Per ogni "statio", passi biblici e testi tratti dai diari di alcuni malati terminali. Iniziativa in collaborazione con La Farfalla-associazione cure palliative

Nel chiostro di San Francesco mostra delle 14 Via Crucis di Lazari: la sofferenza dei figli dell’uomo contempla la croce del Figlio di Dio

Quante volte capita di guardare in modo distratto le formelle della Via Crucis che circondano le pareti delle chiese? Vi fissiamo un po’ più attentamente lo sguardo nei venerdì di Quaresima se partecipiamo alla preghiera che ripercorre le tappe della via dolorosa di Gesù.

È proprio col desiderio di lasciare che lo sguardo si posi su quelle scene e sappia contemplarle, che alla parrocchia di San Francesco, nel centro storico di Grosseto, hanno pensato di realizzare, nel chiostro del convento, un percorso attorno alle 14 stazioni di Antonio Lazari, dal 10 marzo fino a metà aprile.

Una mostra in cui le formelle saranno ad altezza d’uomo, per restituire alla vista particolari e suggestioni che l’artista ha voluto trasmettere, ma che a quattro metri di altezza è difficile cogliere.

“Attraverso le 14 formelle – spiega il parroco, p. Paolo Fantaccinisi sviluppa un percorso dove la sofferenza dei figli dell’uomo contempla la croce del Figlio di Dio”.

Ma c’è dell’altro. In questa iniziativa la parrocchia non è sola; ha intrecciato un’alleanza con La Farfalla-associazione cure palliative. “La Via Crucis di Lazari e la Farfalla, associazione cure palliative, sono la bellezza e la ricchezza che vogliamo far riscoprire alla città – spiega ancora il parroco – come doni già presenti e operanti sul territorio. Aver voluto dare loro voce è la nostra missione. Missione che quest’anno non si rivolge a terre e paesi lontani, ma qui vicino, in mezzo a noi, dove la lontananza, i ‘chilometri’ di distanza, possono essere solo il distacco che si produce con l’indifferenza del nostro cuore”.

L’intento dell’iniziativa – che non è semplicemente una mostra, ma un percorso interiore – è dunque quello di recuperare il dialogo con la fragilità umana, rappresentata dalla malattia fisica. Ad ogni formella, che ferma nel tempo un momento della Via Crucis, verrà associato un titolo “forte”, col quale rileggere, nella sofferenza di Cristo, le sofferenze dell’uomo. Così, ad esempio, la figura di Simone di Cirene diventa “La croce altrui (chiamati a condividere senza volerlo)”; la Veronica diventa “Il dolore che lascia il segno (il volto e l’immagine)”; Gesù che cade sotto il peso della croce diventa “Consapevole di non farcela (l’esperienza dell’insufficienza di sé)”, fino alla XII stazione, Gesù che muore, che apre alla riflessione sul mistero dell’anima e il suo percorso e alla resurrezione (XIV stazione), che diventa “Il sigillo che rivela (cosa si chiude, cosa si apre)”. Accanto ad ogni formella passi biblici e bellissime meditazioni tratte dai diari di alcuni pazienti de La Farfalla.

“Questo percorso è una possibilità di riflettere su un aspetto dell’esistenza sempre più relegato ai margini della cultura competitiva in cui viviamo – commenta p. Paolo –. Al progresso tecnologico e scientifico non sempre è corrisposta altrettanta crescita e vicinanza alla persona. Stiamo arrestando la capacità di compassione, di vicinanza all’altro che soffre e, forse senza rendercene conto, questo cattivo insegnamento lo stiamo trasmettendo alle nuove generazioni. Per noi cristiani la Via Crucis è il luogo in cui Dio parla nel silenzio: quel silenzio della finitudine umana, che è diventata per amore la sua finitudine! Egli è il Dio compassionato, il Dio per noi, che si dona fino al punto di uscire da sé nell’alienazione della morte, per accoglierci pienamente in sé nella donazione della vita. Dio non è impassibile: soffre per amore nostro. Ecco perché dobbiamo difendere una cultura dell’attenzione al malato terminale, alla qualità della vita sua e dei suoi cari: mai più soli”.

L’inaugurazione si terrà sabato 10 marzo dopo la Messa delle 18. Presente anche l’ensemble polifonico “da Palestrina”.

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