio di molti, attraverso l’Expo di Milano, tutti ne parlano, ma pensiamo a Gesù nell’ultima cena che dice: <Prendete…mangiate… questo è il mio corpo dato per tutti! Questo è il mio sangue offerto, sparso per tutti>: mirabile sacramento dell’Eucaristia!

La preghiera poi aggiunge: “Ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua”. Ecco il contenuto prezioso di questo sacramento, l’eredità che ci ha lasciato Gesù: il memoriale della sua Pasqua, del suo modo di vivere; della sua generosità; della sua umiltà fino a lavare i piedi ai discepoli; della sua fede, legata a celebrare la storia del popolo in cui Dio l’ha fatto nascere; della sua gioia e del suo desiderio di celebrarla con i suoi discepoli; del dramma vissuto sapendo che qualcuno lo stava per tradire e che lo avrebbero lasciato solo…

Eppure Lui dava in quella Pasqua la vita per loro, per noi!

Il memoriale della sua Pasqua, che è arrivata al culmine sulla croce e che è arrivata a novità fino alla resurrezione. Nell’Eucaristia noi viviamo il memoriale, cioè la vita di tutto questo.

Questo ci hai lasciato, Signore: questa vita, tutto in questo mirabile sacramento, in quel poco pane, in quel poco vino!

Dovremmo stare davvero con gli occhi del cuore sgranati e con l’animo aperto e dilatato, commossi di fronte a questo dono, quasi immobili, tanto che ad un certo momento la preghiera dice: “Fa’ che adoriamo con viva fede…”, quasi che dobbiamo davvero chiedere a Lui che muova il nostro cuore e la nostra volontà.

“Fa’ che adoriamo…”: adorare, lo sappiamo, è il gesto di piegarsi, di inginocchiarsi, di farsi piccoli di fronte a così tanta grandezza.

“Adorare con viva fede”: non una fede delle cose che sappiamo, ma una fede in Qualcuno che è vivo per noi, che è mio, che mi appartiene….Lui che mi ha preso e Lui che si fa prendere da me nella Comunione! Adorare questo con viva fede, con la nostra vita, nel santo mistero del Suo corpo e del Suo sangue, cioè dell’umanità vera di Gesù, vera come la mia, ma anche piena di Dio! La tua Signore, mistero santo presente nel tuo corpo e nel tuo sangue, donato, ferito, offerto per me!

La preghiera finisce: “per sentire sempre in noi i benefici della redenzione”. La gratitudine, la meraviglia, il dono vogliamo che restino sempre in  noi come cibo che ci fa vivere, come sangue che ci riscatta. L’Eucaristia, ogni Messa, ogni volta che facciamo la Comunione è un incontro sicuro con questo bisogno e con questo Suo desiderio e questa Sua promessa: “non vi lascio soli….chi mangia di me vivrà per me….”.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”, ora, questa sera, già la vita eterna di Dio in noi. E se questa vita è così forte, noi ci teniamo a custodirla e non sarà solo un dono ricevuto, ma ci darà anche la forza di portarne i frutti belli, ci aiuterà a far memoria nella nostra vita e con la nostra vita anche del modo di vivere di Gesù: essere cristiani!

E’ l’Eucaristia che ci fa cristiani, che ci dà i sentimenti di Gesù, che noi vorremmo trasferire nei nostri rapporti, nel nostro farci più umili, nel sapere lavare i piedi gli uni degli altri, nel perdonare, nell’essere più gratuiti in ciò che facciamo, nel non chiedere sempre il conto, nel non farci travolgere dall’invidia, dalle chiacchiere o dalla paura che ci fa chiudere in noi stessi.

Ecco, fratelli, questa preghiera che diciamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia o che esponiamo il Santissimo Sacramento ci aiuti davvero a vivere questa festa con meraviglia, con profonda coscienza, non solo oggi, ma ogni volta che andremo a ricevere il Signore, con la voglia di invitarlo ogni volta che lo incontriamo, portarlo in noi nella nostra vita, come con il segno della processione faremo stasera.

Chiediamo questo al Signore gli uni per gli altri. Dai bambini più piccoli, ai genitori, ai catechisti, ai diaconi, ai sacerdoti, al vescovo chiediamo che davvero questa solennità sia nel nostro cuore e ci aiuti a portare il senso di festa, cioè di Dio con  noi, in ogni atto della nostra vita.

Sia lodato Gesù Cristo!

 

 

 

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