Giornata mondiale dei poveri: lettera aperta della Caritas

Domenica 18 novembre è la seconda giornata mondiale dei Poveri. Ogni ricorrenza che si ripete ci invita a ripercorrere il percorso fatto, a vivere il presente e a guardare al futuro. Il Santo Padre, quest’anno, ci ricorda che con il termine generico di “poveri” noi chiamiamo chiunque vive condizioni di sofferenza ed emarginazione ed ogni giorno ci imbattiamo in loro.

“Questo povero grida e il Signore lo ascolta”.

Gridare: Che cosa esprime il grido del povero se non la sua sofferenza e solitudine, la sua delusione e speranza? Come mai questo grido che sale fino al cospetto di Dio, non riesce ad arrivare alle nostre orecchie e ci lascia
indifferenti e impassibili? Ma siamo capaci di ascoltare? Per ascoltare occorre il silenzio. Occorre tacere, far tacere i nostri pregiudizi, le nostre facili soluzioni, la nostra incapacità ad entrare in sintonia con la loro condizione, bloccare le nostre reazioni sempre incoerenti. Si è così intrappolati in una cultura che obbliga a guardarsi allo specchio e ad
accudire oltremisura se stessi, da ritenere che un gesto di altruismo possa bastare a renderci soddisfatti, senza lasciarsi mai compromettere direttamente.

Il Signore non solo ascolta, ma risponde!

Rispondere: La Sua risposta è attestata da tutta la storia della salvezza, è una partecipazione piena d’amore alla condizione del povero. Abramo, Mosè e tutto il popolo in cammino nel deserto ce ne danno testimonianza. Il suo
intervento è sempre di salvezza per curare le ferite dell’anima e del corpo, per restituire giustizia e per aiutare a riprendere la vita con dignità.
La sollecitudine dei credenti non può limitarsi a una forma di assistenza, pur necessaria e provvidenziale in un primo momento, ma richiede quella “attenzione d’amore” che onora l’altro in quanto persona e cerca il suo bene. Dio libera, il povero della Bibbia vive con la certezza che Dio interviene a suo favore per restituirgli la dignità, liberandolo da ogni “catena e gioghi” (Is58,6-7). La povertà non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e
dall’ingiustizia. La salvezza di Dio prende la forma di una mano tesa, che offre accoglienza, protezione, e permette di sentire l’amicizia di cui ha bisogno.

“Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possono integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo capaci e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo” (Evangelii Gaudium n.187).

Essere strumento di Dio: chi si pone al servizio è strumento nelle mani di Dio per far riconoscere la sua presenza e la sua salvezza. Ognuno, davanti al povero, riconosca umilmente che è lo Spirito, e non il protagonismo personale, a
suscitare i gesti che sono segno e risposta della vicinanza di Dio. Riconoscere che nell’immenso mondo della povertà, anche il nostro intervento è limitato, debole e insufficiente, conduce a tendere le mani verso gli altri, perché la collaborazione reciproca possa raggiungere l’obiettivo in maniera più efficace.

Proposta: Impegniamoci ad ascoltare un «povero», offriamogli il nostro interesse, coinvolgimento, «amore», condividiamo con altri, coinvolgiamo altri per cercare di rispondere ai veri bisogni per liberarlo da ciò che gli
impedisce di vivere appieno la sua dignità di figlio di Dio…
Diventiamo strumenti dell’amore di Dio, lasciamoci evangelizzare dai poveri… ci aiutano a scoprire la bellezza del Vangelo…

Le Caritas Parrocchiali: San Giuseppe; San Giuseppe Benedetto Cottolengo; Sacro Cuore; Santissimo Crocifisso; Maria Santissima Addolorata; San Francesco; Santa Lucia; Santa Famiglia; San Rocco e Beata Vergine del
Carmelo; Marina di Grosseto; Santissimo Salvatore, Istia d’Ombrone; Immacolata Concezione; Roselle.
La Caritas Diocesana

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