Rassegna ideata e curata da Fabio Sonzogni. Proiezioni dal 21 marzo al 13 giugno. Ecco come partecipare

“Che opera d’arte è l’uomo”: percorso cinematografico del circolo DieciMuse nella sala di comunità Agorà

“Che opera d’arte è l’uomo!”

Un’esclamazione che diventa “pista” di riflessione per indagare da vicino la multiforme varietà dell’essere umano.

È il nuovo percorso cinematografico lanciato dal circolo di cultura cinematografica “DieciMuse”, presente nella parrocchia dell’Addolorata. Il percorso è stato ideato e curato da Fabio Sonzogni, attore e regista che già da alcuni anni collabora con la comunità monastica di Siloe come direttore artistico del Siloe Film Festival e che con il circolo DieciMuse ha già curato una precedente rassegna.

Otto le pellicole selezionate, per un itinerario che il mercoledì, dal 21 marzo al 13 giugno, attraverso film di varie epoche (dal 1942 al 2016), permette di approfondire un aspetto differente della bellezza dell’uomo. Ogni proiezione, con inizio alle 20.30, si terrà nella sala di comunità “Agorà”, alla parrocchia dell’Addolorata, in via Papa Giovanni XXIII, a Grosseto.

Per assistere occorre essere o diventare soci del circolo DieciMuse (il costo annuale della tessera è di 3 euro) e acquistare ogni volta il biglietto d’ingresso (3 euro).

“Il nostro tempo è caratterizzato da una forte predisposizione alla riduzione della realtà al solo dato percepito – spiega Sonzogni – Ciò ci spinge verso una lettura superficiale. Tendiamo a fare il selfie al reale. Educare lo sguardo alla ricerca dello spirito delle cose è il nostro compito. Ma per andare oltre la misurabilità del reale, inteso come le cose del mondo, l’altro e se stessi, abbiamo bisogno di strumenti raffinati capaci di mettere in relazione i saperi, unica possibilità che l’umano ha di cogliere la complessità. Siamo nel tempo del Dataismo: ogni cosa viene misurata, catalogata, archiviata, semplificata. Siamo abbagliati dalla presunzione di poter ridurre l’umano ad un algoritmo cercando di annullare la sua capacità critica. Anche la scuola pare stia andando in questa direzione e ciò preoccupa. Il progetto muove da quest’urgenza: allenare lo sguardo affinché si spinga più in là oltre il viso alla ricerca del volto. Dobbiamo ripensare la nostra missione che non può più riferirsi all’istruire, ma deve porsi l’obbiettivo di formare ed educare alla lettura di un qualsiasi testo inteso come «tessuto» da comprendere nelle sue componenti strutturali – trama e ordito – e nei suoi singoli elementi costitutivi – immagini, parole, suoni – per poi metterlo in relazioni con altre conoscenze apprese da altri testi. Queste le abilità da allenare. Compito arduo – conclude – proprio perché la sguardo pare essere atrofizzato per le troppe informazioni non richieste che colpiscono incessantemente i nostri sensi, su tutti vista e udito, annullando olfatto e gusto, ma, soprattutto il tatto, riducendolo al solo uso del touch screen”.

 

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