Dal 27 aprile al 2 maggio momenti di preghiera, di incontro, di convivialità nel nome del santo della Divina Provvidenza

Festa patronale alla parrocchia del Cottolengo

La parrocchia di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, in via Scansanese a Grosseto, è pronta a vivere sei giorni di festa per celebrare la memoria liturgica del santo piemontese, patrono della parrocchia.

Dal 27 aprile al 2 maggio momenti di preghiera, di incontro e di convivialità si alterneranno per aiutare l’intera comunità parrocchiale a fare memoria del dono del Cottolengo, uno dei grandi “santi sociali” della Chiesa dell’800.

Il programma:

Lunedì 27 aprile alle 17 Rosario comunitario e S. Messa, a cui interverrà una suora cottolenghina. Alle 21, alla tettoia alle spalle della chiesa, secondo incontro formativo annuale “Diamoci 3 parole: scaldarci nelle relazioni”. Anima l’incontro suor Miriam Di Grande, suora della congregazione di Sant’Anna e animatrice dell’Acr parrocchiale.

Martedì 28 aprile la comunità parrocchiale sarà in Cattedrale per animare la novena alla Madonna delle Grazie. Alle 17.30 il Rosario e l’omaggio floreale alla Madonna; alle 18 la S. Messa concelebrata. Non ci sarà Messa in Parrocchia

Mercoledì 29 aprile alle 17 Rosario e a seguire S. Messa. Alle 21, in collaborazione col Serra club, presentazione del libro “Come è bello il sole”, scritto da don Angelo Portale, parroco della comunità della Beata Teresa di Calcutta. Il ricavato della vendita sarà suddiviso tra le due parrocchie per sostenere le spese per i lavori.

Giovedì 30 aprile, memoria liturgica di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, alle 15 S. Messa coi bambini e le famiglie della scuola dell’infanzia parrocchiale “Cottolengo”; alle 19 S. Messa solenne presieduta da don Josè de la Torre, già parroco del Cottolengo. Seguirà la cena ad offerta nel salone parrocchiale (le prenotazioni vengono raccolte in segreteria). Durante la serata animerà il coro “Canto libero”.

Venerdì 1 maggio “Sbiciclettata”. Partenza alle 9.30 dal piazzale della chiesa e percorso fino a Squartapaglia. Pranzo al sacco e rientro intorno alle 17.

Sabato 2 maggio “Mercatino del Santo Patrono”, dalle 16 alle 19 nel piazzale della chiesa

Chi era il Cottolengo

Nato a Bra (Cuneo) il 3 maggio 1786, primo di 12 figli, ereditò dalla madre l’amore verso i poveri. Terziario francescano, nel 1805 entrò nel seminario di Asti e l’8 giugno 1811 fu ordinato sacerdote. Nel 1816 conseguì il dottorato in Teologia a Torino e nel 1818 fu nominato canonico della basilica del Corpus Domini, a Torino, dove rimase nove anni, divenendo in breve tempo punto di riferimento per le confessioni, la direzione spirituale, i malati, i poveri. Anche per questo e per la vita modesta che conduceva, i torinesi lo chiamavano “il canonico buono”. In ricerca continua di che cosa il Signore gli stesse chiedendo, leggendo la vita di San Vincenzo de’ Paoli, il Cottolengo intuì che il Signore lo chiamava ad un impegno più forte per la carità. Tutto gli fu più chiaro una notte del 1827, quando il sacerdote assistette fino alla morte la signora Gonet, madre di tre figli, di passaggio a Torino con la famiglia, diretta a Lione, dopo essere stata respinta dall’ospedale dei tubercolitici perché in gravidanza e dall’ospizio di maternità poichè malata. Il Cottolengo pensò, allora, di aprire un ricovero per accogliere ogni tipo di malato. Affittò una casa alla Volta Rossa e mise a disposizione i primi 4 letti.

Da quel gesto partì un percorso inarrestabile. Nel 1831 comprò un altro immobile a Valdocco e vi si trasferì con le prime suore: così nacque la Piccola Casa della Divina Provvidenza, una delle più grandi opere di carità tutt’ora operanti in Italia. Il motto che Cottolengo scelse è: “Caritas Cristi urget nos”, l’amore di Cristo ci spinge, come si leggere nelle lettere di San Paolo.

Morì il 30 aprile 1842, ma la sua opera continua a vivere grazie alle grande famiglia cottolenghina, che bella traccia di sè ha lasciato anche nella diocesi di Grosseto.

Al Cottolengo fu intitolata la parrocchia di via Scansanese, che fino a non molti anni fa ha avuto il dono di avere tra sè anche una comunità di suore cottolenghine.

 

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