9 ottobre: le diocesi di Grosseto e Pitigliano hanno aperto simbolicamente il cammino sinodale a Montenero

Le diocesi di Grosseto e Pitigliano-Sovana-Orbetello hanno aperto insieme, in modo simbolico, al santuario di Monteneroil cammino sinodale che coinvolgerà, nel prossimo triennio, tutta la Chiesa italiana. In anticipo rispetto alla data indicata dalla Cei, le due Chiese unite nella persona del medesimo vescovo, si sono ritrovate dinanzi alla Patrona della Toscana per quello che tradizionalmente, da decenni, è per entrambe il gesto con cui iniziare il cammino di un nuovo anno pastorale: il pellegrinaggio fino a Montenero. Lo hanno fatto insieme, attorno al vescovo Giovanni, accompagnati da oltre trenta sacerdoti.

La prima fase del Sinodo (2021-2023) mette al centro proprio la consultazione a livello diocesano ed è per questo che il vescovo Giovanni ha desiderato che l’apertura simbolica di questo cammino avvenisse in occasione del pellegrinaggio a Montenero, che ha visto convergere insieme oltre 400 fedeli delle due diocesi maremmane.

“Insieme”, d’altra parte, è l’espressione che più ritorna, in questi mesi, nelle parole del vescovo Roncari. Che anche a Montenero, nell’omelia pronunciata durante la Messa celebrata nell’aula mariana del santuario retto dai monaci Vallombrosani, è tornato su questo termine. A Maria “madre e maestra” ha voluto affidare il cammino che simbolicamente si è aperto a Montenero. “Portiamo all’altare – ha detto – le nostre Chiese, le nostre comunità parrocchiali, i nostri territori dove insieme ci sforziamo di vivere la vita cristiana”. E per sé il vescovo Giovanni ha chiesto alla Madonna “di essere sempre al servizio della Chiesa e di consumare la mia esistenza per il popolo che mi è affidato”. Ha poi voluto sottolineare due aspetti del cammino sinodale.

“Il primo – ha sottolineato – ci è richiesto dalla natura stessa del Sinodo e dalla logica del camminare insieme: creare relazioni vere, autentiche fra noi. Vuol dire conoscersi, apprezzarci nei doni che Dio ha fatto a ciascuno”. E citando l’apostolo Paolo (noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo), ha precisato: “La prima condizione per poter creare delle vere relazioni tra noi è sentirsi in pace con se stessi. Non una pace purchè sia o che nasce da una coscienza che sta zitta. La pace che nasce dall’essere in comunione con Dio, ha come conseguenza una autostima profonda perché si riconosce nella nostra vita personale la presenza di Dio”.

Il secondo aspetto sottolineato dal vescovo Giovanni è l’impegno, attraverso il Sinodo, “a trovare, insieme, nuove strade, nuovi linguaggi, nuovi atteggiamenti per portare il Vangelo alla generazione di oggi. Non si tratta – ha chiarito – di trovare trucchi, escamotage o parole che impressionino, ma parole giuste, adatte, profonde per poter parlare del Signore Gesù”.

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