9 ottobre 2022

Omelia nella Messa per il pellegrinaggio interdiocesano al santuario di Montenero

Fratelli e sorelle,

siamo qui ancora una volta insieme con la Madre di Gesù e madre della Chiesa. Per le nostre diocesi è una felice consuetudine ormai da molti anni e vogliamo, per quanto sta in noi, poterla continuare.

Lo scorso anno, come tutti ricordiamo, abbiamo iniziato simbolicamente da qui il cammino sinodale che tutta la Chiesa italiana ha intrapreso. Anche nelle nostre due diocesi è iniziato questo cammino, forse con qualche incertezza e o perplessità – abituati come siamo al Sinodo come evento interno alla Chiesa-diocesi e che deve decidere aspetti concreti e operativi nella vita della comunità cristiana – ma è iniziato!

Non mancheranno, certo, anche decisioni che riguarderanno aspetti concreti, ma prima di tutto siamo chiamati ad ascoltare. Tutti e in particolare coloro che difficilmente vengono ascoltati, per motivi culturali, sociali e anche religiosi. Non mancano, infatti, coloro che pensano che la Chiesa debba, piuttosto, essere ascoltata (ricordiamo tutti l’enciclica Mater et Magistra): lei ha il mandato di predicare, gli altri devono ascoltare o non ascoltare, a seconda delle proprie scelte. Questa mentalità è tipica di una cristianità che tutti diciamo essere, però, ormai finita.

Ci è chiesto un ascolto profondo. Non passivo o tattico, di facciata…

Il n. 24 di Evangelii Gaudium ci descrive in maniera convincente il desiderio-mandato di evangelizzare:

La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo”.

Desidero sottolineare una parola quanto mai importante in questo testo: si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania.

***

Desidero, in questo nostro santuario, parlare di un ascolto quanto mai necessario e che dà senso ad ogni altro ascolto: l’ascolto della Parola di Dio. Possiamo contemplare due icone, come si dice oggi, di questo ascolto:

  • Maria Santissima, che da san Luca ci viene presentata in un atteggiamento di profondo ascolto:

Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19)

  • La sorella di Marta, che accoglie il Maestro in casa:

Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.” (Lc 10,39)

Questi due atteggiamenti sono ben sintetizzati dalla Dei Verbum: in religioso ascolto della Parola di Dio (proemio)

La fede cristiana si fonda sull’ascolto-accoglienza della Parola di Dio (fides ex audito). Ricordiamo, nella liturgia battesimale, il rito dell’effatà, quando il sacerdote, toccando la bocca e le orecchie del battezzato, pronuncia queste parole:

Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”.

Noi non possiamo ascoltare nessuno dal punto di vista evangelico se prima non abbiamo ascoltato la Parola di Dio. E’ quello che il Signore ci chiede: “Ascolta Israle…”; “Ascolta popolo mio”. Più che un ascolto personale e privato, si richiede un ascolto che deve coinvolgere tutto il popolo…la liturgia delle Ore si apre al mattino con il monito: “Ascoltate oggi la voce del Signore, non indurite il cuore” (Salmo 94)

Ci sono passi della Scrittura nei quali Dio si lamenta della mancanza di ascolto:

Ascoltapopolo mioti voglio ammonireIsraelese tu mi ascoltassi!” (Sal 81)

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce (ibid)

Se il mio popolo mi ascoltasse (ibid)

Questo ascolto della Parola rende possibile anche la richiesta dell’uomo – della Chiesa – di essere ascoltato: “Tendi l’orecchio, rispondimi” e altre simili espressioni sono molto numerose nella Bibbia.

Qui si apre, allora, anche la riflessione sul singolare modo di rispondere di Dio e del dramma umano del silenzio di Dio, ma anche della sua definitiva risposta, che è Gesù Cristo: “Egli è la tua Parola vivente, per mezzo di Lui hai creato tutte le cose…” (canone II)

Dobbiamo, dunque, ascoltare per essere poi capaci di parlare della risposta di Dio, parlare di Gesù. E’ certamente esperienza comune, che spesso il linguaggio che deriva dal catechismo, dai tanti documenti, dalla tradizione ecclesiale risulta non più comprensibile per tanti uomini e donne del nostro tempo: l’ascolto deve aiutarci a trovare un linguaggio nuovo per ascoltare e comunicare con i nostri contemporanei.

Non è semplice né facile, ma dobbiamo insieme imparare a parlare di Gesù, della sua persona, dei suoi gesti, delle sue parole, non però come di un personaggio storico, ma attraverso il dono dello Spirito Santo, parlare di Lui vivente, raccontando quindi anche di noi, di come la sua parola e la sua vita influiscono sulla nostra. Diciamo la nostra gioia e anche la nostra fatica di credere, di essere coerenti.

Per questo desidero proporre e rilanciare nelle nostre comunità l’esperienza della Lectio divina.

Possiamo riunirci con una certa frequenza e costanza per leggere insieme il Vangelo pregando, ascoltando e riflettendo sulla parola del Maestro e Signore, ai suoi piedi come Maria, meditandola nel nostro cuore come la Madonna. Non si tratta semplicemente di un gruppo di catechesi o di insegnamento teologico (questo lo si può fare in altri momenti), ma un tempo in cui tutti ci sentiamo discepoli dell’unico maestro, per poter fare insieme l’esperienza di passare dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo.

E’ quello che vi propongono come proposito di questo nostro pellegrinaggio. E questo può essere fatto da chiunque perchè il battesimo, la cresima e l’Eucaristia agiscono in tutti, ma con una condizione: non leggiamo il Vangelo partendo da noi stessi e quindi a colpevolizzarsi. No! E’ una strada sbagliata! Prima bisogna avere la gioia di leggere il Vangelo, la gratitudine che la Parola di Cristo è arrivata anche a me, solo poi posso domandarmi altre cose.

Facciamolo; proviamoci; continuiamo a provarci!

E ora, terminando, con le parole del padre San Francesco, che abbiamo festeggiato pochi giorni fa, salutiamo tutti insieme Colei che custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore:

Ave Signora, santa regina, santa madre di Dio, Maria,

che sei vergine fatta Chiesa
ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata
insieme con il santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito;

tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene.
Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa.
Ave, suo vestimento, ave, sua ancella,
ave, sua Madre. (dal Saluto alla Vergine)

Amen.

+Giovanni

condividi su