Correlatrice l’architetto Barbara Fiorini, in qualità di professionista incaricata dalla Diocesi di condurre la campagna di scavo e bonifica dei locali

Una tesi di laurea sui vinaccioli rinvenuti nel pozzo-cisterna riportato alla luce nel 2009 sotto la Cattedrale di San Lorenzo

Quanto rinvenuto, a partire dal 2009, sotto la Cattedrale di San Lorenzo, a Grosseto, grazie alla campagna di scavo e di bonifica, è diventato oggetto di una tesi di laurea presso la Facoltà di Agraria, corso di laurea in Biotecnologie vegetali e microbiotiche, dell’Università di Pisa.

 

La studentessa pisana Chiara Guidi lunedì 13 aprile ha conseguito il titolo di dottore in Agraria discutendo il suo interessante lavoro dal titolo: “La vite nel Medioevo in Maremma: caratterizzazione morfologica di reperti vegetali del 1400 e analisi molecolare di vinaccioli antichi attraverso marcatori di Dna”. Relatore il prof. Claudio D’Onofrio, che ha fatto parte dell’equipe di studio del materiale rinvenuto nel vano ipogeo riportato alla luce, quasi casualmente, nella campagna di scavo e bonifica sotto il Duomo di Grosseto e che in modo specifico si sta occupando della estrazione del dna dai vinaccioli ritrovati nel pozzo di butto risalente al XV secolo e contenente diversi reperti archeologici, tra cui materiale vegetale.

Correlatrice l’architetto Barbara Fiorini, professionista di cui si avvale la Diocesi e che nel 2009 fu incaricata dalla Curia e dal Capitolo della Cattedrale di mettere a punto il progetto di recupero delle sacrestie del Duomo, colpite da segni evidenti di umidità di risalita capillare. Grazie a quell’intervento, fu possibile riportare alla luce un pezzo di storia di Grosseto. In mesi e mesi di scavi emerse, come sepolto dalla storia, un vano ipogeo, utilizzato verosimilmente come locale commerciale, e un pozzo-cisterna di forma circolare, che hanno restituito migliaia di reperti di vario materiale (ceramica, ferro, vetro), ma anche semi di pianta, noccioli, tre sigilli di piombo, monete, dadi di osso, uno scarabeo, recipienti da conserva e dispensa, anforette di scuola senese, olle, maioliche monocrome o con rivestimenti in stagno e piombo, catini, scodelle e un bellissimo esemplare di zaffera a rilievo di produzione fiorentina.

Tra i tesori riportati alla luce anche la vite. La tesi a cui ha lavorato la neo dottoressa Chiara Guidi ha avuto lo scopo di catalogare su base morfologica il materiale vegetale proveniente dal pozzo, a cui è seguita una genotipizzazione attraverso un’apposita analisi di alcuni dei vinaccioli catalogati, con l’intento di stabilire eventualmente un legame parentale con le specie di vite attualmente coltivate in Toscana. Proprio per questo è stato estratto il dna dai vinaccioli, poi quantificato attraverso la prc real time e sono stati analizzati i profili dei nove loci microsatelliti di vitis vinifera concordati a livello internazionale.

Dalle analisi è emerso come sia variabile la quantità e la qualità del materiale genetico conservato in ogni singolo vinacciolo fossile ed è stato possibile ipotizzare alcune probabili parentele tra le varietà di vite a cui appartengono i vinaccioli fossili e alcune tra le varietà attualmente coltivate in Italia ed in modo particolare in Toscana.

 La campagna di scavi

Iniziata nel 2009 col progetto di recuperare le sacrestie della Cattedrale aggredite dall’umidità, la campagna ha permesso di rinvenire, sotto le stesse sacrestie, ma anche sotto il coro e l’attuale presbiterio, un vano ipogeo utilizzato verosimilmente a scopo commerciale.

Con l’architetto Barbara Fiorini, della campagna di scavo hanno fatto parte la Soprintendenza ai beni archeologici della Toscana; la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Siena e Grosseto e quella per i beni architettonici e paesaggistici, nonché la Società speleologica maremmana, tecnici e architetti.

Il vano sotterraneo – che dal cortile delle sacrestie nuove si sviluppa fin sotto l’altare di san Lorenzo, a tre metri e mezzo di profondità dal presbiterio – fu prima svuotato, dal momento che era ricoperto da 12 metri cubi di sostanza melmosa. I professionisti si sono, così, trovati davanti un ampio locale in mattoni e a volte, con una pavimentazione anch’essa a mattoni a due pendenze e una canalina di scolo. E’ stata poi rinvenuta una cisterna circolare, posta sotto il terzo stallo del coro ligneo del Duomo. Dal vano ipogeo e dalla cisterna sono emersi reperti di ogni tipo ed in gran quantità, tra cui i vinaccioli oggetto della tesi di laurea e del lavoro di ricerca, per capire che tipi di uve si coltivavano in Maremma in epoca medievale e se sia possibile reimpiantare viti ormai scomparse o non più presenti sul nostro territorio.

 

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