Cari fratelli e sorelle di questa terra di Maremma:
Buon Natale!
Lo dico con tremore, pensando a quanto questo augurio sia sovraccarico di attese ed aspettative da parte di ognuno, per la propria vita personale e per questo tempo che stiamo attraversando.
So bene, infatti, quante fatiche, quante incertezze, quanti punti di domanda gravino sulle spalle di tanta gente. Dal 2008 ad oggi, infatti, sembra che il nostro destino sia quello di passare da una crisi all’altra senza soluzione di continuità: crisi finanziaria, crisi sociale, crisi ambientale, crisi nelle relazioni fra i popoli, crisi di lavoro, crisi di prospettive. Eppure, dentro questo mare di contraddizioni che pare costellare le nostre vite, per chi ha il dono della fede c’è un punto fermo: è la stella che, come ai pastori e ai magi oltre duemila anni fa, indica un approdo sicuro nella grotta di Betlemme!
Lì infatti c’è Dio che ci attende e lì possiamo vederlo!
Vedere! Vorrei soffermarmi su questo verbo, proprio mentre ricordiamo gli 800 anni dalla realizzazione del primo presepe, da parte di san Francesco, a Greccio. Era la notte di Natale del 1223 e Francesco volle realizzare un bisogno che sentiva nel profondo di se stesso: vedere “con gli occhi del corpo”, narra il suo biografo, “i disagi in cui si è trovato Gesù per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Il presepe nasce da un bisogno: quello di provare a cogliere ed interiorizzare almeno un po’ l’amore di Dio, manifestato in quel Bambino! Il santo di Assisi non viveva di astrazioni; come noi aveva bisogno di “sentire”, “vedere”, “toccare” l’Amore! Tanto che, in altri momenti della sua vita, questo stesso bisogno si manifesterà rispetto, ad esempio, alla passione di Gesù. Come dire: l’amore non si racconta; si dà e si riceve!
E allora cosa augurare a ognuno in questo Natale 2023, se non di ricevere questo dono: che nel cuore sbocci il desiderio di Dio? In chi ha il dono della fede e in chi l’ha smarrita o è in ricerca.
Che quel Bambino non ci lasci indifferenti, né ci generi solo sentimenti di umana commozione, ma ci spinga oltre, a “vedere” nella fede chi è veramente: Dio, che ci viene incontro!
Questo ci rimotivi ad un impegno nuovo laddove siamo chiamati a dare noi stessi: che sia il lavoro, la famiglia, il volontariato sociale, sportivo, culturale: nulla cambierà da solo, se ognuno di noi non proverà a cambiare se stesso nel poco o molto che potrà. Una proposta concreta: dedicare un po’ del nostro tempo per fare volontariato in Caritas (nel centro diocesano o in quelli parrocchiali) o in una delle molte associazioni che operano sul territorio. Diventa quel “poco” che unito agli altri diventa esperienza viva di un cambiamento possibile.
Allora coraggio, fratelli e sorelle: lasciamo fare a Lui, lasciamoci incontrare, lasciamo che, come Francesco d’Assisi otto secoli fa, proviamo “un gaudio mai assaporato prima, davanti al mistero di Dio”.
Buon Natale!
Vostro +Giovanni