Distribuiti 30.073 pasti, il picco a marzo di un anno fa. Oltre 7mila i colloqui effettuati

Caritas, la povertà “incaglia” sempre più persone. Ecco i dati della mensa e del centro di ascolto nel 2016

Il 2016 da poco concluso è stato l’anno della conferma definitiva del consistente trend di crescita di pasti serviti alla mensa della Caritas diocesana.

Nel corso dell’anno passato, infatti, la quota dei 30mila pasti, già superata nel 2015, si è consolidata, attestandosi a quota 30.073. Una lieve flessione rispetto a due anni fa, quando i pasti distribuiti raggiunsero la cifra record di 30.281.

A fornire i dati del centro di accoglienza è la stessa Caritas, che come ormai da alcuni anni, stila il bilancio del proprio servizio in questo segmento di attività più direttamente legate ai bisogni primari della persona (cibo, vestiario, igiene).

A far lievemente calare il numero dei pasti distribuiti nel 2016 rispetto al 2015 è la cena. Due anni fa, infatti, furono serviti 19.398 pranzi e 10.883 cene, mentre l’anno scorso i pranzi sono ulteriormente aumentati di 858 unità toccando quota 20.256 (un record), compensati dal calo di 1066 pasti distribuiti la sera, pari a 9817.

Nel 2016 sono cresciute le presenze di persone che si sono rivolte al centro di ascolto di Caritas. Complessivamente sono stati 7033 i colloqui effettuati (+177 rispetto al 2015), con una media di 5,7 colloqui a persona, a fronte dei 4,6 del 2015.

Variano, invece, i dati relativi agli altri servizi del centro di accoglienza.

Va, infine, segnalato che nel 2016 è cresciuta anche la percentuale di cittadini italiani che si sono rivolti alla Caritas. Nel dettaglio, sono il 30% del totale di coloro che usufruiscono della mensa (erano il 28% nel 2015) e il 40% di quelli che si sono rivolti al centro di ascolto (+5% sull’anno precedente).

“Questi numeri, ma soprattutto le storie che stanno dietro ad essi – commenta il direttore di Caritas, don Enzo Capitanici dicono che molte persone sul nostro territorio si sono letteralmente incagliate nella povertà, ne sono rimaste come intrappolate e fanno più difficoltà, rispetto al passato, ad uscirne. Questa difficoltà maggiore dipende da vari fattori, non ultimo che le situazioni per le quali si rivolgono alla Caritas sono sempre più complesse, non riguardano quasi mai solo il singolo individuo, ma un intero nucleo familiare. Spesso notiamo – prosegue don Capitani – che non è neppure sufficiente avere un reddito da lavoro o da pensione o un’abitazione, perché le cause che generano povertà sono talmente articolate, che cambiano anche i paradigmi con cui eravamo abituati a fare i conti nel trattare le situazioni di povertà. Serve un servizio che vada sempre più in profondità e che soprattutto sia in rete, per arginare la tendenza, ormai sempre più evidente, alla cronicizzazione dei casi di povertà”.

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