Presentati da Caritas e CoeSo-Società della Salute i dati del progetto finanziato dalla Regione Toscana. Erogati 140mila euro a famiglie in situazione di particolare fragilità socio-economica

Prestito sociale 2016: ancora una volta dato credito alla speranza

140mila euro di contributi erogati a tasso zero. È il dato principale del Prestito Sociale 2016, progetto varato e finanziato dalla Regione Toscana con 5 milioni di euro per sostenere, con prestiti fino ad un massimo di 3mila euro restituibili in 36 rate senza garanzie e senza alcun interesse, persone e famiglie in situazione di particolare difficoltà o fragilità socio-economica.

Come già nel 2014, la Caritas diocesana di Grosseto è stata la capofila per l’area socio-sanitaria grossetana, che comprende – oltre al capoluogo – anche i comuni di Roccastrada, Castiglione della Pescaia, Scansano, Campagnatico e Civitella Marittima. Caritas ha coordinato il lavoro dell’Arciconfraternita di Misericordia e delle Querce di Mamre, presso le cui strutture sono stati attivati, a partire da febbraio, due dei tre sportelli (uno in Caritas), ai quali in questi mesi si sono rivolti i cittadini per avere indicazioni più specifiche e per presentare le domande.

Qualche numero

I tre sportelli attivati sul territorio hanno raccolto complessivamente 222 domande, il 65% delle quali presentate da cittadini italiani. Delle domande pervenute, ne sono state approvate e quindi ammesse a finanziamento 61. L’erogazione media è stata di 2.250 euro.

La Caritas ha gestito il 90% delle pratiche. A partire dalla metà di febbraio e fino ad aprile c’è stata la fase di ricezione delle domande. Un lavoro che ha richiesto grande cura e attenzione, per aiutare le persone a comprendere bene le finalità del prestito. Sono stati impegnati dodici volontari, che hanno provveduto anche all’inserimento dei dati raccolti nel software che la Regione Toscana ha dedicato al progetto.

L’Isee medio delle persone che hanno fatto domanda ammonta a 6400 euro.

Gli ambiti per i quali era possibile fare richiesta di prestito erano molteplici e hanno riguardato i principali bisogni di una persona o di un nucleo familiare: sanitario, abitativo, scolastico, formativo e lavorativo. Il progetto si rivolgeva, in particolare, a famiglie numerose, o in cui erano presenti familiari con grave disabilità o figli minori, ma anche nuclei monoparentali. Per presentare domanda, oltre a ricadere in una di queste situazioni, occorreva avere la cittadinanza di uno dei Paesi Ue oppure essere in possesso della carta di soggiorno o di permesso di soggiorno e, tra le altre cose, avere un valore dell’Isee non superiore a 15mila euro.

“Rispetto al 2014 – commenta Luca Grandi, vice direttore di Caritas diocesana, che si è occupato del coordinamento dell’organizzazione dello sportello – c’è stato un calo delle richieste (-87), che però si sono collocate in una fascia sociale più affine al microcredito e alla finalità che esso persegue. Ed infatti anche il valore medio dell’Isee di coloro che hanno fatto richiesta di prestito è stato più alto di 2mila euro ed è cresciuta di 250 euro anche l’erogazione media che è stato possibile concedere. Il prestito sociale si è, dunque, rivelato anche stavolta un meccanismo utile per intercettare persone o famiglie che si trovano in stato di bisogno, ma che necessitano di risposte più strutturate rispetto a quelle che si possono fornire quotidianamente. Per quanto riguarda Caritas, la funzione di ente capofila ci ha assegnato ulteriori responsabilità rispetto a quelle che ogni giorno ci sono richieste per far fronte alle molteplici e diversificate richieste di aiuto che ci arrivano, ma ci ha anche resi ulteriormente consapevoli di quanto bisogno vi sia che il territorio, attraverso le sue istituzioni, la realtà ecclesiale e la rete del volontariato siano sempre più pronti a interagire per individuare risposte adeguate a chi altrimenti si sente sempre più messo ai margini”.

“Il progetto in cui il capofila è, per legge, un’associazione di volontariato e non un ente ci vede perfettamente a nostro agio – spiega Fabrizio Boldrini, direttore del Coeso SdSperché le istituzioni devono essere motori di azioni quando è necessario, ma anche elementi sussidiari di una rete. L’efficacia del sistema che noi abbiamo messo in piedi è, in parte, dimostrato dai dati, perché la lieve flessione ci dimostra che abbiamo messo in campo interventi più strutturali e più capaci di favorire la fuoriuscita dal bisogno, con sostegni mirati e non con la logica dei contributi a pioggia. La lieve diminuzione delle domande presentate, però, potrebbe anche essere segno che qualcosa sta migliorando dopo la grave crisi che ha colpito il nostro territorio. Nel mio lavoro vedo leggeri segnali di ripresa, che mi fanno bene sperare”.

“Il tratto di misure come questa – sottolinea don Enzo Capitani, direttore di Caritasè in primo luogo quello di far percepire a una società sempre più distratta che la cittadinanza e l’inclusione la si costruiscono con processi di integrazione, ma anche con concreti strumenti di intervento. La solitudine di chi vive una situazione di marginalità si amplifica sempre di più se la rete sociale di un territorio non stringe le maglie, non mette in moto la fantasia, non individua percorsi nuovi. Il prestito sociale è uno di questi. Come Caritas, però, sentiamo che non basta. Percepiamo ogni giorno di più l’urgenza di essere noi per primi il motore di una riflessione, che speriamo diventi collettiva, su come accogliamo le fragilità che in vario modo si manifestano. La delega non funziona più. Occorre che ognuno si senta chiamato in prima persona a contribuire a capovolgere la logica che ci vede sempre più ripiegati, chiusi e impauriti”.

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