Prima la Messa, poi il passaggio della Porta da parte di tutti i fedeli. Per ultimo il Vescovo, che si è inginocchiato in preghiera. "Non chiudiamo, ma sigilliamo questo tempo di grazia"

Il vescovo Rodolfo ha chiuso solennemente la Porta Santa davanti ad oltre 1500 persone

Un applauso prolungato, carico di gratitudine, ha accompagnato il momento in cui il vescovo Rodolfo ha chiuso le grandi ante in legno della Porta Santa, questo pomeriggio, a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia.

Al rito hanno partecipato oltre 1500 persone, che hanno preso parte, prima, alla Messa solenne animata congiuntamente dal coro della Cattedrale, dalla corale Gaudete e dalla corale Puccini, diretti da Luca Bernazzani, responsabile del settore musica sacra dell’ufficio liturgico diocesano. All’organo il maestro Francesco Iannitti Piromallo, mentre la musica è stata arricchita da archi e fiati.

Per l’occasione il vescovo Rodolfo ha indossato la casula che indossò san Giovanni Paolo II per la Messa da lui celebrata allo stadio comunale in occasione della sua storica visita alla Diocesi di Grosseto, il 21 maggio 1989 e che egli volle donare alla parrocchia della Santa Famiglia, che la custodisce da 27 anni.

Subito dopo la Comunione, tutti i fedeli hanno attraversato, processionalmente, per l’ultima volta la Porta Santa, seguiti dalle autorità civili e militari presenti, dai diaconi e dai sacerdoti, mentre il coro ha intonato l’inno di ringraziamento per il dono dell’Anno santo.

In ultimo il Vescovo, con il pastorale, è giunto sulla soglia della Porta, mentre tutti i fedeli gremivano piazza Duomo, si è inginocchiato per qualche minuto in raccoglimento e preghiera, quindi, letta la formula di rito, ha chiuso solennemente la Porta, che resterà chiusa simbolicamente per l’intera settimana, in attesa che domenica 20 novembre Papa Francesco concluda il Giubileo con la chiusura della Porta Santa di san Pietro. Dal sagrato, mons. Cetoloni ha impartito la benedizione lasciando una consegna a tutti i presenti: “Questa sera rientrando a casa, domani recandoci sul posto di lavoro o incontrando gli altri – ha detto – avremo di fronte a noi persone a cui offrire o a cui chiedere misericordia: facciamolo! Non lasciamo passare altro tempo!”.

Nell’omelia, il Vescovo ha invitato a non usare la parola “chiudere”, per riferirsi all’Anno giubilare volto al termine, ma “sigillare”, perché “si chiude la Porta, è vero, ma non il cuore misericordioso di Dio” e perché sigillare significa “raccogliere, mettere al sicuro il tesoro di doni, di intuizioni, di stupore, di bene, di smisuratezza di Dio che ci sono stati offerti in questo Anno Santo”. Sigillare “nella consapevolezza che sapremo dove attingere, nella ferialità dei giorni, per continuare a godere della misericordia feconda ed espansiva di Dio”.

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