“La Chiesa non è contraria alla cremazione. Non condivide la dispersione delle ceneri o la loro conservazione in casa”

Alcune considerazioni della Diocesi in occasione dell’apertura del crematorio a Grosseto

L’annuncio della ormai imminente apertura del crematorio a Grosseto diventa per la Diocesi occasione ed opportunità per offrire a tutti una riflessione sul senso che, nel cristianesimo, ha il culto dei defunti e la vicinanza della comunità a coloro che piangono la morte di un loro congiunto. Una riflessione che diventa ancor più carica di premura oggi, dopo che per oltre due mesi tutti abbiamo patito la sofferenza di veder morire persone a noi vicine senza poter esprimere, anche con la presenza e con la preghiera comunitaria, il senso di affidamento di una vita che lascia questo mondo, a causa della impossibilità di celebrare le esequie a motivo della pandemia.

In primo luogo la Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi, più in linea con la nostra sensibilità nel modo di onorare i defunti. Tuttavia non si oppone alla cremazione. Anzi, dopo la celebrazione delle esequie, ne accompagna la scelta con specifiche indicazioni liturgiche e pastorali.

“Naturalmente la risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana e grazie ad essa la morte ha un significato positivo: per chi guarda al Cristo glorificato, morire non segna più la fine di tutto ma il passaggio all’incontro con Lui e quindi alla pienezza della vita”, spiega don Marco Gentile, responsabile dell’ufficio liturgico diocesano. “Questo – continua – resta l’annuncio centrale per la Chiesa e, nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, l’inumazione è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale. La vita è una esperienza di relazione e la fede cristiana è inscindibile dalla sua esperienza di comunità, di popolo di Dio. Così, a motivo di questa realtà profondamente umana e della pietà verso i defunti animata dalla speranza della risurrezione, dobbiamo sottolineare l’importanza imprescindibile del cimitero”.

Ci sono due aspetti, invece, sui quali la Chiesa invita i credenti a riflettere.

Il primo è quello della conservazione delle ceneri. “Di regola deve avvenire in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata”, puntualizza don Gentile.

La Chiesa ritiene non corrispondente alla visione cristiana conservare le ceneri nell’abitazione domestica, disperderle o convertirle in oggetti. “Queste pratiche, seppur non necessariamente in modo consapevole, portano con sé alcuni rischi, che incidono negativamente sulle coscienze. A partire dalla tentazione di appropriarsi di una persona, privatizzandone la morte e la memoria. Ma c’è anche il rischio di trasformare la relazione con una persona in un oggetto, fino alla pratica di trasformare le ceneri in diamanti o gioielli o altri oggetti commemorativi. Una persona non è mai un oggetto”.

“La morte – conclude don Marco – è un momento tanto decisivo nella nostra vita che la Chiesa, con la sua fede, desidera farsi accanto a ogni persona per sostenerla e aprirla alla speranza, ma anche aiutarla a vivere questo momento come una parte dell’esistenza umana, che segna un passaggio e non una fine”.

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