"Non perdiamo queste sante abitudini che ci ha consegnato la nostra fede e uniamole a gesti di carità"

L’invito del Vescovo: “Preghiamo per i defunti, celebriamo Messe per loro!”

“Preghiamo per i defunti, celebriamo Messe per loro!” È l’invito del vescovo Rodolfo alla comunità cristiana grossetana nei giorni in cui si celebra la memoria di chi ci ha preceduti nel viaggio verso la vita eterna.

“Mi pare – ha constatato – che sia un po’ diminuita la fede nella vita eterna. Questo inquinamento non cristiano ci sta un po’ togliendo un respiro ampio
sulla vita e sulle verità di fede. Dobbiamo, allora, tornare a parlarne con coraggio e con proposte concrete. Quando La Pira nel ’59 varcò la cortina di ferro per parlare coi capi del Soviet Supremo e chiedere di “tagliare il ramo secco dell’ateismo di Stato”, uno di essi, ascoltando il sindaco santo parlare
di resurrezione, gli disse: “Professore, mi dica queste cose!” Il mondo ha bisogno di questo ed è la realtà alla quale la vita, che Dio ci ha dato, ci porta. La Scrittura ci ricorda che Dio non è il Dio dei morti ma dei vivi! Per questo nella tradizione cristiana la preghiera di suffragio è molto importante, ma
più importante di tutti è la Messa, nella quale c’è sempre il ricordo dei defunti, perché è lì che l’esperienza di vita eterna e di comunione ci è
continuamente comunicata. Per questo esorto i nostri cristiani a non perdere la santa abitudine di far celebrare Messe per le anime dei defunti, se crediamo davvero nella comunione dei santi”.

Il Vescovo ha offerto queste riflessioni durante la puntata di “Dentro i nostri giorni”, lo spazio di approfondimento su Tv9, andato in onda il 3 novembre
(repliche: lunedi 9 ore 13.10; martedi 10 ore 19.20, sabato 14 ore 12.15). Nella stessa intervista, il Vescovo ha posto l’accento sul tema della carità, “perché solo l’amore rimedia anche ai limiti, solo l’amore rimedia al bene non fatto. E allora compiere dei gesti di carità affidandoli al Signore in memoria dei propri defunti o prendere delle iniziative di bene in memoria dei propri cari che ci hanno preceduti è molto importante in uno sguardo
di fede. Talvolta si pensa a ricordare i nostri cari con un monumento e
quale monumento è più bello di quello della carità? Solo l’amore, infatti, è ciò che rimane. Per questo, il mio invito è che in questo mese di novembre, che ci sta facendo essere tutti preoccupati per l’andamento della pandemia, mentre aumentano povertà e bisogni, cerchiamo di avere attenzione ai vicini, ai conoscenti, a chi sappiamo attraversare un momento di difficoltà, e allo stesso tempo prestiamo attenzione a scelte più sobrie per la nostra vita per poter aiutare qualcun altro. Questo atteggiamento può farci vivere il mese di novembre davvero dentro i nostri giorni! Pensare ai defunti e
alla vita eterna non è una parentesi e poi si passa ad altro…No, è dentro la nostra vita! La proposta cristiana, infatti, ci invita a chiamare anche la morte “sorella”, perchè, nell’incontro con Cristo, tutto si trasfigura e perchè il bene che qui pregustiamo ci rendiamo conto che non finisce. Allora la
morte diventa la sorella che ci spalanca la porta verso l’eternità per cui siamo fatti. Riprendiamo dunque – concude il vescovo – una riflessione più cristiana e meno cupa sul morire, che è l’andare verso ciò per cui siamo fatti: l’eternità di Dio».

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