Il vescovo Rodolfo ha presieduto in Cattedrale la solenne veglia della notte e la concelebrazione eucaristica della domenica di Pasqua

“Con la resurrezione del Signore inizia un’altra corsa, quella della vita, la corsa del Vangelo, la corsa dei credenti, la corsa della Chiesa verso il mondo”

“La nostra esistenza torna alla normalità dopo la festa, ma se questa festa ha il profumo della resurrezione, dell’incontro che fecero i discepoli con Gesù, allora questa vita è dentro una ricchezza. Che la nostra vita normale abbia il sapore forte del giorno di Pasqua e della resurrezione!” E’ stato questo l’augurio che il vescovo Rodolfo ha espresso nell’omelia pronunciata durante la solenne liturgia della domenica di Pasqua.

Una liturgia solenne dentro una Cattedrale gremita di fedeli (tra loro anche una nutrita rappresentanza di camperisti che hanno vissuto il loro raduno a Grosseto nei giorni di Pasqua), che ha chiuso le celebrazioni della Settimana Santa.

Nella sua omelia di domenica, commentando il racconto della resurrezione così come narrato dall’evangelista Giovanni, che dell’evento che ha cambiato per sempre la storia è stato testimone diretto, il vescovo si è immedesimato nello scoramento e nello smarrimento dei discepoli e si è soffermato sulla figura di Maria di Magdala, la prima che, quando è ancora notte, va al sepolcro e lo trova vuoto. Corre disperata per avvisare Pietro e Giovanni e anche loro si mettono a correre. Una corsa drammatica, cupa, che diventa gioiosa dopo che i due discepoli vedono quel che è accaduto e cedettero. “Da quel momento – ha sottolineato mons. Cetoloni – comincia un’altra corsa, la corsa della resurrezione, perché bisogna correre e andare a dire a tutti che il Signore, che ha dato la vita per noi, è vivo, chi lo segue gli appartiene, chi lo segue – pur nei suoi limiti – riceve vita nuova da Lui. E’ la corsa della vita, ma della vita donata per amore e questa vita vince anche la morte. E’ la corsa del Vangelo, è la corsa di noi credenti, è la corsa che deve fare la Chiesa verso il mondo”.

Quindi, richiamando san Paolo, il vescovo ha invitato ognuno ad essere “lievito nuovo”, che diventa “fermento di chi crede nel bene, fermento di chi ha la forza anche di dare la vita per il bene, come ha fatto Gesù e come ognuno di noi è chiamato a fare nella sua famiglia, nel suo lavoro, nella sua vocazione, nelle piccole cose o nelle grandi scelte. E’ la forza – ha concluso il presule – che sostiene i martiri, anche i nostri fratelli cristiani perseguitati in tante parti del mondo pure in questi giorni. Ed è la forza di portare la resurrezione nella vita normale, nella quotidianità, negli impegni,nel lavoro, nel perdono, nella generosità, nel darsi da fare anche con sacrificio,sicuri che il bene, se unito a Cristo, vince”.

La liturgia è stata animata dalla corale Puccini diretta dal maestro Francesco Iannitti Piromallo.

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