Cari fratelli e sorelle,
viviamo questo momento che richiama la veglia pasquale. La notte di Pasqua in tutte le chiese parrocchiali viene esaltato il fonte battesimale, “perché – dice la preghiera che viene recitata in quella santa notte – tutti coloro che in questo fonte riceveranno il battesimo, sepolti con Cristo nella morte, con lui risorgano alla vita immortale”. Questo è il significato profondo del Battesimo!
La presenza vorrebbe sottolineare anche un altro aspetto, che diciamo sempre nella Professione di fede: “Professo un solo battesimo”: allora questo vostro fonte, quello della cattedrale, quello di qualsiasi altra chiesa sulla faccia della terra richiama l’unità e il fondamento della fede, che oggi nella seconda lettura san Paolo ci richiama in maniera molto bella e molto profonda. Scrive Paolo agli efesini: voi – pagani ed ebrei – eravate due popoli in contrasto; ebbene Cristo ha fatto dei due un popolo solo. Noi potremmo continuare questa lettera dicendo che di tre, di quindici, di cinquanta popolo ne ha fatto un solo: il popolo che si risconosce in Gesù Cristo, da Lui è chiamato e, dunque, tira le conseguenze dell’essere un popolo solo.
Paolo continua dicendo che “possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito”, lo Spirito ricevuto nel battesimo.
Allora seguiamo con attenzione questo momento di benedizione del nuovo fonte. Noi ci rivolgeremo ai santi, prima di tutto, perchè da quello stesso battesimo essi sono diventati ciò che sono e noi crediamo nella Chiesa, una, la Chiesa del tempo e quella dell’eternità che formano un unico popolo di Dio
E poi la solenne benedizione, l’incensazione del fonte in segno di venerazione.
Vorrei esortarvi, allora, con due richiami.
Il Vangelo – dice una frase che ripeto spesso e nella quale mi ritrovo profondamente – non va solo creduto, va anche celebrato. E’ ciò che stiamo facendo, perché credere in Gesù Cristo non vuol dire avere una vaga nozione su di lui – “c’era una volta …” – ma vuol dire incontrarlo. E Cristo lo incontriamo nei sacramenti, a partire da quello primordiale, che è la Chiesa stessa. Allora vorrei esortare questa comunità parrocchiale a celebrare i battesimi con la massima solennità. Il battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana! Io sono vescovo perché sono stato battezzato; sono frate cappuccino perché sono stato battezzato; ognuno di noi è ciò che è perché è stato battezzato. Allora celebriamo con solennità il battesimo; non in forma privata, quasi nascosta, perché non riguarda solo i genitori e la famiglia di colui o colei che viene battezzato, ma tutta la comunità. Antichi usi, che oggi forse avrebbero poco significato, ma che risalgono a tante generazioni cristiane che le hanno praticate, prevedevano che quando il sacerdote versava l’acqua sul capo del battezzando, le campane venivano sciolte col doppio suono, perché un nuovo cristiano entrava nella Chiesa e dovevano saperlo tutti. Erano e sono segni belli che ci aiutano a celebrare il Vangelo nel quale crediamo. Mi si potrebbe obiettare che erano usi di un’altra stagione… vero, ma rispecchiavano una realtà interiore. Oggi possiamo trovare altri modi, l’importante che sia celebrato in modo solenne e che coinvolga tutta la comunità. E’ importante! Lo è soprattutto per le nuove generazioni, che devono poter entrare in una comunità sentendo che a noi, che ci siamo da tanti anni, fa piacere che loro ci siano, accogliendoli col sorriso, con la gioia. Ecco in che modo possiamo celebrare un battesimo, oltre ai gesti e ai segni che competono al sacerdote!
La seconda esortazione è questa: proprio per l’importanza solenne del battesimo (e della cresima), vi chiedo se sapete in che giorno siete stati battezzati. Noi conosciamo tante date che riempiono la nostra vita, impariamo a conoscere anche la data del nostro battesimo! Alle volte, ai genitori che battezzano i loro bambini, chiedo: come si fa a dare loro un’educazione cristiana fin da piccolini? Facendo festa ricordando con loro la data del loro battesimo! E’ un “linguaggio”, quello della festa, che i bambini capiscono immediatamente e diventa la prima educazione cristiana: fare festa perché il Signore mi ha accolto fra i suoi.
Ecco: andiamo a rivedere e riassaporare quella data benedetta, nella quale siamo nati nella Chiesa! Una nascita che durerà in eterno: possiamo presentarci al Padre in un solo spirito.
Amen!
+Giovanni
(da registrazione)