Il vescovo Rodolfo: "“Con lei è nata una forma profetica di maternità, che nella logica del Vangelo accoglie e non crea scarti. La affidiamo a Dio con gratitudine”

Morta Irene, la prima mamma di vocazione di Nomadelfia. Il cordoglio della Diocesi

Domenica 15 maggio, nella solennità di Pentecoste, Irene Bertoni, prima mamma di vocazione e assieme a don Zeno cofondatrice di Nomadelfia, è partita per la vita eterna.

“Grati e riconoscenti al Signore della vita per il dono totale della sua esistenza in favore dell’infanzia abbandonata, affidiamo a Lui mamma Irene di Nomadelfia, che insieme a don Zeno contribuì a fondare la comunità dove la fraternità è legge”. Con queste parole il vescovo Rodolfo esprime il cordoglio della Chiesa di Grosseto per la morte prima mamma di vocazione di Nomadelfia, deceduta a Roma, dove ormai viveva stabilmente dagli anni ’70 nella casa donata a Nomadelfia dal Beato Paolo VI.
Mamma Irene aveva 93 anni. Era nata, infatti, a Mirandola il 6 febbraio 1923.Entrò a Nomadelfia che aveva solo 18 anni. Era il 21 luglio 1941. Di lei più volte don Zeno ha detto: “Se non fosse arrivata Irene avrei chiuso”. E’ stata mamma di 58 figli.

“Con Irene – prosegue il Vescovo – è nata una forma nuova e profetica di maternità, quella delle mamme di vocazione, donne che nella loro esistenza si sono prese cura di bambini che non avrebbero avuto alcun altro affetto, crescendoli, facendoli diventare donne e uomini cristiani. Di questo servizio dobbiamo essere grati a Irene e a tutte le mamme di vocazione che Nomadelfia ha generato e offerto al nostro tempo. In lei – conclude mons. Cetoloni – vediamo il segno forte di una cristiana che ha saputo prendere sul serio il Vangelo, la chiamata alla fecondità di vita, che è di tutti, e il rispetto per ogni esistenza, di cui si è fatta carico amandola e curandola in quella logica evangelica dell’attenzione ai più piccoli, a coloro cioè che oggi Papa Francesco ci indica come gli ‘scarti’ di una società che continua a marginalizzare e tende ad escludere, a scartare appunto”.

La vita

Irene nasce a Mirandola il 6 febbraio 1923. Entra in Nomadelfia, allora Opera Piccoli Apostoli, il 21 luglio 1941. Aveva 18 anni, al tempo era minorenne ed era studentessa liceale. L’8 dicembre 1941, Irene, si presenta al Vescovo con due figli. Gli dice: “Non sono nati da me, ma è come se li avessi partoriti io”. Le sono stati affidati don Zeno. Il Vescovo benedice questa giovane e in lei benedice una maternità virginea, non dalla carne o dal sangue, ma dallo spirito e dalla volontà. La famiglia di Irene verrà benedetta poi nel giorno di Natale del 1941. Sembra un fatto da poco, ma con Irene nasce nella Chiesa e nel mondo una nuova figura: vergini non consacrate, che rinunciano al matrimonio per accogliere figli abbandonati. Sono le “Mamme di vocazione”.

Altre donne la seguono. Dopo pochi anni si uniscono a loro anche famiglie di sposi, tutte disponibili ad accogliere figli che si trovino in stato di abbandono. Questi figli vengono accolti in Nomadelfia, e sono affidati all’altare
alle mamme di vocazione o alle famiglie di sposi con le parole che Gesù rivolse dalla croce alla Madonna e a S. Giovanni: “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre”.

Per oltre cinquant’anni circa Irene è a Roma e cura i rapporti con la Santa Sede e con lo Stato Italiano. Ha incontrato in questo periodo sia i vari papi (Pio XII, Giovanni XXIII, in particolare Giovanni Paolo II e anche papa Francesco) che i Presidenti della Repubblica Italiana.

Il funerale sarà celebrato mercoledì 18 maggio alle 10.30 a Nomadelfia.

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