Omelia nella festa di Maria Regina Apostolorum e conferimento dell’Accolitato al seminarista Ciro Buonocunto

Cappella del Seminario, sabato 27 maggio 2023 - vigilia di Pentecoste

Rivolgo un saluto ai tuoi genitori, alla tua sorella, alla tua nonna: è il segno di una fede che si trasmette di generazione in generazione.
Un saluto a tutti voi, fratelli e sorelle, e ai sacerdoti presenti.

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Regina degli apostoli è il titolo con cui viene venerata la Madonna in questo nostro seminario. E’ un titolo quanto mai comprensibile. Le litanie cosiddette Lauretane, se ci fi sa attenzione, costituiscono una sintesi della fede mariana della Chiesa.
Ricordate? Prima di tutto i grandi titoli: Madre di Dio, Madre di Gesù, Madre sempre vergine… Sono i titoli della dottrina cristiana. Poi ci sono i titoli presi dall’Antico Testamento: Arca della nuova alleanza; stella del mattino, quella che, nel libro della Genesi, il patriarca Giacobbe vede. Poi ci sono i titoli della pietà cristiana: Porta del cielo, aiuto dei cristiani, consolatrice degli afflitti… E infine i grandi titoli escatologici: regina degli apostoli, regina di tutti i santi, regina della pace, che non è semplicemente non fare la guerra (quella, semmai, è una conseguenza), ma la pace è Cristo Signore!
Allora, attraverso Gesù Cristo noi leggiamo questi titoli e li capiamo e attraverso Maria li realizziamo nella Chiesa. Stamattina in modo particolare per te, fratello Ciro.

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La Prima lettura – siamo alla vigilia di Pentecoste – ci ricorda l’effusione delo Spirito santo sulla Chiesa nascente. Il Vangelo ci mette davanti la maternità di Maria, ricevuta da Gesù in un momento assolutamente unico e particolare: poco prima della sua morte sulla croce. Questi due aspetti – l’effusione dello Spirito santo e la consegna a noi di Maria come madre della Chiesa – costituiscono un insegnamento da non dimenticare mai nel nostro ministero: è lo spirito di Dio che suscita carismi e doni – anche quello di stamani – iniziando dal Battesimo quando, immersi nella passione di Gesù Cristo, con Lui risorgiamo alla vita eterna. E allora ecco la maternità di Maria, ricevuta sotto la croce.
Questi due momenti costituiscono fondamento unico e irrinunciabile di ogni ministero. Non parliamo di “affari nostri”, ma degli “affari” di Dio (il dono dello Spirito santo) e ne parliamo in circostanze non trionfalistiche, ma ne parliamo ai piedi della croce, perchè il cristianesimo è questo. E’ vero che se Gesù non fosse risorto noi staremmo perdendo tempo, però è anche vero che per capire quella risurrezione bisogna partire dalla croce.
Questo, caro Ciro, è il ministero che ti viene affidato; ministero che è affidato al Vescovo, che è affidato ai presbiteri, ai diaconi, a tutto il popolo cristiano; che è affidato all’accolito e al lettore, che devono proclamare la Parola di Dio e “apparecchiare” la mensa. Ci sarà chi viene volentieri a quella tavola, ci sarà chi crede di mangiar tutto lui, ci sarà chi farà confusione, ci sarà chi non se ne rende conto o crede di non essere invitato o di non esserne degno e va via… Il tuo compito sarà quello di apparecchiare una tavola, che poi si prolunga nelle strade, tra la gente.

Voglio soltanto consegnarti un’altra parola, quella dell’apostolo Pietro, che abbiamo meditato in questo tempo pasquale che volge a conclusione. Due parole e non le dimenticare: “Voi lo amate (Cristo), pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui” (1Pt 1,8).       E’ facile immaginare il resto: io invece l’ho visto, io ci sono stato accanto ed è andata come è andata.

“Voi lo amate, questo Gesù, pur senza averlo visto”: allora, caro Ciro, dovrai capire l’amore che il popolo cristiano può e deve nutrire verso il Signore Gesù – ciascuno, naturalmente, come gli riesce: coi propri limiti, coi propri peccati, con le proprie vie traverse – ma tu devi essere uno che riconosce la presenza dell’amore di Dio in mezzo al suo popolo.

Confortati dalle parole di Pietro, io, te e tutti gli altri, ci confermiamo in questo amore verso Gesù.

L’altra parola, sempre dalla Prima lettera di Pietro: “Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio” (1Pt 4,10). Buon amministratore perché a te, Ciro, ti è dato un pezzo, non ti è dato tutto; neanche al Vescovo, neanche al Papa è dato tutto, perché la grazia di Dio è oltre ogni nostra umana immaginazione e oltre ogni nostro calcolo, oltre ogni nostro disegno. Però ci è chiesto di essere buoni amministratori della grazia di Dio. Allora, in comunione col vescovo, in comunione con i presbiteri, coi diaconi ecc… avrai da amministrare questa grazia di Dio, che per il ministero dell’accolito è soprattutto il servizio all’altare. Ho detto prima: una tavola apparecchiata, dove tutti sono invitati anche quelli che pensano di no, anche quelli che non se lo ricordano, anche quelli che forse un giorno sono stati mandati via. Apparecchiala con questo spirito e ti accorgerai di quanti amano il Signore Gesù senza averlo visto.

Amen!

+Giovanni

(da registrazione)

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