NATALE 2022

Di fronte ai drammi della storia ci viene dato un Bambino, cioè la vita stessa di Dio. La nostra e la Sua storia si sono intrecciate per sempre: ecco da dove proviene l’ottimismo cristiano!”

Le parole del vescovo Giovanni nella notte di Natale e l’appello a dedicarsi al bene comune “partendo dal volontariato e dalla preghiera”

“Di fronte ai drammi della storia, la Scrittura ci dice che ci viene dato un Bambino! Non un esercito, non una potenza, non chissà che cosa, ma un Bambino, cioè la vita di Dio stesso. Sappiamo riconoscerlo, questo Bambino, nella nostra strada, sappiamo riconoscerlo nella nostra vita, sappiamo riconoscerlo soprattutto nella nostra coscienza”.

Sono alcune parole dell’intensa omelia del vescovo Giovanni Roncari nella Messa della notte di Natale celebrata nella cattedrale di Grosseto.

In precedenza, alle 21, il Vescovo si era recato nella parrocchia di Casotto Pescatori per celebrare Natale con quella piccola comunità rimasta senza il parroco, dopo che – nelle scorse settimane – l’ormai anziano don Silvano Comini ha dovuto ritirarsi per problemi di salute, nel convitto ecclesiastico di Firenze. Il Vescovo ha voluto, così, essere lui stesso ad annunciare il Natale del Signore alla comunità di Casotto, in attesa di trovare una soluzione pastorale.

Alle 23.30, poi, in una cattedrale gremita, è iniziata la veglia della notte, aperta dall’ufficio delle letture. A mezzanotte l’inizio solenne della Messa di Natale. Giunto all’altare al termine della processione introitale, il vescovo Giovanni si è portato dinanzi alla Natività ed ha sollevato il velo che copriva il Bambinello, poi lo ha incensato insieme all’altare. Nei riti introduttivi anche il canto antico della Kalenda, inno bellissimo che, ripercorrendo le tappe salienti della storia dell’umanità, colloca l’avvenimento di Cristo in un preciso momento della storia stessa dando, così, l’annuncio solenne del Natale.

Al termine della Messa è stato aperto il grande presepe realizzato, da due volontari, nella cappella del Crocifisso. Il Vescovo vi ha sostato per qualche istante in contemplazione prima di raggiungere la sacrestia.

Hanno servito all’altare gli otto seminaristi della Diocesi; ha concelebrato don Andrea Pieri, che ha proclamato il Vangelo; ha svolto il servizio di cerimoniere don Ivano Rossi. La liturgia è stata animata da una rappresentanza della corale Puccini, diretta da Luca Bernazzani, responsabile musica sacra dell’ufficio liturgico della diocesi di Grosseto. All’organo Vincenzo Merone, organista della cattedrale di san Lorenzo.

La riflessione del Vescovo è partita dall’ultimo rapporto del Censis, che descrive il popolo italiano “impaurito e malinconico”. La guerra vicina, la pandemia, la crisi economica ed energetica tra i fattori di questa paura e malinconia.

“Non considerate di cattivo gusto parlare di questo a Natale – ha detto il vescovo Giovanni – Di cosa dovremmo parlare? Se la nostra fede non ci aiuta a confrontarci con la storia e l’attualità, che sono quelle che sono, allora diventa un’illusione, un’auto ingannarsi, un non voler vedere. Ma la fede cristiana non è questo! Lo sappiamo bene! La fede deve aiutarci a confrontarci con la realtà e a chiedersi: io cosa posso fare per la mia Chiesa e per la mia società? Dalla celebrazione natalizia dobbiamo e possiamo trovare il coraggio e la voglia di interrogarci”. D’altra parte Cristo è entrato nella storia “perché ricevessimo l’adozione a figli”, ha ribadito il Vescovo, e da quella notte di Betlemme “la storia dell’uomo e la storia di Dio si sono intrecciate in maniera definitiva!”

“Questo – ha proseguito – noi celebriamo nel Natale: l’incontro fra Dio e l’umanità, un incontro definitivo. Questo forma l’ottimismo cristiano! Noi possiamo col Signore Gesù costruire una nostra storia umana altra; noi possiamo collaborare con tutti gli uomini di buona volontà; noi possiamo e vogliamo costruire una via umana degna di questo nome per vivere fin da ora una vita umanamente alta e dignitosa. Possiamo sforzarci nel fare questo, certo! Dobbiamo in qualche modo conquistalo, questo e nel disincanto di oggi, nel tempo del pensiero debole e del proprio particulare esasperato fino all’eccesso e nel tempo di fondamentalismi culturali, religiosi e politici, di voglia di costruire muri piuttosto che ponti, noi dobbiamo costruire una speranza insieme!”

Il vescovo Giovanni ha indicato anche alcuni ambiti. Prima di tutto “raccontando Gesù, senza vergognarci del Vangelo”; poi “celebrando i suoi misteri”; quindi testimoniandolo “coi comportamenti”, a partire dall’impegno per “la giustizia di considerare ogni persona degna di essere accolta, degna di essere ascoltata, degna di essere difesa”. In questo senso, il Vescovo ha suggerito anche l’impegno nel volontariato: “Non stiamo semplicemente a vedere altri che lo fanno”. E chi non ha la forza di fare materialmente, “può sempre pregare”.

Infine “lo sforzo del perdono cristiano”, che “non è dimenticare”, ma “riprendere nel profondo del proprio io quello che possiamo aver subìto e interpretarlo in maniera diversa”.

“Non abbiate paura – è stato l’appello finale – di interrogarvi nel profondo e di vedere cosa ognuno può fare con l’aiuto e la grazia di Dio. E una risposta la troveremo, una risposta che magari non immaginiamo neanche”.

La mattina di Natale il vescovo Giovanni ha celebrato la Messa solenne nel duomo di Orbetello, mentre nel pomeriggio, a Pitigliano, si è recato nella sinagoga per partecipare alla festa della Hanukkah (o dei lumi).

Il 2 gennaio partirà con gli otto seminaristi, il rettore e il vescovo emerito Rodolfo per la Terra Santa.

In Caritas la mattina di Natale sei volontari in cucina hanno preparato il pranzo, servito a 36 ospiti in mensa e a 13 persone a cui è stato consegnato a domicilio.

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