E' qui che, nei primi anni '70, è nata l'esperienza della Caritas in Diocesi

Viaggio nei centri di ascolto parrocchiali. Prima tappa il Sacro Cuore

Ho conosciuto un gruppo dei volontari che ogni settimana, per due volte, tengono aperto il centro di ascolto della parrocchia del Sacro Cuore, in via della Pace.

È qui che la Caritas diocesana ha mosso i primi passi, a metà anni ’70, anche grazie all’impegno dei Missionari Vincenziani e di padre Coletta in particolare. «Partimmo grazie a donazioni e offerte, comprammo il primo frigo e scegliemmo questo spazio per le nostre attività», spiega Agostino Megale, responsabile del Centro di ascolto, mostrando gli spazi parrocchiali della Caritas. Nel tempo, anche grazie alla collaborazione con Banco Alimentare, la disponibilità di aiuti è andata crescendo e attualmente la parrocchia dà assistenza a più di 200 persone. I volontari, raccontando, tratteggiano, dietro ai numeri, immagini di volti conosciuti, di esperienze toccate con mano: assistiti e volontari che si incontrano per le vie del
quartiere, chiacchierano e si confidano gioie e fatiche della vita. E chi si è legato torna, anche se non ha necessità materiali per cui essere aiutato, magari con un piccolo dono dal Paese di origine.

Il campanile del Sacro Cuore è un punto di riferimento, simbolico e non, per persone che si trovano un po’ incagliate in situazioni di solitudine e vulnerabilità. Non si vuole rimediare solo alla fame, ma anche alla solitudine. «Alcuni di noi sono qui da 10 anni e quelli che si costruiscono sono legami non solo basati sul bisogno: è come se fossimo una famiglia. Certo, capita che ci sia qualcuno che cerca un po’ di approfittarsi, ma generalmente c’è un rapporto di mutuo rispetto», dicono i volontari.

La relazione non è solo un aspetto velleitario, ma il metodo con cui i servizi
vengono erogati: «Ognuno riceve ciò di cui ha bisogno in base alla sua precisa condizione. Non esistono ricette universali e il primo passo è sempre l’ascolto, dopo di che capiamo quello che possiamo fare. Le soluzioni sono le più varie: spesa, aiuti per le bollette, ma anche indicazioni per le necessità più disparate, come l’iter per ottenere la patente o un aiuto per imparare l’italiano».

Se da una parte la burocrazia viene ridotta all’osso, la Caritas ha sviluppato, negli ultimi anni, un sistema che permette di elaborare statistiche sui richiedenti, equilibrare le risorse ed evitare le frodi, grazie alla condivisione di informazioni tra Parrocchie. La richiesta di impegno viene soddisfatta con gratitudine: «È un modo per restituire tutta la bellezza che la vita mi ha donato – dice una volontaria – Questa primavera siamo stati gli unici a poter dare assistenza ad una signora anziana, che da mesi non
vedeva nessuno, le abbiamo portato la prima mascherina».
Di questo impegno c’è sempre più bisogno, soprattutto ora che la pandemia incomincia a far sentire il suo morso. «Nell’ultimo periodo c’è stato un incremento del 10% nelle famiglie che richiedono aiuto e probabilmente dopo questa seconda ondata sarà ancora peggio», preconizzano i volontari.

(da “Toscana Oggi” del 29 novembre 2020-servizio a cura di Giovanni Cerboni)

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