Cari fratelli e sorelle,
buona festa della Madonna delle Grazie qui nel suo santuario, buona festa della SS. Trinità e buona conclusione del nostro pellegrinaggio.
Mentre scendevamo in processione dalla pieve, un bambino che aveva camminato accanto al vescovo mentre salivamo, vedendomi vestito con la mitria e il pastorale, mi ha detto: “Ma te chi sei? Te sei il capo di tutte le Messe!” Bello questo! Come se in questo momento noi portassimo tutti i motivi di grazie e di ringraziamento al Signore qui, dalla diocesi, dalle famiglie, dalle parrocchie, insieme, dicendo grazie al Signore di questa giornata e di questo santuario di Maria Madonna delle Grazie!
Stamani, mentre preparavo queste parole, ho riguardato l’immagine della Madonna venerata in questo nostro santuario di Campagnatico nel manifesto, dove si vede anche meglio, e guardavo prima di tutto il Bambino, con il suo sguardo dritto, in avanti, quasi a passarci sopra, a ricordarci il Suo sguardo da Dio, lo sguardo verso il Padre, lo sguardo che ci comunica da parte del Padre.
Poi mi sono soffermato sulle mani del Bambino. Con la sinistra è come se aprisse il suo mantello e facesse vedere la sua veste rossa: è il segno della sua umanità. Così ci si manifesta il Bambino, uomo come noi. E con la mano destra indica da chi ha preso questa umanità: da Maria, Madonna delle Grazie, perché ci ha dato il Figlio di Dio che si è fatto nostro fratello.
Questa è la grazia più grande, che Maria poteva farci e che continua a farci!
Invece, osservando il volto di Maria mi sono soffermato sullo sguardo: i suoi occhi guardano verso di noi, in basso, come Madre che sorregge Suo Figlio – è chiamata a portarlo, educarlo fin sotto la croce – ma nel contempo guarda a noi e con la sua mano destra ci indica Gesù: “Fate quello che lui vi dirà”.
Ecco l’altra grazia che ci fa la Madonna, con la sua parola, con il suo interessamento alla nostra vita ma anche con la sua storia: “Fate quello che egli vi dirà”, l’altra grade grazia che è quella che sorregge e dà futuro a tutte le altre piccole e grandi grazie di cui abbiamo bisogno, personalmente e come comunità.
Nel manifesto quest’anno abbiamo scritto una preghiera:
“Guardaci Maria e aiuta le nostre famiglie, proteggi la nostra Chiesa e la nostra terra, rendi la nostra fede pronta come la tua e la nostra carità sincera come il tuo cuore”.
“Guardaci Maria!”: la fatica di salire quassù è significativa anche della fatica che abbiamo a vivere ed affrontare tante situazioni. Fatica non vuol dire tristezza; vuol dire impegno che ha bisogno di sostegno.
“Guardaci Maria e aiuta le nostre famiglie”. E’ il tema di questa pellegrinaggio e di cui ringrazio coloro che hanno preparato la traccia e ci hanno fatto ascoltare parole alte sull’amore, sulla famiglia durante il cammino. L’occasione è il Sinodo sulla famiglia voluto da papa Francesco e se questo è il motivo occasionale, la famiglia è comunque il sempre della nostra vita, è il vero luogo dove nasciamo e dove viviamo, è il vero luogo dell’amore tra un uomo e una donna, è il vero luogo della crescita di tutti noi, nell’amore di un padre, di una madre, dei nonni. E’ una scuola anche per i figli dove si impara il dono di sé, la pazienza e il sacrificio: tra padre e madre, tra genitori e figli, tra suocere e nuore, tra generi e suoceri e tutti insieme. E’ il luogo dove passa tutto della nostra vita!
“Guardaci Maria e aiuta le nostre famiglie”, spesso messe alla prova e talvolta affaticate da un modo di pensare, oggi, molto individualistico, spesso egoistico, fatto più di esigenze, desideri, diritti che di fiducia e di dono.
“Guardaci Maria e aiuta le nostre famiglie”, che spesso anche nel nostro Paese non sono aiutate a fare scelte più sicure anche verso una fecondità o verso impegni più coraggiosi; famiglie che non sempre sono supportate anche dalle altre agenzie a lanciarsi davvero con coraggio nell’educazione ad una umanità bella, a una fede bella, a un essere cristiani bello, ad un evangelii gaudium.
“Guardaci Maria e aiuta le nostre famiglie”, quelle di oggi, quelle di ognuno, quelle giovani, quelle che si stanno formando, quelle coi figli in crescita, quelle avanti negli anni, quelle più anziane dove è arrivato il dolore o la vedovanza, quelle ferite, sgretolate, in difficoltà, quelle che sono tentate di arrendersi o di chiudersi in se stesse, ma anche quelle aperte alla vita, ai figli e alla vita delle altre famiglie: penso specialmente agli aiuti di famiglia in famiglia e all’impegno che c’è nella nostra diocesi per un sostegno ai nuclei in difficoltà, grazie a famiglie che si coinvolgono per loro e con loro.
Aiutaci Maria in quelle famiglie dove la fede è un patrimonio a cui si tiene per educare i figli, ma anche in quelle dove Dio e il tuo figlio Gesù sembrano non essere più di interesse comune.
E aiuta quelle in difficoltà per il lavoro, per l’economia; aiuta quelle che si danno da fare puntando sul bene, sulla fiducia, sull’ottimismo, sulla generosità, sulla fiducia nella vivacità stessa dell’amore di coppia, che è una capacità, è una risorsa non solo per la famiglia stessa, per la Chiesa, ma anche per la nostra società.
