Ai fratelli e alle sorelle della Chiesa di Grosseto,
alle Istituzioni,
alle donne e agli uomini di questa terra di Maremma
Come auguri di Pasqua un mio amico pittore mi ha regalato una sua tela.
Anni fa mi aveva donato una “Natività”, da tempo gli chiedevo che si cimentasse con una “Resurrezione”. Adesso il quadro, bello, è su una parete del mio studio. I colori odorano ancora di fresco.
Tratti essenziali: alla base una lunga linea orizzontale, marrone terrosa e poi, su, su con dei tratti di linee incurvate, slanciate e aperte verso l’alto. Sulle ultime, quasi verticali, una strisciata rossa di sangue. Lo sguardo percepisce come una leggerezza ritrovata. Già sepolta, ora vola verso l’alto e attira a sé, trascinando su nel colore rosso della vita ferita, ma vincente e donata.
Giorni fa, insieme ai fratelli di Caldana, meditavo alcuni versetti della Lettera agli Ebrei, che ci ha accompagnato, nella preghiera liturgica, verso Pasqua: “E’ impossibile che il sangue dei sacrifici di tori e di capri elimini i peccati…per questo Cristo, entrando nel mondo dice: <Ecco, io vengo!>… Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del Corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre! (…) Fratelli, ora abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Cristo, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi (…). Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza!” (Eb 10,9-23)
Pasqua è questa “volta per sempre” di Dio, che ogni giorno suscita, genera, sostiene e attira la nostra speranza. Lui, sottoposto al peso, chiuso dalla tomba, è stato capace di ribaltare la pietra del sepolcro e ci attrae verso l’alto, ci offre la libertà nel suo sangue, ci comunica, ferita, la sua vita donata.
Immergerci in essa! …
Guardandomi dentro e attorno vedo tante realtà anguste e pesanti, vedo zolle aride e rocce scheggiate, percepisco slanci di bene e spinte in basso, come offese all’uomo, che sembrano voler ributtare continuamente tutto nel pozzo del nulla, nel male.
Ma il tempo, che scorre duro, ha dentro di sé una filigrana d’oro: la liturgia che ci riporta i giorni di Pasqua! “Celebrerete la Pasqua”; “Fate questo in memoria di me!”
E riemerge quella “volta per sempre” di Dio che ha vinto la morte e ci purifica dentro. Innesta in una vita alternativa, vivente e vivibile.
Il chicco di grano, caduto e macerato dalla terra, si fa assimilare e produce per essa molto frutto.
Vorrei fare gli auguri dicendo semplicemente: Buona Pasqua! Così, in questa misura di limiti dove però si alza di nuovo il grido: il Signore è risorto! E’ veramente risorto!
Vi sono ovunque limiti e stanchezze, mali e peccati dai quali pare proprio impossibile uscire da soli… Ma Egli è venuto, si è immerso in tutto, anche nel male, fino ad essene fiaccato, ucciso. L’amore del Padre lo ha tratto fuori dalla morte; l’amore dello Spirito lo spinge ancora a noi, in questi nostri giorni, qui e ovunque.
La liturgia, le tradizioni, le scelte che uno può fare in questi giorni sono occasioni per “fare Pasqua”: si può perdonare ed essere perdonati, si può cercare e trovare, si può desiderare un incontro ed essere in comunione….tra noi, in famiglia, nella Chiesa, nel mondo in cui siamo, ma anche con il Signore nel celebrare la Pasqua, nel confessarsi, nel partecipare all’Eucaristia, nel farsi lavare umilmente i piedi e nel chinarsi a farlo ad altri, nell’aprire il cuore come Lui lo ha aperto per noi.
Buona Pasqua! Così!
Vorrei che qualcosa o qualcuno in questi giorni fosse come quel quadro che mi hanno donato: lo sguardo vede sempre l’oscuro in basso, ma può andare oltre la linea terrosa ed essere attratto in alto e illuminarsi in quel rosso di sangue…
Buona Pasqua, come un colpo d’ala, su verso l’Altissimo, dentro il santuario dell’incontro con Lui, il Signore Crocifisso-Risorto!
Buona Pasqua!
+Rodolfo, vescovo