L'invito alla preghiera per i cristiani perseguitati e uccisi, nei quali continua la passione, croce e morte del Signore

Ascoltare, meditare, adorare la croce: la riflessione del vescovo Rodolfo nelle liturgie del Venerdì Santo

Ascoltare, meditare, adorare la croce. Sono stati questi i tre atteggiamenti suggeriti dal vescovo Rodolfo nella liturgia della Passione celebrata nel pomeriggio di Venerdì Santo nella cattedrale di San Lorenzo.

“Oggi e domani – ha detto il presule – nella Chiesa non si celebra l’Eucaristia. Oggi si sta dinanzi alla croce, al momento in cui Gesù, innalzato tra terra e cielo, trae  e attrae tutti a sé. Domani (sabato) sarà poi il giorno del grande silenzio e del buio della morte sigillata dal sepolcro. In quelle ore restò vivo solo il dolore, restò vivo solo l’amore delle donne sotto la croce! Chiusa in un grande dolore, è accesa solo la luce della fede di Maria, l’unica che ha mantenuto questa lampada accesa del fidarsi di Dio.

Queste ore, questi giorni – ha proseguito mons. Cetoloni – sono momenti da vivere guardando anche alla nostra vita: alle croci, al dolore,al male che spesso vince sul bene, all’odio…. Sono momenti in cui passa anche la nostra fede e l’esperienza umana di tutti, ma come cristiani li attraversiamo nella certezza della resurrezione.

Pasqua viene! E proprio perché arriva dobbiamo porre davvero attenzione anche a tutti gli spazi umani del dolore. Il Signore, sua Madre li hanno attraversati, tutti. La liturgia essenziale di oggi e anche l’assenza di ogni celebrazione liturgica domani possono aiutare in questo”.

Il vescovo ha poi commentato la II lettura tratta dalla lettera agli Ebrei: <Manteniamo ferma la nostra professione di fede. Infatti abbiamo un sommo sacerdote (Gesù), che sa prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova come noi, in ogni cosa, escluso il peccato. Accostiamo dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia,così da essere aiutati al tempo opportuno>.

“La croce, la morte violenta e ingiusta che il Vangelo di Giovanni ci ha ripresentato – ha commentato il vescovo – è il culmine di questo suo prendere parte alle nostre debolezze e ci fa sentire la Sua vicinanza, ci dà fiducia nell’accostarci con Lui e per mezzo di Lui al Padre e al mistero della nostra vita. Vorrei che questo nostro accostarsi al mistero della croce passasse attraverso tre parole, che oggi vengono suggerite dalla liturgia: ascoltare la croce; meditare la croce; adorare la croce

  1. Ascoltare la croce

Abbiamo ascoltato ancora una volta il racconto della Passione. E’ la storia di Gesù, della sua condanna a morte ingiusta, estorta per compromessi politici e paure. E’ la vita di Gesù circondata anche da gesti di tradimento, di abbandono, di falsità, di debolezza e di compromessi…insieme ad affetto, tremore e dolore per quello che gli accadeva. Ma in questa storia brutta e umiliante vediamo emergere la figura vera di Gesù: lo vengono ad arrestare e Lui si offre da sé e vuole che non tocchino i suoi, li difende! Lo trattano con arroganza, cercando di umiliarlo, ma Lui mantiene sempre una grande dignità! Fanno di tutto su di Lui e contro di Lui, ma sembra quasi che Lui conduca la storia: <Io sono re…>; <Il mio regno non è di questo mondo…>; <sono venuto per dare testimonianza alla verità…>; <Non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto…>. Ed anche dalla croce il suo pensiero alla madre e al discepolo e la sua compostezza e padronanza: <E’ compiuto>, il suo consegnare lo spirito.

E’, davvero, la Passione il racconto di un re che dà la vita, di un Signore che si lascia sconfiggere, ma che in realtà sta dando se stesso. Lo abbiamo sentito nel Vangelo del Giovedì Santo: <Avendo amato…amò sino alla fine!>.

