Il vicario generale don Gianfelici ha portato il messaggio della Diocesi

Anche la Chiesa di Grosseto alla Giornata di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne

Anche la Chiesa di Grosseto si è fatta presente, questa mattina in piazza Duomo, alla manifestazione “Le mie scarpe rosse. Perché…”, evento di sensibilizzazione organizzato dall’amministrazione comunale e dal Club Soroptimist di Grosseto in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

In piazza tante scarpette rosse assurte a simbolo della reazione contro ogni forma di violenza perpetrata sulle donne. Nel 1960 tre giovani sorelle venivano uccise, che si batterono con tutta la loro forza per la libertà dalla dittatura nella Repubblica Domenicana. “Una lotta – ha detto la senatrice Francesca Scopelliti, moderatrice dello speaking corner organizzato sotto il loggiato del palazzo comunale – che le ha viste morire tra violenze e torture”. Le scarpe rosse sono, così, diventate simbolo della lotta contro il femminicidio e la violenza sulle donne perché nacquero come progetto artistico dell’artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 espose la sua prima installazione di 33 scarpe rosse. E’ la prima distesa di scarpe rosse che identificano il numero di violenze, morti e maltrattamenti subiti dalle donne.

In piazza Duomo “circondata” di tanti studenti di istituti superiori e di cittadini, si è tenuta questa importante iniziativa di sensibilizzazione, assieme alle scarpette rosse campeggiava uno striscione con su scritto: “Impariamo a respirare l’odore dell’amore”.

Il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna nel suo intervento ha esortato i giovani a denunciare “qualunque cosa instilli in voi il sospetto che ci possa essere il femminicidio o una prospettiva di femminicidio in atto”.

“Oggi – ha detto nel suo intervento il vicario generale della Diocesi don Desiderio Gianfelici – questa è una giornata dolorosa perché ricordiamo cose terribili che succedono, ma è anche un momento di speranza, perché chiediamo che non succeda più”. Poi, rivolgendosi in particolar modo ai giovani, don Desiderio ha aggiunto: “Essere uomini, essere donne è attrattivo, l’uno attrae l’altro, ognuno è afferrato dall’altro, ma spesso è come se non fossimo capaci di stare insieme. Dobbiamo imparare a vivere la bellezza di quello che siamo per vincere l’invidia, cioè la tendenza a risolvere i problemi solo con l’istinto e con la forza. E noi uomini purtroppo siamo troppo capaci in questo…”. “L’invidia – ha proseguito – è la percezione di sé che non piace e per rendere la propria vita un po’ più accettabile si distrugge ciò che abbiamo davanti a noi. Mentre se uno ha una percezione bella di sé non ha bisogno di graffiare nessun altro. E’ una questione educativa: dobbiamo imparare a stare nella differenza dell’uno e dell’altro”.

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