Passione e morte, l’amore per gli uomini

Essere dono. Dare vita per amore. Settimana della Bellezza 2020

– Museo Diocesano d’Arte Sacra di Grosseto

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Lc 23, 39-42

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

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Coloro ch’egli ama, si accalcano, montano la guardia intorno al suo corpo esposto, ricoprendo, velando col loro amore la sua nudità, troppo sanguinante, troppo dolorosa per offendere qualsiasi sguardo. A traverso il sangue e il pus, egli vede la propria pena riflessa sui volti cari: quelli di Maria sua madre, di Maria Maddalena, d’una delle sue zie, moglie di Cleofa. Giovanni ha forse gli occhi chiusi. Ed ecco l’episodio sublime, l’ultima invenzione dell’Amore, innocente e crocifisso, che Luca solo riporta: L’uno dei malfattori appiccati lo ingiuria dicendo: Se tu sei il Cristo, salva te stesso e noi. – Ma l’altro lo riprendeva dicendo: Non hai tu timore di Dio, che sei nel medesimo supplizio? Per noi è giustizia, perché riceviamo la pena degna dei nostri misfatti: ma costui non ha commesso nulla di male.

E tosto che ha parlato, una grazia immensa gli piove in cuore: quella di credere che quel suppliziato, quel miserevole rifiuto che i cani schiferebbero, è il Cristo, il Figlio di Dio, l’Autore della vita, il Re del cielo. E dice a Gesù: «Signore, ricòrdati di me, quando sarai entrato nel tuo regno».

«Oggi stesso tu sarai con me in paradiso». Un solo moto di puro amore, e un’intera vita criminale è cancellata. Buon ladrone, santo operaio dell’ultima ora, inebriaci di speranza.

F. Mauriac, Vita di Gesù

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L’opera. La Crocifissione fu eseguita per 340 lire da Alessandro Casolani nel 1583, su incarico di monsignor Francesco Piccolomini, vescovo di Pienza e Montalcino, per l’altare della cappella di Sant’Andrea nel palazzo Piccolomini Patrizi di Siena.

Non si conoscono i motivi né l’epoca in cui giunse a Grosseto, ma era presente già nel 1934, nel primo nucleo di opere raccolte dal Canonico Cappelli.

La tela fu elaborata dal Casolani dopo il viaggio a Roma, aggiornato ai modi della cultura tardo manierista presente nell’Urbe e soprattutto alla visione controriformista a cui Casolani era stato introdotto dai vari artisti frequentati negli anni del soggiorno romano.

Il dipinto insiste su un profondo senso di compassione per il Cristo, mirabilmente espresso da Casolani, che a sua volta fu uomo di fede, umile e devoto. L’artista interpreta la Crocifissione come il sublime sacrificio di Dio per gli uomini, ne compartecipa il dolore della morte, espresso però attraverso un linguaggio calmo che prefigura la beatitudine per l’agognato premio celeste del ricongiungimento a Dio. La tela mostra però una scelta cromatica funzionale all’episodio narrato, quello della morte, che si esprime per mezzo di una tavolozza livida, tramite le forme smagrite e sofferenti dei santi, nonché nella posa umile del nobile committente Piccolomini che, nonostante l’illustre discendenza e l’importante carica ecclesiastica, appare come un servo di Cristo che volge a lui lo sguardo compassionevole, perfettamente in linea con i dettami controriformisti.

Per l’elaborazione della Crocifissione Alessandro Casolani predispose vari disegni che coglievano particolari e varianti, la maggior parte dei quali è conservata presso la Biblioteca Comunale di Siena. Le cronache del tempo ci ricordano Casolani quale “huomo da bene, di costumi piacevoli, che dava troppo nel modesto e nel sommesso onde non avanzò quello che al merito suo conveniva” come narra di lui Mancini, mentre Ugurgieri Azzolini lo loda per non avere mai dipinto “Pitture lascive, né Historie profane”, definendolo “lontano da ogni superbia”, in coerenza con il suo spirito di uomo di fede. Casolani fu infatti un membro attivo sia della Compagnia laicale di Santa Caterina in Fontebranda, sia di quella di San Girolamo, nelle quali ricoprì cariche importati adoperandosi nella carità fin quasi alla fine dei suoi giorni.

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