Aiuta quelle che hanno fiducia per continuare a lottare anche faticando, anche litigando talvolta, ma poi con la capacità più profonda di saper perdonare e di saper ricominciare.
“Guidaci Maria e aiuta le nostre famiglie e proteggi questa Chiesa – oggi compiamo il pellegrinaggio diocesano – e questa nostra terra di Maremma (nell’Inno alla Madonna delle Grazie si esalta proprio questo elemento identitario). Rendi la nostra fede pronta come la tua e la nostra carità sincera come il tuo cuore”.
Accanto al pellegrinaggio e al tema della famiglia, oggi siamo entrati anche nella Solennità della SS. Trinità: davvero questo pellegrinaggio si è svolto, fin dall’inizio, con l’immagine bella della Trinità nella chiesa di Marrucheti, nel ricordo che abbiamo fatto di don Vittorio Lauri che l’ha dipinta, e di quelle parole di fede con cui iniziamo tutto e con cui è iniziata la nostra vita cristiana: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo! Nel nome di Dio, cioè immersi in Lui, fidandosi e affidandosi a Lui, sostenuti dalla sua realtà avvertendola vicina! L’abbiamo sentito nella prima lettura: dov’è un popolo che abbia Dio così vicino e così interessato alla nostra vita: come Padre che ci crea e ci da tutto, che ci ha fatti per Lui? Come Figlio che ama il Padre per l’eternità e che ci ha rivelato il Suo amore; come Spirito, che è amore tra il Figlio e il Padre e è amore di tutta la storia, e che in tutti gli eventi salvifici che Dio ha compiuto, dalla creazione alla liberazione alla redenzione, li rende veri, ora, nell’Eucaristia, nei sacramenti, nella riconciliazione, nel matrimonio.
Questo amore che è Dio Trinità si è espresso nella creazione, si è espresso nella salvezza e continua ad esprimersi nel farci Chiesa, una, santa e peccatrice, in cammino e nello stesso tempo con il cuore già in Dio, unita nel suo nome; un Chiesa che trovi questa realtà – è questo il senso del pellegrinaggio – nel cercarla sempre di più.
Tutto questo trova uno spazio speciale, splendente e splendido nella famiglia, che nella visione cristiana è manifestazione di Dio, vera manifestazione di carne e di spirito, in quell’amore tra un uomo e una donna aperti alla vita, che noi chiamiamo sacramento, cioè segno, presenza vera di Dio in quell’amore, in quella dedizione, in quella fecondità, in quei sacrifici, in quella gioia, in quell’amore fedele e fecondo, fatto di custodia reciproca, di apertura alla vita, fatto di amore che si prende cura e che cresce nel tempo, purificando qualcosa di noi e che cresce con quella grazia che rende così belle alcune coppie di anziani, le quali continuano a tenersi per mano con la stessa gioia, anzi, con una gioia maggiore di quando hanno iniziato a volersi bene!
“Guardaci Maria e aiuta queste nostre famiglie e rendi la nostra fede pronta come la tua e la nostra carità sincera come il tuo cuore!” Sinceri come il cuore di Maria, sinceri nelle nostre relazioni, nel dirci il vero, nel lasciar sparire le chiacchiere, nel farle tacere, nel non dargli spazio.
Quella sincerità del cuore che ci fa anche umilmente accanto, vicini gli uni gli altri.
Quella fede che davvero si appoggia in Dio come Maria ha fatto come Madre, come figlia, come sposa.
Il pellegrinaggio diocesano a Santa Maria delle Grazie vuol dire che vorremmo essere una comunità che cammina così, anche in salita – come impegnativo è percorrere le salite di Campagnatico – con qualche fatica e qualche stanchezza – non siamo una Chiesa solo santa, perfetta o chissà come – ma che guarda a Maria per imparare da lei a custodire Gesù – come fa nell’immagine che qui veneriamo -, a sorreggerlo nella sua umanità e a farci carico anche noi dell’umanità di ciascuno, della ricchezza che è in ciascuno, valorizzando il bene che è in ognuno.
C’è anche il limite, certo, ma diceva San Berbardino da Siena: “Pilla il bono et lassa stare il cattivo!” E invece quanta attenzione poniamo ai difetti!
Prendiamo il bene, come Maria che porta così l’umanità del suo Figlio e la nostra.
Questo pellegrinaggio dice anche che vorremmo essere una Chiesa capace, per il dono che Dio ci fa, di continuare Gesù nei cuori e nelle opere. Chiediamo a Maria le grazie di cui abbiamo bisogno, ognuno nel silenzio della propria preghiera lo farà, ma come Chiesa chiedo a Maria altre vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata; chiedo a Maria di custodire e rendere zelanti i sacerdoti; di rendere le coppie fiduciose, coraggiose; di aiutarci, nelle attenzioni che abbiamo, per la catechesi, la carità, per tutto ciò che compete alla nostra Chiesa e anche per la pace nelle nostre realtà e pensando al mondo. In questi ultimi tempi abbiamo avuto occasioni nella nostra diocesi di allargare lo sguardo e quando si allarga lo sguardo ci accorgiamo di quanto siamo meschini nei problemi che ci facciamo e nell’affaticarci per nulla!
Che Maria ci faccia questo dono e ci aiuti ad avere più fede in Dio sentendo prima di tutto per noi la carità del Padre, del Figlio e dello Spirito; che ci animi davvero; che ci renda di più la sua famiglia in cui Dio sta bene, uniti, capaci di dare quei segni semplici, in questo tempo, attraverso i quali il mondo creda.
Siamo qui anche a nome di tutta la realtà che ci gira intorno e questo momento sia davvero il culmine del cammino che ognuno di noi ha fatto, portandolo ai piedi e al cuore di Maria.
Amen!|