Maria Regina Apostolorum, l’omelia del vescovo Rodolfo

Cari fratelli e sorelle,

la Parola di Dio oggi ci invita a dilatare il nostro cuore: il nostro come comunità, il nostro cuore come persone, a tutti ed in modo particolare ai nostri fratelli Samuele e Francisco.

Questa stessa Parola di offre anche due immagini. La prima: il fuoco del Cenacolo, dove gli apostoli sono riuniti tutti insieme (gli Atti nominano ciascuno per nome, insieme a Maria). E’ questa realtà già comunitaria, fatta di un’umanità che si è conosciuta, che ha camminato insieme a Gesù, che vive l’attesa della promessa di Gesù che la renda viva e capace di continuare, allora come oggi.

Oggi siamo noi, aiutati anche dalla data che ci pone alla vigilia della Pentecoste, ma direi anche dallo stato interiore e storico che la Chiesa ha in se stessa sempre, in tutte le sue realtà: essere famiglia, con una storia già portata avanti, con l’identità di ognuno, ma insieme, in questa attesa, in questo desiderio, nella voglia di portare avanti, con quello che lo Spirito suggerisce oggi nella Chiesa, che è un guardare a ciò che il Signore ha compiuto finora e con lo Spirito che spinge ad andare, ad uscire, ad annunciare.

E’ l’immagine con cui stiamo dinanzi al Signore, convinti che la Parola di Dio ha la forza di entrare in noi per compiere tutto questo.

C’è poi un’altra immagine: Giovanni, che nel Vangelo racconta del momento sotto la croce, dove sono giunti Maria, lui stesso e altre donne che hanno camminato con Gesù. Giovanni descrive se stesso con queste parole: <Accanto a lei il discepolo che Egli amava>. C’è, sì, la descrizione di Giovanni e della sua storia, ma c’è anche la descrizione di ognuno di noi, perché per ciascuno questa è la condizione: siamo ognuno il discepolo amato. Ed è bello che questo si realizzi e si comprenda sotto la croce, dove solo Giovanni insieme alle donne ha avuto la forza di arrivare, come a dire che si riesce a seguire Gesù fino a quel momento solo se ne percepiamo questo amore che prende. Non sono giunti sotto la croce Pietro, cui Gesù ha dato tanto fiducia; Giuda, che aveva una responsabilità moto delicata all’interno della comunità; non sono giunti gli altri apostoli, che per seguire Gesù hanno ricevuto tanti doni e tante responsabilità belle; giunge solo Giovanni, perché è il discepolo che il Signore ama. La forza di seguire Gesù è solo quella: percepirsi sotto la sua scelta, sotto la sua chiamata, ma specialmente sotto questa continua relazione che nasce in Lui e che dà la forza di riamarlo. E Gesù affida Giovanni alla sua Madre, alla donna del sì totale, a colei che lo ha generato giorno dopo giorno e continua a generarlo con la sua fede, con il suo amore di madre e che lo ha fatto crescere da bambino, nel suo servizio, e poi con quello che ha fatto seguendolo e con la sua capacità di ascolto, che Maria ha sempre avuto fin dall’annunciazione.

Pensiamo a questa misura così bella, così umana, che viene data a noi attraverso questa protezione che Gesù ci ha dato affidandoci a Maria e pensiamo a ciò che dice il Vangelo: <Da quel momento il discepolo la prese nella sua casa>, la prese nella sua intimità, come maestra di sì, di fede, maestra di servizio, maestra di ascolto. Questo amore colto dallo sguardo di Gesù e dalla chiamata di Gesù, in Giovanni crescerà fino alla bellezza di quello che egli potrà testimoniare grazie al suo aver preso Maria come preziosità della sua vita (lo si potrebbe tradurre così il testo greco del Vangelo).

Noi oggi, oltre a queste due immagini – la comunità degli apostoli nel cenacolo, e l’amore che porta a seguire Gesù fino a dare tutta la vita – abbiamo l’Accolitato ed il Lettorato di due nostri fratelli, che sono in questo cammino. Tutti noi siamo in cammino per essere discepoli di Gesù: dall’ultimo battezzato al vescovo, ma oggi il Signore ci offre spunti particolari attraverso questi due nostri fratelli.

Accolitato: la parola vuol dire curare stando accanto, prendersi cura dell’Eucaristia col servizio dell’altare, ma anche con l’amore al Corpo del Signore, che si traduce nella sua celebrazione, nello stargli dinanzi in adorazione, ma anche servendola, portandola ed in questo essere accoliti a coloro a cui si porta l’Eucaristia, che sia un fratello malato o il viatico, facendosi vicinanza ai fratelli. Tale vicinanza fa l’accolito, lo rende capace di farsi più vicino alla preziosità dell’Eucaristia e alla preziosità del fratello a cui l’accolito è chiamato a dare servizio nella comunità, per far sentire ad ognuno la sua unicità, portandogli il dono per eccellenza, ma anche mettendosi accanto per servirlo, questo dono.

Poi il Lettorato, attraverso cui siamo aiutati a ripensare la Parola come luogo dell’Amore incontrato e ricevuto. Giovanni ha seguito Gesù per il suo sguardo, ma anche per la sua parola. Ecco, il Lettorato – ministero di leggere e proclamare la Parola – ci riporta alla ricchezza di questa Parola e quindi all’impegno di leggerla bene, che non vuol dire leggerla da attori o da chi ha imparato la lezione, ma leggerla bene in modo che quelle lettere impresse nella carta si imprimano anche nella persona: negli occhi con cui la guardi, nella mente con cui la comprendi, nel tuo cuore dove la fai abitare, nel silenzio con cui l’ascolti e riascolti continuamente attraverso la meditazione, la lectio divina. Pensiamo – colui che è chiamato ad essere lettore, ma anche tutti noi quando proclamiamo la Parola di Dio – a come Maria deve avere ascoltato, cercato di cogliere le prime parole di Gesù, ma anche come abbia accolto le sue ultime parole a lei rivolte, facendosene custode, madre della Chiesa e, pensando a Maria, leggere bene, non solo per sé, ma anche perché questa Parola arrivi al cuore delle sorelle e dei fratelli a cui la si proclama. Si capisce quando uno legge la Parola e la vuol comunicare!

Non basta lo studio, l’approfondimento se quel pane non è Gesù. Lo è, lo sappiamo, sostanzialmente, ma se non è Gesù ora per te…. E non basta se quella Parola non è più di quel testo che si legge e si ascolta, se non è Lui!

Maria regina degli apostoli, madre della Chiesa, maestra, ci comunichi i suoi sentimenti, in modo particolare a te Samuele e a  te Francisco: chiedete a Maria di provarli questi sentimenti materni, accoglienti, che non tengono per sé, ma sono comunicati a coloro che Gesù ama. Questi ministeri sono dati non solo per voi, ma perché  fratelli godano di questa vostra vicinanza, di questa presenza e servizio di Gesù e specialmente scoprano una presenza viva nell’Eucaristia e una parola viva nella Parola.

Un grazie al Signore per questo dono alla nostra Chiesa, alle vostre famiglie, a chi vi ha accompagnato finora nel cammino, a voi che avete avuto la gioia e il coraggio di dire sì, ma che sia una crescita! Che questo giorno di oggi, aiutati dalla Parola, sia la spinta, la marcia in più con cui continuate il vostro percorso verso il ministero sacerdotale.

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