Don Enzo Capitani: "Non ci rassegniamo all’idea che sia una statistica a dover stabilire se una situazione sia socialmente pericolosa"

Gioco d’azzardo, la posizione del direttore della Caritas dopo il provvedimento del Tar sull’ordinanza del Comune di Grosseto

“Meraviglia non poco che per agire e fare prevenzione su un fenomeno serio come il gioco d’azzardo bisogna che prima ci siano – passatemi il termine – ‘morti in battaglia’.”

Don Enzo Capitani, direttore della Caritas diocesana di Grosseto, interviene sul provvedimento con cui il Tar della Toscana ha ordinato la sospensione dell’ordinanza firmata dal sindaco di Grosseto nell’ottobre scorso, con cui il Comune introduceva limiti orari al gioco nelle sale.

“Caritas, assieme ad altri soggetti pubblici e privati nei mesi scorsi aveva lanciato la Slotmob fest per sensibilizzare sulla piaga del gioco d’azzardo – spiega don Enzo – Un problema di cui ci occupiamo ogni qual volta accogliamo persone o famiglie che ne sono rimaste vittime. Per questo non ci rassegniamo all’idea che ci debbano essere dei numeri e delle statistiche a stabilire se una famiglia abbia o meno bisogno di essere aiutata a uscire da situazioni di questo tipo. Per noi le persone vengono prima di tutto e anche se vi fosse una sola famiglia in difficoltà, essa ha il diritto di essere aiutata. Purtroppo – prosegue il direttore di Caritas – mi pare che si ripercorrano gli stessi errori di approccio fatti in passato con la tossicodipendenza distinguendo fra ludopatia, dipendenza dal gioco eccetera. Anzi, in questo caso addirittura si cerca nelle statistiche la motivazione per intervenire. Solidarietà, quindi, al Comune di Grosseto. Da parte sua la Caritas continuerà a stare dalla parte di chi soffre e siccome sono diverse decine le famiglie con problemi generati dal gioco, continueremo ad aiutarle e ad impegnarci, con tutto coloro che lo vorranno, perché non si abbassi la guarda su questi problemi”.

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