L'appello del direttore don Enzo Capitani: "Servono un cambio di mentalità e puntare sulla speranza che combatte la paura”

Caritas, tutti i dati dei primi quattro mesi del 2016. A marzo picco massimo storico alla mensa

Con 2091 pasti distribuiti a pranzo, a marzo 2016 la mensa della Caritas diocesana di Grosseto ha raggiunto il picco massimo della sua lunga storia. Mai, infatti, prima di marzo si era superata la soglia dei 2000 pasti in un solo mese.
E’ questo il dato più significativo registrato nei primi quattro mesi del 2016, anno che conferma un trend già registrato in questi ultimi due anni e che si porta dietro gli effetti, ancora molto forti, della crisi economica e sociale che ha investito la città di Grosseto e i territori limitrofi.
L’altro dato significativo riguarda l’Emporio della solidarietà, che ha sede in via Pisa, dove vengono assistite famiglie che, trovandosi in condizioni di particolare indigenza, hanno la possibilità di fare gratuitamente la spesa esercitando il diritto di scelta dei prodotti, “pagando” invece che con il denaro, con punti che vengono scalati dalla tesserina in dotazione a ciascun nucleo. Nel 2015 le famiglie inserite nel percorso Emporio sono state 135, nel primo quadrimestre 2016 sono già 80.

A rendere noti i dati è il direttore della Caritas, don Enzo Capitani, che ha tracciato anche il punto sulla situazione delle povertà a Grosseto.

“Inutile – commenta don Capitani – perdere tempo nel rimettere indietro l’orologio, a prima della crisi. Non si ritornerà all’età dell’oro, quel tempo non ci appartiene più e dobbiamo semmai impegnarci a individuare un modo nuovo di approcciare nei servizi”. Don Enzo rivendica alla Caritas il compito di “accendere luci nell’ombra”, far cioè “venir fuori i casi sommersi. Non ci sono, infatti, soltanto quelli che noi chiamiamo gli invisibili, ma anche tante persone che non hanno il coraggio di venire allo scoperto, perché si vergognano, pur vivendo una situazione di difficoltà. E sono molti di più di quelli che pensiamo”. Per far emergere questo sommerso, don Enzo Capitani ha invocato un cambio di mentalità, un cambio di modalità di approccio ai problemi e l’opzione per “la speranza che combatte la paura”.

Don Enzo Capitani pone l’attenzione anche sul carcere di Grosseto “di cui nessuno parla mai” e sottolinea come anche in questo campo la Caritas stia cercando di dare dei segnali nuovi attraverso l’accoglienza di persone impegnate in servizi socialmente utili come pene alternative alla detenzione. “E’ il nostro modo per tentare di affermare la logica della giustizia riparativa”.
Attualmente sono 32 le persone che stanno svolgendo servizio presso la Caritas come pena alternativa al carcere. Sono impegnati all’Emporio e al Centro di accoglienza. 52 quelli che lo hanno concluso. Si tratta di coloro cui è applicata una pena sostitutiva da un minimo di due mesi ad un massimo di un anno e mezzo per reati vari: guida in stato di ebrezza, abuso edilizio, reati connessi alla tossicodipendenza, reati economici o finanziari.
Dei 32 in carico alla Caritas, 9 sono stranieri e 23 italiani; 10 le donne, 22 gli uomini.

A proposito di persone che rischiano “l’invisibilità”, il direttore della Caritas rileva che attualmente sono 140 coloro i quali hanno il loro domicilio presso la sede Caritas di via Alfieri “altrimenti sarebbero sconosciuti”. Si tratta anche in questo caso di un servizio che Caritas svolge in accordo con il Comune. Le persone domiciliate hanno l’obbligo di presentarsi in Caritas almeno una volta al mese per ritirare la posta o altre comunicazioni. Se nell’arco di un trimestre non si presentano, perdono il domicilio.

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