FESTA DEL PATRONO DELLA POLIZIA DI STATO

“Cristo ha vinto il male per sempre, impegniamoci a educare i giovani alla legalità e alla scelta del bene sempre!”

L'omelia del Vescovo nella Celebrazione in cattedrale-29 settembre 2022

E’ stato un messaggio sull’importanza della legalità da insegnare, praticare, trasmettere, quello che il vescovo Giovanni ha voluto lanciare questa mattina, celebrando, nella cattedrale di Grosseto, la Messa solenne nella festa degli arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele. Michele è, infatti, il patrono della Polizia, rappresentata dal questore Antonio Mannoni con donne e uomini della Polizia di Stato, ma anche dal Prefetto e da numerose autorità istituzionali e militari.

IL TESTO DELL’OMELIA

Signore e signori miei,

di nuovo un caro e rispettoso saluto a tutti voi. Abbiamo ascoltato dal libro dell’Apocalisse – l’ultimo libro della Bibbia – la notizia di una lotta, di una guerra, che finisce con il trionfo del bene.

Nel linguaggio ordinario la parola “apocalisse”, l’aggettivo “apocalittico” hanno un significato negativo: si dice “uno spettacolo apocalittico” per descrivere qualcosa di molto grave, che mette in forse tante sicurezze, ma nel linguaggio biblico il significato è esattamente opposto. L’apocalisse è l’annuncio di una vittoria: la vittoria di Gesù Cristo. E’ l’annuncio di una vittoria definitiva, che conosce però tante tappe durante la storia dell’uomo, tappe di alterne vicende. E’ quello che celebriamo oggi: la festa dei santi angeli ci ricorda proprio questa lotta tra il bene e il male, non come un fatto simbolico; il bene e il male esistono e agiscono nella storia dell’uomo! E l’uomo è chiamato a decidere da quale parte vuole stare. Una decisione nell’intimo della coscienza, certo, ma una decisione anche sociale, che orienti cioè la società tutta verso il bene: quello dei singoli, quello delle persone più fragili e disagiate, il bene di coloro che non sanno costruirsi un futuro e soprattutto il bene di coloro che si affacciano alla vita, i bambini.

Vorrei leggervi, a tal proposito, poche parole di un testo di quasi sessant’anni fa: la Gaudium et Spes, uno dei documenti del Concilio Vaticano II, quello che delinea i rapporti fra la Chiesa e il mondo contemporaneo.Ad un certo punto parla del rispetto della persona umana in questi termini:

ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro « se stesso », tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente (50), per non imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro (51). Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un’unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: « Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt25,40)” (GS n. 27)

Credo che possiamo aggiungere, nella riflessione che peraltro la stessa Gaudium et Spes fa, la legalità per la costruzione di questa società. Legalità che voi rappresentate e di cui siete i custodi.

Certo, da sola la legalità non basta; già i nostri antichi padri dicevano che “Summum ius summa iniuria”. Questa frase non è nel Vangelo, è nella sapienza umana, che già era arrivata a dire che la legge da sola non basta, ma serve! Voi rappresentate questo nodo estremamente decisivo di una legalità che va osservata e che va insegnata, per riuscire a far capire alle giovani generazioni che la legge non è contro l’uomo! Ci possono essere, certo, anche leggi contro l’uomo, ma in quel caso la coscienza sociale, la coscienza individuale, la cultura e per i cristiani la fede devono far alzare la voce. Tuttavia la legge come tale serve alla convivenza, serve a tutelare i diritti di ciascuno, ma anche i doveri di ciascuno!

Auguriamoci di saperlo insegnare alle nuove generazioni; auguriamoci di saperlo insegnare con l’esempio, certo, ma anche con le parole ai nostri figli e nipoti perché si sforzino di costruire una società basata sui rapporti reciproci alti, di buono spessore, di validità umana e spirituali e di non abbandonarsi a chi grida di più, a chi ha le “armi” in mano, a chi ha la prepotenza sociale individuale e soprattutto della coscienza.

E’ un cammino, amici e fratelli – siamo in chiesa, posso chiamarvi anche così: fratelli e sorelle – non indifferente quello che abbiamo davanti. Senza scoraggiarci delle sconfitte subite nel passato – recente o antico (la storia dell’uomo è quella che è) – ma confidando, per chi crede, nella potenza della parola di Cristo che abbiamo ascoltato nel libro dell’Apocalisse, cioè la vittoria del bene sul male. Non è un auspicio, non è un augurio…ci servirebbe a poco, forse a illuderci; ma confidando in quella potenza – come abbiamo recitato nella preghiera iniziale della Messa – della missione che Dio dà agli angeli e agli uomini. E la missione è questa: insegnare a convivere non a sopportarsi semplicemente. E questo presuppone delle regole, che certamente cambiano col tempo e sono in evoluzione come è in evoluzione la vita (e la comunità è chiamata ad interrogarsi sempre su questa evoluzione), ma questo modo di educare, operare e sentire dentro ce lo dobbiamo avere e lo dobbiamo isnegnare ai nostri figli.

Buona festa a tutti voi, Amen!

+Giovanni

(da registrazione)

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