Dalla cattedrale di Grosseto, il 31 dicembre 2021

L’omelia del vescovo Giovanni nella solennità di Maria SS. Madre di Dio

Siamo intorno all’altare per ringraziare il Signore dell’anno che sta terminando e per offrire la nostra preghiera per l’anno che incomincia. Lo sappiamo tutti: il Te Deum ha questo significato.

Però se avete fatto attenzione alle letture, sembra che questo aspetto sia molto secondario. Un accenno alla prima lettura dal Libro dei Numeri dove si parla della benedizione che invochiamo dal Signore, ma che  in questo Libro della Scrittura è una benedizione che viene invocata sempre, in qualunque circostanza. Poi la lettera ai Galati e il Vangelo di Luca ci portano ancora al centro del Natale. La Chiesa oggi celebra l’ottava di Natale e volge il suo sguardo in modo particolare sulla Madonna, che “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore (cfr Lc 2,19). È la divina maternità di Maria, che la chiesa oggi sottolinea in maniera particolare.

il video dell’omelia

L’anno civile ha avuto molti inizi, sia nel mondo cristiano che in quello non cristiano. Non è da molto che l’anno inizia il 1 gennaio ufficialmente in tutto il mondo. Per rimanere nell’ambito cristiano, in molti Paesi d’Europa l’anno iniziava il 25 dicembre, Anno a nativitate Domini; l’anno, in Toscana, specialmente nello stile fiorentino, iniziava il 25 marzo, a incarnatione Domini; l’anno a circoncisione Domini sottolineava soprattutto l’aspetto di Gesù, uomo come noi, nella circoncisione era figlio di Abramo ed erede della sua benedizione. Al centro di ognuna di queste date c’è la persona di Gesù. Intorno a Lui girano le date, intorno a lui girano gli anni; intorno a Lui girano i secoli; intorno a Lui gira la storia. Tanto che l’abbiamo divisa prima di Cristo e dopo Cristo; prima della Sua nascita terrena e dopo la Sua nascita terrena. Allora possiamo celebrare anche il ringraziamento solenne di stasera non come qualcosa di diverso rispetto alle letture proclamate, ma che quasi ne deriva: l’anno di Nostro Signore Gesù Cristo. Ogni anno noi lo celebriamo così.

E permettete che richiami una liturgia che sembra molto lontana da questo tempo: la veglia pasquale. Quando il sacerdote accende il cero pasquale e dice: Egli (Gesù) è l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine. A Lui appartengono i secoli e le generazioni. E poi il sacerdote incide una data su quel cero: la data dell’anno corrente. Gesù è l’Alfa e l’Omega, solo Lui lo è, e il nostro piccolo tratto di strada appartiene alla storia grande di Gesù. Allora anche i miei pochi anni rispetto alla storia non sono inutili, non passano invano; appartengono alla storia di Gesù e questa storia rimarrà perché “di nuovo tornerà nella gloria per giudicare i vivi e i morti” (cfr il Credo).

Fratelli e sorelle, noi celebriamo tutto questo. Sì, certo, è anche utile fare dei bilanci; è anche utile fare delle riflessioni, ma attorno all’altare celebriamo questo: l’Alfa e l’Omega; il principio e la fine. Se, dunque, nell’Eucaristia e nella riflessione, che ho cercato di mettere davanti, celebriamo questo, gli auguri vengono un po’ da sé. Cosa vi può augurare il Vescovo? Che stiate bene? Sì, ma non dipende da me. Che abbiate la salute, il lavoro…sì, tutte cose sacrosante. Ma che cosa noi cristiani – io a voi e voi a me – possiamo augurarci, tenendo conto che questo dipende anche da noi? L’augurio è che non perdiamo la fede, non perdiamo il senso cristiano della vita. Allora sapremo affrontare ciò che la storia e le vicende del mondo ci mettono davanti, pandemia compresa. Non ci spaventeremo, non ci chiuderemo in noi stessi nella illusione di evitare i problemi, ma avremo la forza e la voglia di affrontarli. Sono le ultime parole del canto del Te Deum: in Te, Domine, speravi; non confundar in aeternum. Ho sperato in te, Signore, non sarò confuso. Non è la speranza di non essere confusi; è un’affermazione! E’ quello che auguro a tutti voi e sono sicuro che voi lo augurate a me. In questo senso buon anno, fratelli e sorelle.

+Giovanni

condividi su