  1. Meditare la croce

Meditiamo questa storia, questi fatti e specialmente la sua persona! C’è una sua scelta: è la sua ora che il male gli costruisce attorno, ma che Lui accoglie, sceglie. E’ stata preparata, desiderata perfino! Non gli viene incontro come un incidente di percorso. Davvero ha scelto di essere uno di noi, ha attraversato tutte le nostre debolezze, ha amato fino alla fine! Non ha evitato il dolore e la morte.

Meditare tutto questo vuol dire anche pensarlo per me, per la mia vita. Se guardo alle persone che il Signore ha attorno, posso ritrovare qualcosa di me nei tradimenti di Giuda, nei rinnegamenti di Pietro, nella cattiveria dei nemici o nella paura di Pilato. Ma se guardo a Lui per me mi ritrovo sempre sotto il suo sguardo di perdono, sotto la sua preoccupazione, perché i suoi siano difesi; mi trovo sotto la sua attenzione per me come per il discepolo che egli ama, perché ognuno di noi è il discepolo che egli ama! E so che questo sguardo di misericordia e di perdono è anche sul mio vicino, su chi mi ha fatto del male, su che è lontano: <Questo è il mio sangue, sparso per voi e per tutti!>

Meditare in questo modo sulla sua croce e sul suo amore per tutti, quale sguardo mi può dare sulla mia vita, sui miei peccati,sui miei fallimenti? E come mi insegna a pensare al mondo, agli amici e ai nemici…tutti sotto lo stesso amore! Tutti redenti! Tutti figli!

  1. Adorare la croce

La terza parola è adorare la croce. Tra poco lo faremo mettendoci in fila e venendo a baciare la croce. Adorare vuol dire mettersi piccoli, piccoli nell’umiltà di fronte a questa sua misura infinita di amore e dolore. Non nella tristezza, perché Egli sa come siamo, ci conosce e prende su di sé le nostre colpe e porta su di sé i nostri pesi, ma in un cammino serio: <Non ti ho amato per scherzo>, sentì dirsi Santa Angela da Foligno.

Adorare la croce ci spinge ad un impegno vero, come Lui ci chiede: <Chi vuol venire dietro a me prenda ogni giorno la sua croce e mi segua>. Prendere la croce vuol dire scegliere il suo modo di vivere, di donarsi, di non chiudersi in sé, ma di dedicarsi generosamente, con lo stile di Gesù, a quello che ci prospetta la vita. E’ il modo per avere vita in abbondanza!

Vorrei suggerirvi, infine, di avere in cuore le stesse parole di San Francesco o almeno il suo sentire, davanti alla croce:

<Ti adoriamo… illumina il mio cuore, dandomi fede diritta, speranza, certa, carità perfetta, umiltà profonda..>  

E in un’altra preghiera dice: <Rapisca, il Signore, la mente mia da tutte le cose, perché io sappia dare la mia vita per amore tuo,come tu ti sei degnato morire per amore dell’amore mio>

Capire quanto ci ha amato, per vedere di rispondere di più con amore, con la nostra vita”.

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In serata il vescovo Rodolfo ha presieduto la tradizionale processione di Gesù Morto, che ha attraversato le principali vie del centro cittadino.

Al termine, rientrati in cattedrale, il vescovo ha espresso gratitudine “per il silenzio che ha accompagnato la nostra processione. Ci siamo aiutati vicendevolmente a pregare”.

Ha poi  ricordato che il Venerdì Santo si celebra la colletta per i cristiani di Terra Santa. Ha invitato alla condivisione generosa e alla preghiera per loro e per i fratelli cristiani perseguitati. “La passione, la croce e la morte del Signore Gesù – ha detto – continuano in tanti nostri fratelli perseguitati, in luoghi non lontani da noi, costretti a fuggire e uccisi per la fede”.

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