Omelia per il Lettorato del seminarista Zeno Bonato

Un saluto a tutti voi, fratelli e sorelle.

Riprendiamo insieme il significato di ciò che stiamo celebrando. E questo significato non può che scaturire dalla Parola di Dio. Quella Parola che tra poco consegnerò a Zeno come segno del suo ministero nella Chiesa. Questa Parola è consegnata a tutti noi: al Vescovo, ai presbiteri,ai diaconi e a ogni battezzato. Perché, allora, darla a Zeno in modo particolare? Che significato ha? Chi è il lettore nella Chiesa di Dio?

E’ colui che deve curare l’annuncio della Parola a tutti gli altri.

Curare l’annuncio della Parola: fermiamoci su questa frase che condensa tutto il ministero.

Curare significa che la Parola non è tua, non dimenticarlo mai! Non è mia, non è di nessuno, ma è di Dio. Non è parola umana, che noi contrabbandiamo come parola di Dio. Lo è davvero! Certo, detta dalla bocca di una persona. E la bocca non è solo l’organo che emette suoni; è la testa, è il cuore con cui ciascuno può esprimere o meno la Parola.

Non dimenticare allora, che è Parola di Dio, ma che la pronunci tu.

Ne discende una prima condizione: il profondo rispetto per essa. Leggila spesso: la Chiesa te la mette fra le mani tutti i giorni attraverso l’Ufficio delle letture.
Cura, dunque, la Parola; non presumere di saperla già, perché essa ti supera in maniera infinita. Un conto è il richiamo mnemonico di un passo della Scrittura, altra cosa è la presunzione di conoscerla già e poterla dare agli altri in questo modo: non funziona.

Sappi che la Parola è rivolta a tutti, non a te soltanto. Certo, essa ha bisogno di una bocca per essere proclamata, ma servono anche le orecchie di tutti per essere ascoltata. Ognuno ha le sue. Ciò non significa che ognuno possa intenderla a modo suo – e tu sei custode anche di una Tradizione della Chiesa, come lo sono preti, diaconi, vescovi, perché ciò che hai ricevuto, a tua volta lo metti a disposizione degli altri – ma significa che ognuno la intende secondo una propria vibrazione, secondo la propria intelligenza, la propria esperienza e con la vita che conduce. Il Lettore, che il Pontificale presenta anche come catechista, insegna non a disprezzare i sentimenti personali sottovalutandoli, ma a fare un passaggio molto equilibrato fra il sentimento personale che l’ascolto della Parola suscita e l’interpretazione, che, come detto, chiama in causa la tradizione della Chiesa: tu, il popolo e il Signore Gesù.

Ricorda quello che dice l’Evangelii gaudium: “la Parola di Dio ha una potenzialità che nemmeno la Chiesa comprende fino in fondo”. Ecco perché non verrà mai meno lo studio, non verrà mai meno l’ascolto, non verrà mai meno la novità del Vangelo. Può accadere – auguriamocelo – che anche avanti negli anni riusciamo a scoprire sempre cose nuove dalla Parola ascoltata già molte altre volte, perché la Parola d Dio è infinita, come infinito è il suo autore.

Ricevila allora con profonda gratitudine al Signore.

Il Lettorato è un ministero che da stasera la Chiesa ti riconosce in maniera ufficiale, ma che viene dato a ciascuno di noi come cristiani. Tutti noi, in virtù del battesimo, siamo autorizzati a leggere il Vangelo, non solo come lettura personale, ma anche ecclesiale. E qui avete un’occasone straordinaria per farlo, con questi bambini. Insegnare loro a leggere a scrivere, ma anche a leggere il Vangelo. E’ la missione della Chiesa, perché le generazioni nuove ricevano, quasi sillabando, la Parola di Gesù. Piano piano la impareranno, entrerà loro dentro e quel seme porterà frutto, diventerà un albero a cui altri potranno salire, stando alla sua ombra.

+Giovanni

(da registrazione)

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