Fu importante il lavoro che la Diocesi svolse in quel drammatico frangente. Dal Papa aiuti in denaro e stufe per la gente di Principina, nei locali del Duomo il primo centro di assistenza

Alluvione del ’66: in Cattedrale una piccola mostra sull’impegno della Chiesa e domenica 6 novembre la Messa

Anche la Chiesa di Grosseto vuol celebrare l’anniversario tragico dei cinquant’anni dall’alluvione che il 4 novembre 1966 colpì duramente Grosseto. Lo ha fatto dedicando ampi servizi, sugli ultimi due numeri del settimanale diocesano “Rinnovamento”, ai ricordi e alle testimonianze su quei giorni, che provarono duramente la gente di Maremma, ed anche allestendo una piccola mostra sulla navata destra della Cattedrale. Vi vengono riproposti ritagli del settimanale diocesano dell’epoca, Vita Nova, che per diversi mesi raccontò l’impegno della Diocesi per far fronte agli innumerevoli bisogni  delle persone. La piccola mostra è arricchita anche da alcune foto.

Oltre a questa piccola mostra, domenica 6 novembre alle ore 18 il vescovo Rodolfo presiederà la Messa in Cattedrale nel ricordo dell’evento, per pregare per tutte quelle persone che oggi non ci sono più, ma che in quei difficili momenti dettero un contributo determinante per aiutare la gente a risollevarsi, ma anche per affidare a Dio questa città e i suoi territori.

“Quel 4 novembre ’66 – racconta don Franco Cencioni, all’epoca parroco della Cattedralevedendo la furia delle acque che aveva invaso piazza Dante, piazza Duomo e il centro della città, mi precipitai insieme all’amministratore apostolico, il vescovo Primo Gasbarri, e don Amleto Pompili, canonico del Duomo e responsabile dell’Opera diocesana assistenza, in Prefettura, da dove il Vescovo poté mettersi in contatto con la Santa Sede. Da lì dettero immediata disposizione a mons. Gasbarri di impegnare subito 5 milioni di lire per far fronte ai primi bisogni”.

In Cattedrale fu allestito il primo centro di assistenza, sotto la sapiente regia della presidente del Cif provinciale Sofia Orlandini Ginolfi, mentre coi giovani di Azione Cattolica e della Fuci furono organizzati i primi giri, su un anfibio dell’Esercito, nelle zone di via de’ Barberi e delle strade tra Porta Vecchia e Porta Corsica.

“Portammo latte e cioccolato caldo – ricorda ancora don Franco – che furono preparati dall’albergo Duomo. E in serata potemmo ritornare con provviste e aiuti di altro tipo”.

La Chiesa si fece presente anche attraverso la figura dell’inviato del Papa Paolo VI, mons. Andrea Pangrazio, vescovo di Gorizia e segretario della Cei. Il presule venne in Maremma, visitò tantissime famiglie, soprattutto nelle campagne e nelle zone più disagiate. “Il Papa – continua mons. Cencioni – dispose di donare 500 mila lire alle famiglie più danneggiate, mentre a tutte le famiglie di Principina Terra fu donata una stufa”.

E se il fiume di acqua e fango portò dolore e distruzione, ci fu un altro fiume, quello della solidarietà, che generò speranza. Dalle diocesi vicine, agli Ordini religiosi, a singoli benefattori, non si contano gli aiuti che, attraverso la Chiesa, furono distribuiti. L’associazione cristiana artigiani italiani, riunita d’urgenza, invitò i dirigenti e soci a contribuire alle raccolte in corso, mentre l’on. Aldo Moro, in occasione della sua visita a Grosseto, sottolineò il grande lavoro compiuto dalla Chiesa in quel drammatico frangente. Il Vescovo Gasbarri riportò nella rivista diocesana la cifra totale raggiunta, grazie alla generosità di tanti: ben 109 milioni di lire, 48 dei quali del Papa.

Eppure anche la Chiesa di Grosseto subì danni significativi dall’alluvione: al Seminario, da cui mons. Ottolini fece solo in tempo a portar via il SS. Sacramento, in numerose scuole materne, nei locali della parrocchia del Cottolengo, nelle chiese del Granaione, di Braccagni e in molte altre ancora.

Quel che resta, a distanza di anni, è però soprattutto il ricordo di come quella tragedia fu capace di generare bene e solidarietà.

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