Iniziativa della pastorale giovanile per adolescenti e giovani tra i 14 e i 28 anni. Quattro giorni di esperienze, poi la sera si torna a casa

“Ma che campo è?” Dal 4 al 7 agosto un campo diocesano “destrutturato”

Chi lo dice che, nell’estate segnata dal covid, sia del tutto impossibile programmare attività che assomiglino a quelle che erano solite scandire i mesi caldi? La fantasia arriva laddove sembrerebbe impossibile. E così, nel pieno e doveroso rispetto delle norme anticovid, la pastorale giovanile della Diocesi sta lavorando ad un campo-scuola condiviso.

Nei giorni scorsi, nello spazio all’aperto dell’oratorio del Cottolengo, si è tenuto un primo incontro per gettare le basi organizzative dl progetto, che vede interessate già almeno cinque realtà giovanili della Diocesi. Scelta la data (4-7 agosto); scelto il titolo (“Ma che campo è?” per restare sulla scia del format “Ma che storia è?” che ha caratterizzato il contest dei giovani e sta connotando il Grest), mancano solo da definire i luoghi che accoglieranno i giovani.

“Dipenderà dal numero di adesioni e, quindi, dagli spazi che si renderanno necessari per garantire le distanze ecc….”, spiega don Stefano Papini, incaricato diocesano del servizio di pastorale giovanile. Di certo saranno quattro giornate fatti di momenti di incontro ed attività in presenza, generali ed a gruppi, laboratoriali, uscite a piedi o in bici, pernottando sempre nelle proprie abitazioni.

La proposta è rivolta sia agli adolescenti che ai giovani (14-28 anni).

Ma al di là dei dettagli tecnici e logistici, quel che più conta è l’energia e la carica che i giovani, ormai da mesi, stanno tirando fuori per trasformare le difficoltà in occasioni di crescita. E’ accaduto così nelle scorse settimane per le altre iniziative messe in campo; sta accadendo adesso per il progetto di un campo-scuola diocesano, che naturalmente non consentirà di risiedere nello stesso luogo per più giorni come accade di solito, ma di “abitare” in modo intelligente il tempo di una giornata. E così, le quattro giornate del campo saranno strutturate per moduli differenti.

Il primo giorno i ragazzi vivranno insieme i momenti della mattina, del pranzo fino al pomeriggio; nei giorni successivi alterneranno e addirittura l’ultimo giorno attenderanno l’alba per poi fare colazione insieme, ritrovarsi nel tardo pomeriggio, condividere la cena e concludere il campo a tarda sera. “Diciamo che sarà un campo destrutturato”, scherza (ma non troppo) don Stefano. “Domenica 19 luglio – spiega – abbiamo fatto un momento di lancio dell’iniziativa, alla parrocchia di Santa Lucia, con Messa, due chiacchiere insieme e un aperitivo”. C’è, insomma, “voglia di costruire insieme un’esperienza che converta la fatica in possibilità rivolgendosi anche a quei ragazzi che magari ad un campo ordinario, per vari motivi, non verrebbero. Ma c’è anche la voglia di continuare a costruire un percorso di fratellanza reciproca fra realtà giovanili differenti della nostra Chiesa valorizzando le potenziaità di ognuna”.

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